Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Il caso

Prosek, dall’Europa spiragli per il riconoscimento. L’Italia: “Assurdo”

14 Settembre 2021

di Maristella Vita

“Se la Commissione europea dovesse procedere al riconoscimento della menzione “Prosek”, si tratterebbe di registrare una posizione incoerente e ai limiti della follia, che andrebbe contro le denominazioni europee, anziché a tutela.

Un fatto grave contro il quale combatteremo a difesa del nostri produttori di Prosecco Italiano”. Così commenta Cia-Agricoltori Italiani, la decisione della Commissione dell’Unione europea di procedere alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale europea della domanda di registrazione della menzione tradizionale “Prosek” da parte delle autorità croate. Per parte sua Coldiretti tuona che il via libera dell’Unione europea al Prosek croato rovina il record storico dell’export di Prosecco nel mondo, cresciuto del 35% nei primi sei mesi del 2021, ma contraddice anche in maniera clamorosa la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha dichiarato illegittimi proprio i nomi truffa che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dall’Unione Europea come la star delle bollicine italiane. Ma gli interessi in gioco sono enormi: gli Stati Uniti sono diventati il primo acquirente di bottiglie di Prosecco con un aumento del 48% ma l’incremento maggiore delle vendite si è verificato in Russia dove gli acquisti sono più che raddoppiati (+115%) mentre in Germania guadagna il 37%, seguita dalla Francia (+32%), il paese dello Champagne in cui le bollicine italiane mettono a segno una significativa vittoria fuori casa. E dopo un inizio d’anno difficile il Prosecco torna a crescere persino in Gran Bretagna con un +3% delle bottiglie stappate, con gli inglesi che restano al secondo posto tra i clienti.

Unione Italiana Vini “continuerà a sostenere il Mipaaf e gli organismi di tutela del nostro Prosecco per difendere il prodotto con tutte le argomentazioni giuridiche e politiche di un caso che rischia di rivelarsi un pericoloso precedente, soprattutto per la protezione in alcuni mercati internazionali, dove il nome della denominazione è utilizzato da altri produttori, indebolendo l’immagine del prodotto italiano”. Il Prosecco – sostiene l’organizzazione italiana delle imprese che rappresenta l’85% dell’export di vino del Belpaese – è un nome geografico e pertanto la protezione dell’Unione europea si estende contro fenomeni di usurpazione, compresi quelli generati da sinonimi. Infine, conclude Uiv, “il nome Prosek richiama inevitabilmente, per un “consumatore normalmente informato” (come ricordato dalla Corte di Giustizia), le bollicine del nostro Paese”. Stimo parlando di un coloso, il Prosecco, da oltre 620 milioni di bottiglie prodotte dalle tre Do; di queste, 370 milioni sono esportate. Complessivamente il mercato dello sparkling tricolore più famoso nel mondo vale 2 miliardi di euro di fatturato annuo di cui un miliardo all’estero (2020), l’equivalente del 16% sul totale export italiano.