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Il dibattito

Carlo Petrini: ecco la formula per uscire dalla pornografia alimentare

10 Marzo 2012
petrini petrini

“Dar vita ad un’economia nuova che sia il frutto del dialogo tra il sapere tradizionale e la scienza ufficiale”.

Sta qui secondo Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, la formula per uscire da quella “pornografia alimentare”, come lui stesso l’ha definita, della quale siamo attorniati. “Solo quando i contadini verranno trattati come i dentisti si vincerà la battaglia”. Ha aggiunto Petrini durante la sua “lezione” nell’aula Magna G. Ballatore della Facoltà di Agraria dell’Università di Palermo.

Petrini è stato infatti ospite del quinto seminario sul sistema vitivinicolo organizzato dall’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia (IRVOS)  e dal dipartimento “DEMETRA” della facoltà di Agraria.
 


Carlo Petrini a lezione nell’aula Magna della Facoltà di Agraria a Palermo

Un excursus sul cibo, sulla nascita e sulla mission di Slow Food, sul vino. Queste le tematiche che Petrini (proprio a Palermo ha ricevuto la laurea honoris causa in Scienza e Tecnologie Agrarie) ha affrontato sapendole rendere interessanti e nuove alla folla di studenti che hanno preso parte al seminario.

“Bisogna tornare a dare valore al cibo – ha affermato -. Il cibo non è una merce, il cibo non è un prezzo. Ma il cibo è sapienza, sacralità, memoria, identità. Nella mercificazione del cibo sta tutta l’essenza della nostra povertà”. Made in italy:  “se ne fa un gran parlare, ma cosa c’è dietro no: la fontina e’ fatta dai maghrebini. Diceva Pasolini nel ’68: “Senza artigiani e contadini l’Italia e’ morta”. Se non prendiamo provvedimento al più presto con formule alternative, presto tutto questo si realizzerà”. Sulla scia di quest’ottica cosi secondo Petrini “non esistono prodotti di nicchia, ma tutti devono avere il diritto alla qualità alimentare. Quindi occorre un giusto prezzo che riconosca il lavoro di chi sta a monte della produzione e distrugga questa logica perversa che ha portato l’industrializzazione nell’agricoltura”. Perché “il gusto è sapere che gode”.
 

C.d.G.