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Il personaggio

Laurea honoris causa a Michael Pollan: “Siamo complici di questo sistema aberrante”

21 Giugno 2016
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Folla delle grandi occasioni all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, per il conferimento della laurea Honoris Causa a Michael Pollan.

Il saggista americano, autore di libri fondamentali sul cibo ha ricevuto dalle mani del rettore Piercarlo Grimaldi, la laurea magistrale in Promozione e Gestione del Patrimonio Gastronomico e Turistico, di fronte ad un pubblico attento e curioso.

Il rettore Grimaldi ha aperto la mattinata spiegando: “Una laurea Honoris Causa non è un semplice titolo accademico, ma significa riconoscere il valore di uno studioso e un modello per le prossime generazioni: Pollenzo considera il professor Pollan come un membro a pieno titolo del nostro ateneo, un compagno di viaggio a cui rivolgersi quando vanno affrontati nuovi e difficili tornanti nel campo del cibo”. E ha rimarcato come la laurea venga conferita per il contributo fornito da Pollan nella crescita della conoscenza e della comunicazione della gastronomia sostenibile.

La laudatio è quindi stata tenuta da Andrea Pieroni, docente di Scienze della Biodiversità Alimentare, Etnobotanica ed Etnobiologia, che ha passato in analisi i principali lavori di Pollan, rintracciando connessioni strette e feconde con l’essenza delle scienze gastronomiche e l’approccio olistico di Pollenzo.

Pollan è stato scelto perchè il suo lavoro editoriale è esemplare per le scienze gastronomiche così come vengono intese nella dimensione olistica all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.

La sua biografia professionale è unica nel panorama della divulgazione mondiale: Pollan ha intrapreso traiettorie originali nella ricerca di un fecondo intreccio tra l’analisi dei fenomeni alimentari in chiave evolutiva ed un food activism intriso di fervida tensione e passione civili, ridefinendo quindi anche la missione stessa del giornalismo che si occupa dei temi legati all’alimentazione. Partendo dai due estremi dell’osservazione della natura e del corpo umano e della loro salute/equilibrio complessivi, arriva ad interrogarsi sulla natura evolutiva del cibo, sui meccanismi odierni di produzione alimentare, sul rapporto che come individui, comunità e società abbiamo con il cibo, sulle trasformazioni in cucina delle materie prime e sul loro rapporto con le culture, e sul ruolo che un sano rapporto con il cibo e la pratica della cucina domestica ha nell’ecologia alimentare e nella realizzazione della sostenibilità gastronomica. Il suo lavoro intreccia infatti i temi della co-evoluzione uomo-natura e dell’ecologia umana con quelli della nutrizione e della salute, dalla sostenibilità alimentare e della political ecology”.

Nel suo passaggio conclusivo, Pieroni ha infine sintetizzato la cifra del lavoro di Michael Pollan: “Questa è anche e soprattutto nella bellezza del racconto, nella capacità di rendere aulici ed ironici al contempo i nostri gesti quotidiani che ci relazionano al cibo e nel vederli all’interno del lungo cammino co-evolutivo che gli umani hanno fatto all’interno dei fenomeni alimentari. Il cibo ed il narrare di cibo come rappresentazione di noi e di ciò e di chi ci circonda, di come siamo e di come agiamo, e di come vogliamo cambiare il mondo”.

Con l’allure da grande comunicatore e divulgatore per la quale è diventato noto in tutto il mondo, Pollan ha voluto raccontare agli studenti come lui abbia iniziato ad interessarsi di cibo e perché.

