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Il personaggio

Dubourdieu contro la vendemmia verde. Ed ecco i suoi “vini” italiani

30 Luglio 2012
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“E’ come allevare i polli per le piume”.

Sulla vendemmia verde, misura d'emergenza dell'Ocm vino per contrastare la crisi di mercato e riportare equilibrio nella bilancia quantità vino/prezzi dell'uva, si pronuncia con queste parole Denis Dubourdieu, professore alla facoltà di enologia di Bordeaux, esperto e consulter insieme a Valérie Lavigne e Christophe Ollivier di alcuni dei più prestigiosi Chateau francesi.  Da anni collabora anche con l’azienda Zonin e proprio nella tenuta Feudo Principi di Butera di proprietà della famiglia veneta, nell'agro di Caltanissetta in contrada Deliella, nel cuore della Sicilia, lo abbiamo incontrato in occasione di una degustazione. “I produttori dovrebbero capire che la vite è l’unica pianta che dà più qualità rinunciando alla quantità”. Poi   Dubourdieu allarga il suo ragionamento sull'uso dei contributi pubblici sostenendo che i fondi comunitari o dei vari stati spesso non fanno crescere la coscienza imprenditoriale più incline al rischio, alla sfida e alla voglia di migliorare. “Ci sono troppi soldi per le aziende private, che spesso non sono in grado di gestire. In Francia queste si autofinanziano e i fondi sono erogati principalmente alle cooperative”. 

Il confronto con il professore è stata anche l'occasione per sondare il lavoro che sta portando avanti in Sicilia al fianco degli Zonin, che oramai segue da dieci anni. Nei loro vigneti ha importato il modello degli Chateau francesi. Il progetto adattato alle condizioni pedoclimatiche di questo angolo dell'Isola, vede come fondamento i modi e i tempi di irrigazione della vigna come  base preparatoria per una produzione di alta qualità: “L’irrigazione – sostiene –  si deve considerare come supporto alla vigna. Serve solo nel primo periodo, quando la vigna è giovane. Passato questo step, la vigna, non ha più bisogno di tale supporto, aspetto che spesso viene trascurato. L’irrigazione è importante, ma in maniera controllata e solo in un determinato periodo”. Tecnica che in molte parti della Penisola si è dovuta calibrare sui cambiamenti climatici di questi ultimi anni. Dubourdieu spiega che l'effetto del surriscaldamento del globo sta modificando il profilo organolettico di alcune varietà di uva portando ad un maggiore tenore zuccherino e alcolicità. Per l'enologo francese comunque i mutamenti non sono sempre deleteri per l'espressione di un vino. “Devo dire – dice infatti – che soprattutto nelle zone di elevata altitudine l'innalzamento delle temperature ha aiutato alcune cultivar ad esprimere in modo migliore la loro identità. Non è quindi un fenomeno da accogliere in assoluto come negativo”.

Ed ecco la degustazione dei vini dell'azienda Zonin con le note del professore


Denis Dubourdieu e Maria Antonietta Pioppo nella sala degustazione di Feudo Principi di Butera

Chardonnay 2011- Feudo Principi di Butera
 Rappresenta un buon modo di adattarsi ad un clima che non gli appartiene. È un vino bianco per i siciliani che amano i vini da varietà internazionali.
 
Nero d'avola 2010- Feudo Principi di Butera:
Dopo un’attenta ossigenazione, sprigiona tutti i sentori di frutti rossi.
 
Syrah 2010- Feudo Principi di Butera:
Considerato un’eccezione. “Risulta dolce, ma non pesante, con tannini leggeri e vellutati, proprio come la musica di Mozart”. Secondo il professore il Syrah piantato in queste zone farebbe da catalizzatore nei blend, esaltando e nobilitando il vitigno autoctono sposandosi meglio rispetto a quanto fa il Cabernet Sauvignon. E anche in climi più caldi, non risulta mai pesante. Questa resa si ottiene soltanto grazie ad un’estrazione calibrata. È per esprimere l’espressione di questo vino, utilizza una frase di Victor Hugo: “Ci sono due modi di toccare la folla: il grande tocca la folla, il vero tocca l’individuo. Se poi ci sono entrambe le cose, quella è la quinta essenza. Bisogna essere prima di tutto veri- continua – il professore – e grandi se è possibile. Questo risultato di Syrah, tocca l’individuo, quindi è emblema di autenticità”.
 
Riesi 2010 – Feudo Principi di Butera:
Blend di Cabernet, Merlot e Petit Verdot.  Note di prugne, scorza di cedro, note speziate: intenso al naso e completo al palato. Di buona struttura, precisa e solida, con buoni ritorni retrolfattivi di marasca con finale di mandorla dolce. Persistente.
 
Simposio 2008 – Feudo Principi di Butera:
La dolcezza e la speziatura dato dal Merlot è riconoscibile in questo vino. Spiccate le note di Cassis, more, e tannini vellutati.
 
Simposio 2010 – Feudo Principi di Butera:
Blend di Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot. Complesso, franco, con sentori di frutti rossi e in particolare di prugna. Caratterizzato da una complessità e da un’inaspettata mineralità.
 
Simposio 2011- Feudo Principi di Butera:
 È come se fosse  ancora “adolescente” ma promette bene. Tra un anno avrà le stesse caratteristiche del Simposio 2010.
 
Deliella 2008 – Feudo Principi di Butera:
Caratterizzato da note di prugna e sentori che ricordano la resina di pino. Buona struttura, stile nuovo.
 
Deliella 2011- Feudo Principi di Butera:
Avvolgente all’olfatto come al palato.  Complesso nei sentori in cui si riconosce anche qualche nota fumé. Tannini dolci e bilanciati.
 
Rocca di Montemassi 2008 – Tenuta Rocca di Montemassi
Blend di Sangiovese, Merlot e Syrah. Piccolo sentore di tappo che maschera il bouquet di aromi. 
 
Rocca di Montemassi 2009- Tenuta Rocca di Montemassi
Vellutato con sentori di cioccolato, elegante al naso e al palato.

Sauvignon Aquilis 2010 – Tenuta Ca' Bolani
Uno dei migliori sauvignon d'Italia. Grande piacevolezza, al naso e al palato. Note agrumate, grande freschezza e acidità.

Maria Antonietta Pioppo