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Il personaggio

Giuseppe Paolì racconta la “sua” Etna: “Milo era il mio sogno. In vigna no ai compromessi”

07 Novembre 2022
Giuseppe Paolì Giuseppe Paolì

Deus Sive Natura, ovvero, “Dio, quindi natura” è la chiave del filosofo Baruch Spinoza che ne “L’Etica” apre le porte alla filosofia moderna, in una concezione dove la sostanza, “tutto ciò che è” è riconducibile a Dio. Questo inteso non in senso strettamente teologico, ma come natura. E noi come parte di essa. È questa la filosofia che introduce alla comprensione dell’anima di “Sive Natura” l’attività enoica di Giuseppe Paolì nel versante est dell’Etna, che si snoda fra contrada Caselle e San Giovanni. Un’indicazione prima che un’etichetta, un pensiero “panteista” direbbero i filosofi, un adagio che riflette l’etica propria dell’enologo nel rispetto per la natura e per le persone, in un lavoro di puntuale precisione che riflette quel genuino rigore che muove le sue scelte. Un prodotto finale dove la natura si esprime in forma liquida e i personalismi non trovano spazio, così come afferma in altri termini Paolì: “Più che il vino, a volte, si richiede di bere etichette”.

Le tre referenze del progetto, il Carricante di San Giovanni, Bianco Milo, e il rosso Nerello dei Cento Cavalli (prima annata rilasciata è la 2016), non richiamano a nessuna idea di vino se non quella che i diversi andamenti di annata imprimono in vigna: “Per me la scheda tecnica non esiste. Non voglio parlare di numeri ed ettari. L’uva è di qualità se di rifesso il vigneto è di qualità. La questione delle annate e dell’attesa va contestualizzata. Occorre slegarsi da discorsi commerciali”.

Due le vigne curate da Giuseppe Paolì, la prima ereditata dalla famiglia della moglie a San Giovanni Montebello, un balcone che si affaccia sul porto di Riposto con alle spalle il borgo di. Sant’Alfio, e la seconda che si presenta come un giardino incastonato in contrada Caselle verso il bosco acquistata di recente a più di 800 metri sul livello del mare. Quella che fu la “dote” di una giovane del secolo scorso adesso è un sogno realizzato, un giardino di 3 mila metri con 2.450 piante vecchie di ottanta e cento anni, ma anche più giovani. Uno scenario che riprende un po’, nelle sue parole, quei fazzoletti della Borgogna. “La vigna a Milo era il mio sogno. Qui ho lavorato due anni per recuperarla. L’ho pulita, ho cambiato i pali e ho esercitato una delle mie passioni: assettare. La vigna è ricca di piante officinali, fiori, e spezie”. Un palmento quasi in miniatura, viste le ridotte dimensioni, adiacente questa vigna giardino testimonia come il vino qui da sempre è stato un piccolo affare di famiglia. Da qui nel 2019 nasce il Biancomilo di Caselle, fra i 33 vini imperdibili per la guida dei vini dell’Etna 2022. Il lavoro di pazienza nasce da una vigna caratterizzata da un terreno profondo dove sono ancora visibili i segni dei recenti parossismi che hanno investito questo versante nei mesi precedenti. Pressatura soffice, nel caso della 2020 anche una leggera macerazione e affinamento in acciaio e legno, a seconda dell’annata e una particolare attenzione a quello in bottiglia, la chiave di tutto. “Voglio far rivivere quelle proprietà abbandonate attraverso un lavoro etico, uno stile di vita sano. Per lavorare in un certo modo non si può scendere a compromessi”.

Un vino dove profondità e sincerità si esprimono in un naso complesso e un sorso che sorregge la comprensione di questa natura che si esprime. Note floreali si intrecciano con richiami di erbe aromatiche e nuance leggermente agrumate. La temperatura di servizio superiore ai 13° circa aiuta il vino ad aprirsi, a farci conoscere. Anche al palato dove fumé e salmastro si incontrano. Caratteristiche mutevoli a seconda dell’annata ma legate da quel filo conduttore che è l’ecosistema dal quale nascono. È tuttavia la 2016 l’annata più significativa, quella dell’ingresso nel mondo etneo del Carricante di San Giovanni Montebello, questa ultima frazione di Giarre. In questa vigna di circa due ettari si scende di quota, fra i 400 e i 550 metri sul livello del mare. Un’area molto ventilata dove oltre ai suoi vulcanici troviamo pure limo e argilla. Da qui nasce anche il Nerello dei Cento Cavalli, un rosso etneo da Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio leggero e fresco che scardina quella visione comune secondo la quale un versante possa essere migliore dell’altro per questo o quell’altro vitigno o consegni un fazzoletto specifico di territorio alla definizione “bianchista”. La filosofia senza compromessi di Sive Natura è slegata da luoghi comuni. La produzione è precisa e attenta. Un lavoro che riflette la compostezza del produttore e lo spiccato senso etico del lavoro. Vini essenziali, secondo natura, non banali e probabilmente non per tutti. O forse comprensibili, come tutto, se contestualizzati a ciò che li lega: la natura e l’anima di chi li produce.