Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Il personaggio

Una case history da studiare: come Bisol conquista il mondo

31 Luglio 2012
BISOL BISOL

 

Non sarebbe un’esagerazione chiamarlo il “Re Mida” dei mercati emergenti.

Ma come si potrebbe definire altrimenti Gianluca Bisol (nella foto), uno degli ambasciatori nel mondo del Prosecco, direttore generale del gruppo Bisol-Jeio-Belstar in Valdobbiadene, che fa chiudere alla propria azienda l’ultimo triennio con un +650% nelle vendite nei Paesi dell'area Bric? Il risultato lo deve alla sua lungimiranza e al lavoro di squadra di una famiglia coesa che da sempre, dall’anno di fondazione del brand, condivide un disegno di crescita e  di conquista dei mercati pianificata con precisione quasi militare. Al comando operativo non poteva che figurare lui, talento nel managing, è stato tra i primi a cogliere le potenzialità dei canali Brasile, India, Cina e Russia, ormai gettonati dalla maggior parte delle aziende italiane. Il rischio e l’investimento in tempo di crisi, l’equazione che in questi ultimi tempi molti produttori, da nord a sud del Paese cercano di applicare, lui l’ha subito trasformata nel suo asso nella manica. Così nel 2011 il gruppo ha registrato un fatturato di 13.593.768 di euro con una crescita di quasi due milioni rispetto all’anno precedente (11.887.257 di euro). Traguardo che vede però alle spalle una lunga semina nel tempo. Basta guardare ai numeri dell’esordio. Venti anni fa Bisol debuttava nel mercato con una linea Cru di 250mila bottiglie e nel 1998 la linea Jeio approdava sugli scaffali come produzione di nicchia, con appena 50 mila bottiglie. Oggi sono poco più di due milioni quelle prodotte (così suddivise:  Bisol, 510.000 –  Jeio, 1.210.000 e Belstar, l’ultima nata in casa Bisol nel 2010, con 470.000), di cui il 65% commercializzato oltre confine  e che vedono l’Inghilterra come il bacino più importante (32%).

La Cina però è l’avamposto sul quale sta scommettendo il gruppo, mercato che di anno in anno gli sta facendo raddoppiare le vendite. La ragione di tale volata starebbe nel cambiamento del gusto dei cinesi che stanno scoprendo la tipologia del Prosecco, preferendola addirittura alle bollicine francesi o ai rossi tradizionalmente consumati, come risulta dai dati che ha comunicato l’azienda. “La Cina- dice Bisol- è stata una piacevole scoperta. È un Paese che offre tantissimo e che allo stesso tempo richiede molta attenzione, dal momento che  si è dovuta creare una  cultura del vino da zero.  Motivo per il quale monitoro di persona l’andamento di questa particolare fetta di mercato. A breve mi recherò nuovamente lì per seguire incontri con i buyer, per guidare wine tasting e altre attività di formazione”.

Costante quindi il presidio del produttore in quest’area con un programma di comunicazione e marketing strutturato sulla promozione del binomio brand/cultura del vino made in Italy. Strumento che sa padroneggiare con maestria Bisol, tanto da essere riuscito a creare e ad esportare un marchio forte che ha fatto breccia in diversi Paesi a molte latitudini. Non è un caso che ad Hong Kong in occasione del Wine Future 2011 sia stato scelto insieme ad Angelo Gaja come produttore relatore per rappresentare l'Italia. Insomma un risultato che davvero pochissime case history al mondo vantano nell’universo vino.

Attenta analisi del mercato, intuizione e una decisa propensione all’investimento ecco come e perché è riuscito ad arrivare anzi tempo a queste nuove frontiere. “Non è stato semplice – ammette Bisol – la Cina poi non è un canale facile, al contrario direi che è stato difficile entrare a farne parte. Ma una volta dentro, e i numeri parlano, per le  vendite è stata una crescita vertiginosa in pochissimo tempo. Penso che tra i Paesi emergenti sia uno dei più interessanti, dove con un’attenzione particolare, impegno e incontri mirati si possano avere risultati sorprendenti”. Se nel mercato cinese il gruppo oramai ha trovato il suo assetto, nel Vecchio Continente è in l’Inghilterra, soprattutto nella piazza di Londra, dove fa grossi numeri con il Prosecco e dove  tra l’altro, comunica il produttore, nelle due settimane antecedenti le Olimpiadi la richiesta delle bollicine venete è schizzata alle stelle. “Mi è stato comunicato dagli export manager che c’è stato un incremento repentino delle vendite. Parliamo di 400-500 mila bottiglie in soli quindici giorni”.

Guardare sempre avanti sembra il motto di Gianluca Bisol. Preservare l’unicità del territorio invece la sua filosofia che condivide con il fratello Desiderio, enologo direttore tecnico dell’azienda, compagno di squadra con il quale metterà in cantiere progetti e sperimentazioni nei vigneti in Valdobbiadene. Su questa nuova tappa il riserbo dei  Bisol è però al momento strettissimo. 

Maria Antonietta Pioppo