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Il personaggio

Alessandro Caputo nuovo chef del The Flair Rootftop a Roma. Ecco il menu “al buio”

08 Luglio 2019
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(Alessandro Caputo)

di Marco Sciarrini, Roma

Presentazione del giovane chef siciliano Alessandro Caputo alla guida del “The Flair Rooftop Restaurant”.

Alla confluenza tra via Barberini, via Veneto e via del Tritone, si apre la splendida piazza Barberini con al centro la bellissima fontana composta da quattro delfini, con la testa in basso, che sostengono una grande conchiglia con le valve aperte, al centro della quale si erge il Dio marino Tritone nell'atto di soffiare verso l'alto, attraverso una buccina marina, uno zampillo d'acqua. Il coinvolgimento artistico non consente al turista più esperto di alzare gli occhi ed accorgersi dei magnifici palazzi intorno alla fontana, e noi grazie alla presentazione del nuovo Executive chef Alessandro Caputo del “The Flair Rooftop Restaurant”, con vista su Roma, del Sina Hotel Bernini Bristol, abbiamo potuto scoprire Roma ai nostri piedi. Di terrazze romantiche Roma ne è piena, ma non si finisce mai di stupirsi di fronte al panorama a 360 gradi che si gode dall’alto di questo hotel. All’arrivo si può ammirare la moderna cucina a vista e subito dopo si è subito ammaliati dal panorama, che si gode benissimo anche dalla parte interna del ristorante.

Una sfida per la famiglia Bocca, proprietaria del gruppo alberghiero italiano Sina Hotels. Un progetto entusiasmante, giovane e limpido al tempo stesso. Il nome The Flair significa talento, fascino, stile, eleganza, sensibilità, equilibrio, tutte attitudini positive e preziose che portano a far bene le cose. The Flair è una nuova identità di cucina creata dallo chef Alessandro Caputo, giovane siciliano dai capelli infuocati, gli occhi chiari e con una grande passione per il lavoro di cuoco. Nasce a Palermo, e dopo gli studi scientifici parte per Londra dove, dopo un anno di gavetta, entra a far parte delle brigate più dure e competitive del mondo: prima al The Fat Duck dello chef Heston Blumenthal, 3 stelle Michelin e poi a Le Gavroche, dello chef Michel Roux Jr, 2 stelle Michelin. Qui si mescolano grandi tecniche di cucina e il rigore militare di una brigata di stampo francese, dove il duro lavoro è l’unica strada possibile. Ultima tappa molto importante per la sua cucina, prima di arrivare al Sina Bernini Bristol inizialmente a fianco di Andrea Fusco, è quella che lo vede come secondo chef di Massimiliano Alajmo al Caffè Quadri a Venezia, 3 stelle Michelin: qui apprende come avvicinarsi agli elementi con rispetto, mantenendo l’integrità, il sapore e la levità della materia prima.


(La terrazza)

Alessandro Caputo si muove nelle cucine del ristorante come un perfetto attore protagonista, attento, instancabile, curando ogni dettaglio dei piatti e della sua brigata. A supportarlo, il Restaurant Manager Maurizio Maione con un eclettico staff di sala e di cucina composto da figure di grande esperienza e tanti giovani la cui presenza dà alla squadra quel tocco contagioso di intraprendenza e voglia di scalare la vetta. Su tutti loro la regia viene curata dal General Manager dell’hotel Gaetano Torino, con la sua esperienza quarantennale nell’hotellerie di lusso. Per vivere da vicino l’emozione del backstage, oltre allo chef’s table che affaccia direttamente sui cuochi all’opera, c’è l’ampia cucina a vista da cui si possono cogliere tutti gli affascinanti segreti del ristorante. La carta dei vini è preparata dal Sommelier Simone D’Anna che, come lo Chef, ha attinto da tutte le sue esperienze internazionali il meglio. Il menù ideato da Alessandro Caputo per i 40 ospiti del ristorante segue la sua filosofia, che è essenziale, “l’ingrediente nel piatto deve rimanere incontaminato, trattato con rispetto ed esaltato con la giusta cottura e l’abbinamento equilibrato dei sapori in modo che possano esplodere in bocca in tutta la loro vitalità. Vorrei che alcuni dei miei piatti venissero assaporati a occhi chiusi per permettere di sprigionare tutta la loro potenza – dice lo chef – Il mio menu degustazione si chiama “Buio” perché non viene svelato agli ospiti ma rivelato al tavolo man mano, in un susseguirsi di sapori che fanno sentire sulle montagne russe. Infatti, secondo la mia visione, i sapori sono esaltati non da un crescendo ma da una successione di continue variazioni e sorprese! Il mercato e la stagionalità danno il tocco finale”.

