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Il personaggio

I protagonisti della comunicazione/1. Alessia Rizzetto, da Berton a Sette Ponti

16 Febbraio 2016
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(Alessia Rizzetto)

Abbiamo deciso di scoprire e conoscere meglio i protagonisti della comunicazione nel mondo dell'enogastronomia e del turismo. Dietro un comunicato stampa o un invito c'è sempre un volto, una storia, una mission. Per alcuni sono determinanti, per altri rompiscatole, per altri ancora i responsabili dell'omologazione dell'informazione. 

Ce ne sono sempre di più e ora anche gli chef o le piccolissime aziende hanno qualcuno che segue le loro sorti sul versante della comunicazione. Cominciamo con Alessia Rizzetto
 
Padovana, classe 1985, Alessia Rizzetto è la prima ad essere intervistata dal nostro giornale in questa inchiesta dedicata ai protagonisti della comunicazione. Oggi, oltre ad organizzare eventi a Milano, segue lo chef Andrea Berton e la Tenuta Sette Ponti di Antonio Moretti.
 
Come ha cominciato?
“Ho sempre nutrito una grande passione per tutto ciò che è buono, dalla cucina al vino, ed è proprio grazie a questa mia curiosità verso questo mondo, complice il destino (un’amica francese di nome Saskia) che  mi ha portata a scoprire Le Fooding, il movimento nato in Francia con Alexandre Cammas. Con Le Fooding ho iniziato a lavorare nella comunicazione di eventi dove i protagonisti erano chef, dj, designer e artisti. Con ogni evento si raccontava una storia, i personaggi da coinvolgere venivano scelti come se fossero stati attori che dovevano recitare una parte, le location insolite, per offrire esperienze in cui al centro di tutto c’era il food, ma anche il feeling aveva grande importanza. Ho iniziato così a occuparmi di comunicazione come “lavoretto estivo” convinta di iniziare la pratica da avvocato dopo qualche mese e con la laurea di Giurisprudenza in tasca. E invece dopo la prima esperienza con Le Fooding ho scoperto che questo lavoro mi piaceva, mi entusiasmava e portava grandi soddisfazioni. Da lì è iniziata la mia avventura”.
 
Il suo primo lavoro a Milano quindi grazie a Le Fooding?
“Sì. Ho avuto modo di conoscere personaggi interessanti provenienti da tutto il mondo, è stata una partenza col botto se penso che al primo evento che abbiamo organizzato a Milano c’erano personaggi del calibro di Rene Redzepi, David Chang, Massimo Bottura, Davide Scabin, Carlo Cracco… all’epoca non mi rendevo neanche conto di che crew pazzesca avevamo raccolto a Milano all’Opificio 31”.
 
E dopo?
“Mentre ero a New York ho scoperto la mia grave carenza in ambito digital quando di fronte alla richiesta di una giornalista che al telefono si informava prima di un evento “have you set any specific Hashtag?” (avete un hashtag specifico per l’evento?)  ho guardato Anna, la ragazza francese allora a capo del progetto, con occhi sbarrati e insieme abbiamo ripetuto “Hashtag?!?” Siamo subito andate su Google e abbiamo visto che era il famoso “cancelletto” utilizzato allora in prevalenza solo su Twitter. Lì ho realizzato di avere ancora molto da imparare. Così appena rientrata a Milano ho bussato la porta da Hagakure, la migliore web agency del momento e dopo 3 colloqui di fila nel giro di 2 ore mi ero conquistata la mai scrivania come account.  Esperienza che mi ha arricchita moltissimo e mi ha reso più completa”.

Chi segue con il suo lavoro?
“La mia storia è un mix di destino e passione, per questo ho sempre lasciato fossero loro a indicarmi il percorso migliore da seguire. La passione per la cucina e il destino mi hanno portata a incontrare Andrea Berton quando stava aprendo il suo nuovo ristorante nel nuovo quartiere di Milano, Porta Nuova. Mi sono sentita onorata ed orgogliosa di poter lavorare con un grande professionista e una bella persona. Di lì a poco ho comimciato a lavorare per una delle più importanti aziende vinicole toscane, Tenuta Sette Ponti di Antonio Moretti. Oggi i progetti sono più numerosi ma è solo grazie al team che mi affianca se riesco a gestire con la stessa passione, professionalità e personalità ciascuno di essi”.
 