Ho iniziato a lavorare seriamente sul cibo intorno al 2000 quando ho visitato due grande aziende alimentari per scrivere un articolo sulla Monsanto e sulla patata geneticamente modificata. La Monsanto mi invitò a vedere una azienda agricola molto estesa nella East Coast. Qui l’agricoltore stava nella stanza dei bottoni e senza scendere mai nei campi di patate gestiva l’irrigazione e l’erogazione di pesticidi e fertilizzanti. Ho iniziato a discutere con questo signore e mi si è aperto una finestra sul mondo agroindustriale. Gli ho chiesto perché usava questi pesticidi. Lui mi spiegò che era per curare la necrosi della patata, un problema estetico, dato che McDonald comprava solo patate senza difetti. Gli chiesi se ci fosse un modo per ovviare questo problema. Lui mi rispose di sì, che bastava coltivare altre varietà di patate. Quindi gli chiesi per quale motivo McDonalds comprasse solo questa varietà. Lui mi spiegò perché aveva abituato il consumatore a volerle tutte uguali, regolari, lunghe”.

Ecco, capite – ha continuato Pollan – questo è il desiderio del consumatore”.

Un altro episodio ha colpito lo scrittore americano: “Stavo andando da San Francisco al centro della California. All’improvviso ho sentito un odore orribile. Dopo alcune miglia ho visto le colline dorate diventare nere e mi sono trovato in una zona di allevamento e ingrasso di bovini: con enormi piramidi di mais da una parte e di letame dall’altra. Qui ho visto l’Happy Meal: prima le patate della Monsanto e poi l’hamburger. Non avrei mai immaginato che avessimo rivoluzionato l’agricoltura fino a questo punto. Allora mi sono chiesto da dove provenisse il nostro cibo: una domanda urgente a cui bisognava trovare la risposta”.

Michael Pollan ha sottolineato come siamo proprio noi consumatori i complici di questo sistema aberrante: vogliamo sempre le stesse cose in tutto il mondo e questo ha portato a cambiamenti sostanziali nel sistema alimentare.

Inquietanti i dati riportati da Pollan sull’alimentazione negli Stati Uniti: “La standardizzazione dell’agricoltura e l’abbassamento dei prezzi è un sistema che abbiamo creato noi: negli USA un bambino su tre mangia da McDonald’s. Siamo in lotta contro il settore agroindustriale che vuole distruggere la cultura alimentare, che ci vuole fare mangiare da soli o in auto. Il 20% dei pasti consumati negli Stati Uniti è così: il governo chiama questo fenomeno secondary eating, ovvero un pasto a base di snack. Ben 78 minuti al giorno sono impiegati dall’americano medio per mangiare snack, mentre solo 68 minuti sono dedicati a pasti veri e propri, il cosiddetto primary eating”.

Sottolineando l’importanza della nascita e dell’attività di movimenti come Slow Food,  Pollan ha voluto chiudere il suo intervento con un messaggio di speranza per gli studenti: “Voi dovete capire quanto le idee di cambiamento portate da Slow Food siano radicali oggi. La prima idea è che il cibo è cultura, non è solo carburante, soldi o scienza e la seconda è che mangiare, per noi umani, è un atto di diverso significato rispetto da ogni altra specie: è un collegamento con la natura, perché attraverso la cucina trasformiamo la natura in cultura, è un prototipo di un processo culturale”.

Lo scrittore ha quindi invitato gli studenti a sottoporgli domande e spunti di discussione, appello pienamente accolto dal corpo studentesco internazionale dell’ateneo.

A chiudere la cerimonia è stato il presidente dell’Unisg Carlo Petrini che ha ricordato come il conferimento della laurea a Pollan venga a conclusione di una 5 giorni di “conclave” e lavoro intenso tra docenti e studenti per riformulare i fondamenti della nuova classe di laurea di scienze gastronomiche.

Ho conosciuto Pollan in California nel 2003 quando era un giovane giornalista, prima che nascesse questa Università. Oggi Michael Pollan è qui con noi ed è diventato una delle più autorevoli personalità dello studio del cibo a livello mondiale. Michael, questa piccola università, che è sempre più internazionale, vogliamo che tu la senta come casa tua”.

C.d.G.