E prosegue: “Nel tempo, durante le mie tante esperienze in Europa, ho appreso e fatte mie le culture gastronomiche più importanti come quella spagnola, francese e inglese. Ognuna esprime metodi diversi di trattare il cibo, dai più semplici che rispettano le tradizioni culinarie come quella francese ai più complessi, come quelli della cucina molecolare derivata dalla rivoluzione di Ferran Adrià. Nessuno può ormai prescindere dal conoscere profondamente l’ampio paesaggio delle tecniche di cucina, ci tengo infatti a precisare che l’evoluzione in questo campo ha portato ad un maggior rispetto della materia prima, ovviamente senza mai arrivare ad esasperazioni. Quando sono tornato in Italia ho avuto il privilegio di essere parte della brigata di Massimiliano Alajmo, un grande, giovane maestro che ha chiuso il cerchio delle mie competenze. Oggi, qui al The Flair che ho l’onore di guidare, ho legato la conoscenza tecnica alle mie origini siciliane, al mio modo di essere molto minimalista, amante della semplicità, dei sapori genuini e il risultato è un menu fresco e ricercato al tempo stesso. Sono un instancabile lavoratore, passo ore a provare i miei piatti, a sperimentare nuovi metodi, ed alla ricerca di prodotti di alta qualità”.

La proposta di The Flair è quindi un gioco tutto da scoprire, la carta si articola su ispirazioni che partono sì dalla Sicilia, terra natia dello chef, ma che attraversano varie regioni d’Europa. Lo chef Caputo accoglie i propri ospiti con piccoli piatti di benvenuto, armonizzando morbidezza e croccantezza, delicatezza e decisione. Alla presentazione abbiamo gustato un menù a noi dedicato

Non è una parmigiana

Mozzarella melanzana e basilico, è una “parmigiana scomposta” un piatto da mangiare a occhi chiusi, in quanto la vista può ingannare” come dice lo chef, al posto della classica ricetta viene proposta una versione molto innovativa in cui la mozzarella viene ridotta in sottilissime striscioline di sfoglia su cui vengono disposte crema di melanzane, fiocchi di melanzane fritte, ristretto di pomodoro, basilico e olio in polvere. Il tutto si arrotola e gusta in un sol boccone. Questo piatto è un omaggio alla cucina di famiglia e racchiude tutta l’ambizione, come commenta lo chef, di riproporre “il sapore della melanzana alla parmigiana come la preparava mia madre”.

Raviolo deca

Raviolo di stracciatella, ristretto di brodo millenario, pomodoro confit e cialda di pomodoro.

Lasagna JR
Lasagnetta all’amo, ragù di cernia e polpo, menta e pesto di olive nere.

Sgombro del contadino

Sgombro fritto, panzanella e maionese piccante. 

Ferragosto

Gelee di anguria, sale, cioccolato bianco e crumble al cioccolato

Rooftop Restaurant
Sina Bernini Bristol
Piazza Barberini 23 – Roma
T. 06 42010469
Chiuso: domenica
Orari: Lunedi – sabato 19 – 23
Carte di credito: tutte
Parcheggio: convenzionato