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Il caso

Mothia, l’uva dei Fenici devastata dai conigli

30 Maggio 2012


Isola di Mothia 

Un’intera produzione compromessa.

Questa volta non c’entra alcun parassita o evento climatico estremo. C’entrano i conigli.

Accade sull’isola di Mothia. Perla archeologica ed enologica di 42 ettari, baluardo dei Fenici di fronte la costa marsalese. Un fenomeno anomalo che ha messo in allarme la Fondazione Giuseppe Whitaker che cura il Museo omonimo sull’isola e la Provincia regionale di Trapani, ente gestore della riserva naturale Isola dello Stagnone-Mothia.
 
Il numero dei conigli, che da sempre popolano l’area, si sarebbe accresciuto notevolmente in quest’ultimo periodo. Ad avere fatto le spese di questo aumento della popolazione sono stati i germogli delle uve Grillo coltivate dallo staff della Fondazione. Dieci ettari di vigneto. Sarebbero stati tutti divorati. Inoltre va ricordato che in quanto area protetta sull’isolotto è vietata qualsiasi attività di caccia. 


Maria Enza Carollo

Il danno, da una prima stima, ammonterebbe a 100mila euro, ma  la cifra potrebbe aumentare, come ci dice la direttrice, Maria Enza Carollo. “Abbiamo avviato le procedure per potere mettere in atto delle soluzioni al problema. La Provincia regionale di Trapani ha adesso le carte della perizia. Loro dovranno decidere come contenere questo fenomeno. Mai avevo visto una cosa del genere. Solo dieci anni fa accadde qualcosa di simile. L’altro giorno, subito dopo l’allarme lanciato dai custodi subito  mi sono recata al vigneto e davanti a me vi erano una ventina di conigli”.

In attesa che la Provincia valuti come agire, la direttrice anticipa che provvederanno a tamponare gli attacchi al vigneto mettendo delle reti. “Potrebbero rosicchiare i tralci della vite, il danno aumentarebbe”. Da quelle uve nasce il Grillo Mozia di Tasca d’Almerita, un bianco che ha ottenuto in questi anni un buon successo tra il pubblico dei wine lover. Tra l’altro con questo vino l’azienda contribuisce al mantenimento della Fondazione con royalty del 7 per cento sull’intero fatturato. E pertanto l’annata 2012 di questo vino è seriamente a rischio.

Fu Giacomo Tachis, il principe degli enologi italiani, che quindici anni fa fece accendere i riflettori su Mothia, la sua storia e la sua viticoltura creando le condizioni perché si parlasse del vino con un forte legame alla ricca cultura della Sicilia.  

M.L.