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Il personaggio

Il signor “Nero d’Ape”: “Così ho scelto di produrre miele sulle pendici dell’Etna”

11 Novembre 2018
ape ape

di Stefania Petrotta

Se si riesce ad acchiapparlo tra uno spostamento ed un altro, discorrere con Davide Floresta è davvero un piacere. 

Chiede scusa in anticipo qualora dovesse dilungarsi ed effettivamente non si risparmia, cercando di condensare in una chiacchierata tutta la sua vita, ma quello che racconta è talmente coinvolgente che i minuti scorrono veloci. Appassionato di api in maniera quasi sentimentale, è al contempo supportato da una mente squisitamente imprenditoriale che lo rende un soggetto unico. E già dalle premesse si comprende come non si abbia a che fare con un personaggio comune: siciliano che sceglie di vivere in Svizzera (che già di per sé…). La sua professione “ufficiale” è nel settore informatico per la Pubblica Amministrazione, ma quello che considera il suo lavoro “vero” è legato alle api che alleva fin da quando aveva 14 anni. Delle api, considera il miele mero prodotto finale, ma quello che di esse lo ha sempre affascinato davvero è il lavoro, l’organizzazione della società e il ciclo di vita. Per questo motivo, la sua azienda, Nero d’Ape, è una piccola realtà sull’Etna ben ancorata a dei principi dai quali non è possibile discostarsi, quali l’etica e l’utilizzo di metodi assolutamente naturali. Nel rispetto di questi valori, la sua piccola produzione, circa 5 mila chili di miele l’anno, attinge esclusivamente dalle colture presenti sul territorio etneo: zagara, castagno, melata e millefiori di montagna.

“L’azienda – racconta Floresta – è nata quasi da sola: ad un certo punto mi sono reso conto che questa passione era diventata a tutti gli effetti un’attività professionale. Quando ho compreso ciò, mi sono posto degli interrogativi, primo fra tutti cosa fare per distinguere la mia azienda dalle altre, specie in un territorio come questo (Zafferana Etnea) da sempre vocato alla produzione di miele e, per questo, già fin troppo sfruttato. Ho commissionato quindi uno studio sul trend del prossimo ventennio del settore food che mi ha restituito 8 risultati. Mi sono focalizzato sui tre che mi sono sembrati più consoni al mio miele. È risultato naturale quindi, trattandosi di un prodotto di nicchia, puntare sul luxury, da cui la scelta di un packaging ricercato. Trovo orrendo infatti il luogo comune secondo il quale naturale si debba declinare in basic. Ulteriore passo coraggioso è stato puntare sullo small size, con vasetti che partono da 50 grammi, perché il mercato non è più composto da famiglie numerose e gli acquisti si fanno sempre più su misura. Infine, lo studio aveva indicato di investire sull’utilizzo delle spezie, direttiva che ho seguito realizzando una linea di mieli speziati, che va dai boccioli di rosa allo zenzero e chiodi di garofano, dall’anice stellato e cannella alla vaniglia accostata alla scorza d’arancia o alla lavanda o ancora al cardamomo.”  

Questo quello che si vede. Nero d’Ape però poggia su tre punti fondamentali: la scelta della specie, il territorio e il biologico. All’ape nera sicula arriva grazie a Carlo Amodeo che conosce e al quale progetto aderisce immediatamente, nonostante la specie sia difficile da allevare e a rischio di estinzione. Ed è in questa fase che decide di puntare anche sul territorio. Capisce infatti che quello che è ormai un valore aggiunto per il vino può e deve esserlo per le api. Infine il biologico è una scelta etica che nasce spontaneamente dal suo modo di approcciarsi alla natura. Per ogni lotto, un campione viene inviato ad un laboratorio specializzato affinché sia analizzato e sottoposto ad un panel di 5 assaggiatori professionisti. Il miele che non si classifica almeno come “buono” viene venduto come prodotto per trasformazioni, il resto è commercializzato e ogni barattolo viene accompagnato da una scheda recante luogo di provenienza, pollini riscontrati, qualità sensoriali e principali caratteristiche organolettiche.                

“Oggi Nero d’Ape è un’azienda che da lavoro a pochi dipendenti – conclude – ma è in continua crescita e questo, se da un lato ovviamente mi fa piacere, specie pensando alla possibile creazione di nuovi posti di lavori nella mia terra, dall’altro mi fa temere che le dinamiche del mercato potrebbero non consentirmi di continuare a fare il miele come voglio io. E a quel punto, mi chiedo, riuscirei a mantenere la mia identità?”. Noi speriamo di sì perché Nero d’Ape, oltre che essere palesemente “bello”, è davvero molto buono.