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Il caso

Minaccia per Parmigiano Reggiano e Grana Padano, raddoppiata vendita di simil grana importati dall’Est Europa

28 Marzo 2013
parmigiano-grattugiato parmigiano-grattugiato

 

Chissà quanti di noi li hanno acquistati prendendoli per gli “original”.

Invece, quelli messi nel carrello della spesa, è molto probabile che provenissero dall’Europa centro orientale. Né Parmigiano Reggiano né Grana Padano, i formaggi che molti italiani hanno degustato o usato per insaporire i piatti sono simil-grana liberamente entrati nel nostro mercato con tanto di bollino Ce. Formaggi regolari, attenzione, ma che ingannano il consumatore per i loro nomi che richiamano i pregiati re della tradizione casearia Made in Italy e soprattutto per quella “I”, riportata sulla form,a che indica solo ed esclusivamente il confenzionamento fatto in Italia e non il luogo di origine del prodotto e delle materie prime, sigla che pochissimi, in verità, sanno cosa sta a significare. Il risultato è che nel nostro mercato nel 2012 sono stati commercializzati 27,3 milioni di chili di formaggi non Dop prodotti con latte bovino. Esattamente: 8,3 milioni dalla Germania, 8,1 milioni dalla Repubblica Ceca, 2,7 dall’Ungheria. Concorrenti che in casa hanno conteso lo spazio al Parmigiano Reggiano e al Grana Padano. L'importazione di questi prodotti sarebbe aumentata del doppio negli ultimi anni. Lo denuncia la Coldiretti.

Un caso di fake, non illegale però. Il problema sarebbe proprio la somiglianza dei codici doganali con quelli dei due formaggi italiani (che è 04069061). E a questo si aggiungerebbe anche una descrizione tecnica del prodotto quasi identica, lasciando intendere al consumatore che si tratta di prodotti della stessa qualità e fattura, quando invece sono formaggi ottenuti senza dovere rispettare i disciplinari di produzione approvati dall’Ue. “Questi formaggi – precisa la Coldiretti – sono codificati dall'Istat con il codice doganale 04069069 hanno tenore, in peso, di materie grasse uguale o inferiore al 40%, e tenore, in peso, di acqua della sostanza (non grassa) inferiore uguale al 47%. Siamo dinnanzi ad un caso – conclude la Coldiretti – che richiede l'intervento immediato per salvaguardare il lavoro di migliaia di allevatori italiani impegnati in una produzione unica che rappresenta l’immagine del made in italy nel mondo”.