Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Il personaggio

Luigi Veronelli, il Negroamaro e la Puglia, Simona Natale si confessa: “Io e Gianfranco Fino”

13 Febbraio 2020
Gianfranco_Fino_e_Simona_Natale Gianfranco_Fino_e_Simona_Natale


(Simona Natale e Gianfranco Fino)

di Marco Sciarrini, Roma

Abbiamo approfittato, durante una presentazione a Roma dei vini di Gianfranco Fino, di intervistare Simona Natale, che insieme a suo marito conduce l’omonima Azienda.

Come nasce la vostra passione per il vino?
“Gianfranco collaborava con Luigi Veronelli per l’olio, e quest’ultimo quando scoprì che mio marito aveva studiato enologia gli ha consigliato di produrre il vino, perché “come sapeva fare l’olio doveva fare il vino”, e diciamo sempre che per noi è stata una benedizione. Gino è mancato nel novembre 2004, il nostro vino esisteva ma lui non lo ha assaggiato, però ogni volta che noi siamo stati ad un bivio c’è stata solo una strada da percorrere, e ci piace pensare che quella strada ce la abbia indicata Gino”. 

Come nasce la scelta di allevare questi particolari vitigni?
“La nostra tradizione è il Primitivo, il Negroamaro è stata una passione di mio marito, come prima cosa ha seguito la tradizione, e poi ha assecondato questo suo desiderio una sua passione trovando il vigneto allevato ad albarello di cinquanta anni”. 

Da quanti ettari siete partiti e ora quanti ne avete?
“Siamo partiti da 75 Are, per arrivare agli odierni 22 ettari di vigna di cui 13 di vigna vecchia, e circa  9 di vigna giovane che ora ha già dieci anni ed ha un grandissimo equilibrio. Abbiamo potato le vecchie vigne, potato le gemme clonando i nostri vecchi vigneti ad alberello, acquistando dalla Francia il 161/49 originale da un vivaista ed abbiamo impiantato le gemme delle vecchie vigne su questo portainnesto, a 12.000 piante per ettaro”.

Durante il Seminario, Luciano Pignataro ha dichiarato che la vostra filosofia di fare vino ha inciso molto anche sugli altri produttori in Puglia, dal vostro punto di vista in questo momento la Puglia dove sta andando?
“In generale, non credo nelle avventure in solitaria, le esperienze dei viticoltori pugliesi degli ultimi quindici anni sono state forti e significative perché sono stati un gruppo di viticoltori. Abbiamo lavorato tutti insieme, ognuno con le proprie diversità ma tutti nella stessa direzione, raccontando una Puglia diversa di piccoli produttori facendo qualità. Un effetto traino che ciascuno a fatto all’altro”. 


(Un momento del seminario: Simona Natale e Luciano Pignataro)

Il nome delle vostre etichette è particolare, lo vogliamo svelare?
“Es è il principio Freudiano del Piacere della passione pura che fugge completamente alla ragione, l’istinto ciò che è primordiale. Lo Jo invece è l’antico nome del Negroamaro uno dei nomi Jonico, perchè questo vigneto è allevato di fronte al Mar Jonio, ed abbiamo apprezzato questa sinergia tra acqua e vino”.

Oltre ad essere conosciuti a livello nazionale i vostri vini dove vengono esportati maggiormente?
“Svizzera e Germania sicuramente sono i nostri mercati di riferimento, ma ad esempio con il nostro metodo classico “Simona Natale” abbiamo avuto una piacevole sorpresa in Giappone dove è stato particolarmente gradito, di 700 magnum prodotte, 450 sono andate nel Paese del Sol Levante. Durante la mia esperienza in Giappone un avvocato ha voluto come regalo di nozze la mia firma sulla bottiglia, pensavo mi stesse prendendo in giro, invece ho scoperto che tra tantissime etichette aveva scelto le nostre bollicine come vino per le nozze, circa 200 magnum”.

In uno dei nostri articoli>, un ex Presidente del Consiglio, ora anche lui produttore, alla domanda di quali fossero i suoi vini del cuore, tra gli altri ha citato i vostri vini…
“Massimo D'Alema con mio marito condivide la passione della vela, oltre che quella per il vino, la sua Signora è una persona intelligente ed eclettica che stimo molto, un rapporto nel quale la politica non centra assolutamente nulla, ci accomunano dei valori esistenziali importanti che tengono stretto il nostro rapporto”.

Cosa pensa dei loro vini?
“Li trovo bellissimi, ho assaggiato il loro meraviglioso metodo classico Pinot Nero 60 mesi buonissimo, ed anche un buonissimo rosso il NarnOt”.   

Avete in programma dei progetti che intendete realizzare?
“La nuova cantina, con il sogno di poter avere un ospitalità più accurata, il vino è condivisione, riuscire a bere più comodamente di come facciamo oggi quando vengono i nostri ospiti, dare un pizzico di accoglienza più qualificata”.

Quando è prevista l’apertura?
“Speravo per i miei cinquanta anni il 25 maggio, però non credo che si farà in tempo, auspico però che per la prossima vendemmia sia pronta”.