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Il personaggio

Jody Scheckter dalle corse alle mozzarelle: “La Campania è la F1 delle produzioni casearie”

29 Marzo 2019
jody jody


(Jody Scheckter)

Dai bolidi di Formula 1, alla tranquillità dei pascoli; dalle strategie del muretto alle strategie di vendita. 

E' una vera rivoluzione quella di Jody Scheckter, passato dalla Formula 1 alla produzione e vendita di mozzarelle nel Regno Unito. Il suo nome è celebre per tutti gli appassionati delle corse, soprattutto per i tifosi della Ferrari. Fu lui, infatti, nel 1979, a riportare a Maranello il titolo di campione del mondo prima che su quel sedile sedesse il celebre Michael Schumacher. Ora, però, Jody Scheckter gira pagina definitivamente, torna con i piedi per terra e si dedica ad un’attività molto più concreta. Via le automobili altamente tecnologiche, dentro le più gustose mozzarelle. L'ex pilota, dunque, diventa un casaro nell’Hampshire, precisamente ad Overton dove ha fondato la Laverstoke Park Farm, azienda di allevamento e di produzione di bufale. Ma sa benissimo che per tutti i segreti di questo prodotto deve per forza di cose tornare in Italia. E sono frequenti i suoi viaggi a Capua e Caserta. “La Campania è la F1 della produzione casearia. In Inghilterra siamo alla Formula 4 – ha dichiarato l’ex driver al Corriere della Sera – Non c’è gara tra di noi. Sono qui per imparare. La mia mozzarella è la migliore del Regno Unito, ma qui vi sono secoli di tradizione alle spalle”.

Quindi ricordando come questa esperienza atipica è nata il sudafricano ha raccontato: “Sono partito con il desiderio di gestire una piccola fattoria biologica. Comprai il terreno e dei capi bufalini. Poi dieci anni fa organizzai un tour in Campania per visitare otto aziende con lo scopo di acquisire il giusto metodo per impiantare un allevamento e un centro di produzione di formaggi, gelati e mozzarelle di bufala. Con il tempo ci siamo ampliati. Adesso produciamo anche salumi e champagne”. “Io e il mio collaboratore Michael (scherzi del destino, ndr) abbiamo provato e riprovato – ha proseguito – condividendo le difficoltà dei primi passi, quando il gusto del prodotto non era soddisfacente. Il livello qualitativo non sempre raggiungeva vette di eccellenza. Pensavamo fosse colpa del latte ed invece alla fine siamo riusciti a raggiungere uno standard apprezzabile. Ho ingaggiato un consulente italiano, poi arrivò una tecnologa olandese. Oggi produco circa 150 tonnellate di mozzarella all’anno. Il nostro comunque è un mercato di nicchia. Non esportiamo, ma speriamo vivamente che la fase di assestamento dovuta alla Brexit duri poco tempo”.

C.d.G.