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Il premio

Premio Ferrari a Il Messaggero, Famiglia Cristiana e al Wall Street Journal

12 Giugno 2017
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Alla Triennale di Milano decima edizione del premio per il “Titolo dell'Anno”, la “Copertina dell'Anno”e l'”Articolo dell'Anno” di una rivista straniera

di Michele Pizzillo

Per le testate italiane le giurie del Premio Ferrari hanno privilegiato le libertà personali e il dramma dell’emigrazione. Per la stampa estera, beh, l’unanimità è stata trovata per un reportage che scopre non la bellezza di un luogo, ma la storia di una scuola di cucina della Sicilia, quella creata da Anna Tasca Lanza nel 1989, nell’azienda di famiglia, a Sclafani Bagni in provincia di Palermo.

Andiamo per ordine. Intanto ricordando com’è nato il Premio Ferrari di giornalismo che ogni anno premia il titolo, la copertina, l’articolo di una testata straniera. “L’idea è semplice: la nostra attenzione per il mondo dei giornali e poi il desiderio di non fare dimenticare già il giorno dopo un articolo o un titolo che per quello che comunicano, meritano di essere riproposti con molta frequenza”, dice Camilla Lunelli che insieme al cugino Matteo sono l’anima della straordinaria comunicazione della casa delle bollicine italiane per eccellenza. 

Così, nel 2007, a casa Ferrari, a Trento, si decide di istituire un riconoscimento per premiare la fantasia, la creatività e il lavoro di squadra di quotidiani e periodici a cui si aggiungerà il premio ad una pubblicazione straniera che racconta l’arta di vivere Italiana, concordato con Maurizio di Robilant, creatore della Fondazione Italia patria della bellezze.

In dieci anni, così come si è potuto ammirare sui pannelli riportanti copertine e titoli, allestiti alla Triennale di Milano, dove solitamente viene assegnato il premio, sono stati premiati alcune delle più prestigiose testate italiane. Il premio, poi, è anche l’occasione per fare un po’ il punto sullo stato di salute delle aziende editoriali italiane. Questa volta il compito è stato assegnato a Daniela Hamaui che dopo aver diretto L’Espresso e D di Repubblica è appena arrivata alla guida del settimanale Vanity Fair e a Ferruccio de Bortoli, per due volta alla guida del Corriere della Sera ma anche alla direzione de Il Sole 24 Ore, che opportunamente stuzzicati da Duilio Giammaria, hanno raccontato la propria esperienza giornalista che è anche uno spaccato della storia italiana visto gli osservatori dai quali hanno potuto guardare la quotidianetà.

Dopo la bella chiacchierata del trio Giammaria-Hamaui-de Bortoli, si è arrivati alla prima premiazione, il titolo dell’anno con quattro su cinque finalisti che nel 2016 guardavano a problematiche estere con forti connotazioni italiane come la morte di Giulio Regeni, il mondo in fuga, i problemi dell’immigrazione e, infine, quello del quotidiano romano Il Messaggero che, in occasione della morte di Fidel Castro, è ricorso ad un celebre cocktail, titolando l’articolo  “Cuba Libre”. A ritirare il premio, 1.000 bottiglie di Ferrari Trento doc, è stato il direttore Vilmer Cusenza. Per la copertina la giuria è stata colpita dalla foto della bambina immigrata che dal finestrino del treno prende le due mele offerte da mani sconosciute: un’immagine bellissima che si scontra, purtroppo, con la crudele realtà racchiusa nel titolo “Bambini perduti”. “Bambini che arrivano da noi in fuga da guerre, massacri, miseria, e poi non si sa dove vanno a finire”, ha sottolineato don Antonio Rizzolo che ha voluto condividere il premio con il suo predecessore, don Antonio Sciortino.

Mentre per l’articolo sull’arte di vivere italiana, dopo l’appassionato intervento di Maurizio di Robilant, che oltretutto ha esortato tutti gli italiani a convincersi di vivere in un grande Paese, è stato scoperto il titolo del reportage che si è aggiudicato le 1.000 bottiglie (ma l’editore italiano del WSJ Magazine, cioè il Wall Street Journal, Paolo Panerai ha detto di non poter accettare le 1.000 bottiglie perché il sistema dei media americani vieta qualsiasi regalo a giornalisti ed editori), per il lungo articolo “a slice of sicilian” che si apre con una bella foto di un gregge di pecore, nel quale Jay Cheshes – collegato da New York, ha ringraziato per il riconoscimento -, racconta la storia della scuola di cucina fondata nel 1989 da Anna Tasca Lanza nell’azienda di famiglia, a Sclafani Bagni, e adesso portata avanti dalla figlia Fabrizia. Un articolo appassionato che ha colpito il lettore americano, si legge nella lettera che ha inviato il direttore del magazine, Kristine O’Neill. D’altronde Anna Tasca Lanza ha viaggiato molto negli Stati Uniti e sempre con l’impegno di fare conoscere i prodotti agroalimentari italiani e, quindi, era molto conosciuta e apprezzata dai cultori della cucina italiana. Conclusione del premio con le bollicine del Ferrari riserva 2007.

Ecco i premi

  • TITOLO DELL'ANNO – Cuba Libre de Il Messaggero di Roma
  • COPERTINA DELL'ANNO – Bambini perduti di Famiglia Cristiana
  • ARTICOLO DELL'ANNO RIVISTA STRANIERA – Il reportage realizzato dal Wall Street Journal sulla scuola di cucina di Anna Tasca Lanza