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Il caso

“Il Vinitaly è preistoria, la Sicilia del vino vada per conto proprio”

11 Gennaio 2013
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Abbiamo deciso di pubblicare due punti di vista sul Vinitaly emersi alla presentazione del Programma di Internazionalizzazione dell’Istituto Regionale Vini e Olii di Sicilia che si è tenuta al Castello Utveggio di Palermo.

All’incontro dono state illustrate le iniziative in calendario per il 2013 alla presenza di Lucio Monte direttore dell’area tecnico scientifica dell’Istituto, di Michele Shah, giornalista del vino che cura le relazioni per conto dell’Istituto con l’estero, e dell’assessore regionale all’Agricoltura Dario Cartabellotta. Durante la presentazione ha preso vita un dibattito, a tratti aspro, tra i produttori sull’efficacia di fiere ed iniziative promozionali. In questo articolo pubblichiamo uno dei due pareri manifestati sul Vinitaly.
 

C’è chi pensa che il capitolo Vinitaly sia oramai da chiudere. Piero Buffa, direttore generale della cantina Castellucci Miano di Valledolmo, in provincia di Palermo, e che non parteciperà all’edizione 2013, ha lanciato una provocazione definendo il Vinitaly “preistoria”. Con questa parola ha voluto invitare i colleghi produttori a riflettere sui tempi cambiati, alla luce dei nuovi ausili e strade per promuovere il territorio, i suoi vini nel mondo e in casa. “Oggi la Sicilia – dice Buffa – se consideriamo il background culturale, qualitativo, storico e produttivo che possiede, legittimamente può andare a rappresentarsi da sola nel mondo. Non possiamo continuare a pensare a  compartimenti stagno come  abbiamo sempre fatto per formulare la nostra proposta comunicativa, l’idea del Vinitaly va intesa davvero come preistoria, ora come ora. Con tutta la tecnologia e i nuovi media di cui possiamo usufruire non possiamo pensare ancora all’ambiente fisico e monolitico come non plus ultra della promozione”.


Piero Buffa

E a minare l’efficacia del salone di Verona è anche il disservizio, come denuncia Buffa e, da tempo, anche tanti altri produttori. “La logistica non è all’altezza di una manifestazione di questa portata, innanzitutto. Se vai al Prowein, da qualsiasi parte o punto della città ci si possa trovare è facilissimo raggiungere la fiera. Ma questo è un discorso che esula dall’Ente organizzatore Veronafiere, si va a finire nella problematica che caratterizza il sistema Italia. A causa di questi disservizi non ho più potuto incontrare a Verona il mio importatore olandese, il quale dopo avere messo piede per la prima volta in città per raggiungermi in fiera, mi ha detto che non sarebbe ma più venuto. Faccio un esempio per fare capire l’importanza dell’organizzazione della logistica e del servizio. E’ vero prima si era disposti a vivere il viaggio della speranza, oggi non lo si può sostenere più”.

E poi c’è la problema di quanto costa il Vinitaly alle cantine. “Siamo nell’ordine delle 14 mila euro, tra stand, soggiorno, personale. E parlo del minino per garantire una presenza dignitosa. Con molto meno si va a Dusseldorf. E’ ora – conclude Buffa- di pensare ad una strategia di promozione intelligente. Che privilegi le tappe all’estero. E a prendersene carico dovrebbe essere l’Istituto di concerto con gli assessorati Beni Culturali, Attività Produttive, Agricoltura e Pesca. Dovrebbero fare un tavolo comune e capire come unire le risorse da destinare a queste operazioni dato che saranno sempre meno in futuro”.

Infine lancia un appello ai colleghi. “Bisogna essere più presenti all’estero in modo costante. E’ un progetto che premia a lungo termine, la presenza diventa fondamentale. Si va in giro legati alla probabilità, se non si va questa minima possibilità di crearsi il mercato non si avrebbe”. Castellucci Miano debutta nel 2009. Oggi produce 120mila bottiglie. 

C.d.G.