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Il caso

“La Russia discrimina le nostre importazioni di vino”. Il caso in Parlamento

22 Novembre 2011
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Da sinistra Mario Monti e Calogero Mannino

Il governo della Russia discrimina le importazioni di vino dall’Italia con un aumento delle imposizioni fiscali.

È quanto l’onorevole Calogero Mannino denuncia nell’interrogazione parlamentare rivolta al Presidente del Consiglio Mario Monti, al Ministro degli affari esteri, Giulio Maria Terzi di Sant’Agata e al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania. La legge vigente russa avrebbe infatti introdotto un ulteriore importo da aggiungere al calcolo dei dazi e dei diritti doganali, con la conseguenza di un aumento consistente del prezzo finale del prodotto italiano. E in materia riserverebbe, addirittura, misure diverse ai vini francesi e spagnoli. Lanciato l’allarme, Mannimo sollecita l’intervento immediato del Governo italiano e dell’Unione europea per arginare le pesanti ricadute sulle cantine.

Ecco uno stralcio dell’interrogazione: “In sostanza, la dogana russa ha introdotto il valore minimo (customs profile) per i vini importati: un importo minimo che precedentemente non era previsto e che rappresenta una sorta di valore imponibile su cui calcolare poi dazi, accise e diritti doganali; quindi, se finora le imprese dichiaravano semplicemente i costi di produzione su cui applicare una tassazione alla dogana del 40 per cento, con la normativa oggi in vigore il valore minimo per le etichette italiane sarà di 2,12 euro al litro, mentre per le etichette francesi e spagnole il customs profile sarà di euro 1,22; tale meccanismo genererà un aumento del prezzo finale pari al 30 per cento per il prodotto italiano, contro un massimo del 12 per cento per i vini francesi e spagnoli, con un danno evidente per i produttori italiani. Il mercato russo in questi ultimi periodi era divenuto il quinto mercato di esportazione per l’Italia”.