Cosa è per lei la comunicazione? 
“Comunicare è importante. Bisogna avere strategia, sensibilità e istinto. Credo che la comunicazione sia un’arte innata, una forza istintiva che ti porta a relazionarti in maniera empatica con i tuoi interlocutori, a capire fin dove puoi spingerti per instaurare un dialogo che porti a risultati. Comunicare è anche tempismo, è infatti fondamentale adottare una strategia per comunicare la cosa giusta al momento giusto. Altre volte però si gioca in contropiede, di fronte a un “input” interessante bisogna reagire al volo per non perdere occasioni  (che per il più delle volte si traducono in pubblicazioni) che hanno un senso solo in quel determinato momento. Bisogna capire chi ci si trova di fronte, avere grande sensibilità per valutare l’approccio migliore, il tutto in maniera naturale, senza forzature. 
 
Tutti parlano della necessità di comunicare. Ma cosa e come? Qual è la sua strategia base? 
“Spesso molti sottovalutano l’importanza del comunicare. Che si tratti di un evento, di un’apertura di un ristorante, della presentazione di un nuovo vino…puoi organizzare tutto al meglio ma se non lo comunichi, nel modo giusto e alle persone giuste, il progetto stesso rischia di trasformarsi in un’autocelebrazione, di non venire apprezzato quanto effettivamente merita e di non portare i risultati attesi in termini di ritorno sull' investimento. Credo che la comunicazione debba essere parte integrante di qualsiasi business plan, è un’azione che va a braccetto con il marketing e il commerciale. La strategia varia a seconda dell’interlocutore, primo step fondamentale è ascoltare. Spesso purtroppo chi si affida a un consulente di comunicazione non ha le idee chiare, il dialogo è fondamentale per capire, o almeno intuire, quali sono gli obiettivi da perseguire. Da lì poi si imposta la strategia che per la natura diversa di ciascun progetto non sarà mai identica. Questo è il bello”.


(Andrea Berton, lo chef stellato che si è affidato ad Alessia Rizzetto per la comunicazione)

Cosa chiede un cliente? Articoli sui giornali o visibilità sui social?
“I clienti “vecchio stampo” godono di più nel vedere un articolo su un quotidiano o un mensile, la carta stampata ha ancora grande fascino. Peccato che tutti oramai leggano quotidiani e riviste in formato digitale su tablet o pc e condividano quelli che più li hanno interessati o emozionati sui social network!  Oggi ritagliarsi un paio d’ore per sfogliare una rivista è diventato un lusso. Il tempo è il bene più prezioso e più scarso, per questo sono convinta che il pubblico preferirà sempre più sfogliare una rivista online magari mentre viaggia su un mezzo pubblico, condividendo sui propri social network gli spunti più interessanti”.

E' d'accordo con chi sostiene che l'avvento del digitale e dei social stanno decretando la fine del giornalismo?
“Non credo che giornalismo e digitale siano in contrasto tra loro, credo che il digitale sia la necessaria evoluzione del giornalismo per esigenze di tempo e costi. Spesso sento giornalisti lamentarsi della concorrenza del “blogger”, trovo sbagliato confondere le due aree di competenza. I blogger per definizione dovrebbero condividere le loro esperienze con i loro follower, esprimendo un punto di vista molto personale. I giornalisti invece rappresentano un’autorità nell’immaginario comune, dovrebbero fornire un’immagine obiettiva di un fatto o di qualsiasi cosa scrivano, senza sentire minato il loro ruolo in alcun modo da blogger e digital influencer”.

È più importante la pubblicazione di un articolo su un giornale o mille 'mi piace' su un post di Facebook?
“L’ideale sarebbe ottenere la pubblicazione di un articolo talmente bello e accattivante che di “mi piace” te ne porta milioni se condiviso sui social network”.

Per il settore che segue chi sono i giornalisti e i giornali di riferimento?
“Credo che ciascun progetto debba essere comunicato in tutte le sue sfaccettature, non limito quindi l’area di interesse per giornalisti e testate. Faccio un esempio: vogliamo comunicare uno chef – dall’intervista al personaggio alla ricetta di un suo piatto sulla rivista specializzata, al design della sua cucina o degli interni del ristorante. Sarebbe stupido delimitare l’area di azione e interazione, bisogna essere creativi e non porsi limiti altrimenti questo lavoro diventerebbe una noia”.

Fa anche le rassegne stampa?
“Certo, ogni mese mando la rassegna stampa degli articoli (cartacei e non) usciti. È uno dei metri di valutazione del lavoro svolto”.

Ultimo libro letto? 
“Il Piccolo Principe. l’ho letto durante un viaggio aereo per estraniarmi dal continuo chiacchierare di mia nonna, erano anni che non lo leggevo, l’avevo scaricato sul mio kindle, sono felice di averlo ripreso in mano in età più matura, mi ha aperto gli occhi su molti aspetti importanti della vita”.
 
La sua città preferita?
“New York, per l’energia incredibile che riesce a trasmettere. Ma ora sono felice di stare a Milano, è una città che mi ha dato tanto e che premia chi si da da fare”.
 

F.C.