Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 20 del 02/08/2007

IL PERSONAGGIO A botte sicura

01 Agosto 2007
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    IL PERSONAGGIO

botte_hp.jpgParla l’ultimo bottaio di Sicilia. Artigiano da cinque generazioni, adesso vanta a Marsala la terza azienda del settore in Italia. “I nostri imprenditori sono malati di esterofilia, preferiscono comprare fuori che risparmiare in casa”

A botte sicura

Ripete che finché c’è il vino ci saranno anche le botti, ma guarda con un pizzico di amarezza a chi preferisce acquistare a caro prezzo fuori piuttosto che rivolgersi all’artigiano di casa. L’ultimo bottaio di Sicilia si racconta. Lui è Girolamo Li Causi, quarant’anni, un passato da dirigente della Regione e un futuro da bottaio a Marsala.

girolamo_li_causi_2.jpgUn futuro scritto nel Dna per Girolamo, che adesso ha ereditato il testimone delle cinque generazioni di mastri bottai che lo hanno preceduto. “A metà degli anni Novanta mio padre Giuseppe decise di fermarsi – racconta Lo Causi – prima di andare in pensione, però, decise di fare un giro in Europa e negli Stati Uniti, si rese conto che il mercato delle botti andava ancora avanti, che c’era tanto da fare. Mi disse come stavano le cose, ci pensai un po’ e poi decisi di lasciare il mio lavoro alla Regione e lanciarmi nell’attività di famiglia”.
Nella famiglia Li Causi si parla di botti dai primi decenni dell'800 e nel 1925 mastro Francesco fondò la ditta di Li Causi, portando avanti l'arte di famiglia. Nel laboratorio della ditta nasce mastro Giuseppe che muove i primi passi tra cerchi e arnesi. L'apprendistato di Giuseppe viene diretto dal padre, che lo obbligava a rifare la stessa botte non appena il ragazzo terminava di costruirla fino al raggiungimento della perfezione. Da qui il motto dei Li Causi: due secoli di esperienza in ogni botte.giuseppe_li_causi.jpg
L’azienda ereditata quindici anni fa da Girolamo è quasi interamente mandata avanti con il lavoro manuale degli artigiani, a fine anno, invece, l’attività sarà mandata avanti con l’esclusivo utilizzo dei macchinari. “C’è sempre l’utilizzo del fuoco e sarà sempre indispensabile la mano dell’uomo – dice l’artigiano – ma la tecnologia ci dà una grande mano. Eppure trovare lavoratori esperti o che vogliano imparare questo mestiere è sempre più difficile”. Già, la manodopera. È uno dei problemi principali per i Li Causi: “Dei tredici dipendenti impiegati nella produzione, due sono giovani che hanno imparato con noi, ma trovarne di altri è sempre più complicato”.
I numeri della Marsalbotti sono di tutto rispetto, ogni anno vengono prodotte diecimila botti in castagno, duemila fra barrique e tonneaux, 150 grandi botti da venti a cento ettolitri. “Eppure molti imprenditori siciliani del vino – dice con un filo di amarezza Girolamo Li Causi – preferiscono andare all’estero a comprare le loro botti. Abbiamo lo stesso rovere francese, la stessa tecnologia, la stessa affidabilità, siamo la terza azienda d’Italia, la prima da Roma in giù. Eppure continuiamo a vendere più all’estero e oltre lo stretto che in Sicilia. Sono d’accordo con chi ci giudica malati di esterofilia”.
Infine il futuro. “Non lo vedo male – dice l’ultimo bottaio -. In fondo finché ci sarà vino serviranno anche le botti”.

Marco Volpe