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Il premio

Premio Nonino 2018 allo scrittore albanese Ismail Kadare

10 Gennaio 2018
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La Barbatella d'oro assegnata al progetto “Pour”; mentre il premio “Un maestro del nostro tempo” è andato a Giorgio Agamben – LE MOTIVAZIONI


(Un momento della cerimonia di premiazione dello scorso anno)

La Giuria del Premio Nonino, presieduta da V.S. Naipaul, premio Nobel per la Letteratura 2001, e composta da Adonis, John Banville, Ulderico Bernardi, Peter Brook, Luca Cendali, Antonio R. Damasio, Emmanuel Le Roy Ladurie, James Lovelock, Claudio Magris, Norman Manea, Edgar Morin ed Ermanno Olmi ha così assegnato i Premi Nonino Quarantatreesimo Anno:

  • PREMIO NONINO RISIT D’AUR – BARBATELLA D'ORO 2018 a P(OUR)
  • PREMIO INTERNAZIONALE NONINO 2018 (La nave di Teseo) a Ismail Kadare
  • PREMIO NONINO 2018 A “UN MAESTRO DEL NOSTRO TEMPO” (Bollati Boringhieri, Einaudi, Neri Pozza, Nottetempo, Quodlibet) a Giorgio Agamben

La consegna dei premi avverrà presso le Distillerie Nonino a Ronchi di Percoto, sabato 27 Gennaio 2018 alle ore 11.00 

MOTIVAZIONI

Premio Nonino Risit d’Aur – Barbatella d’Oro 2018 a P(our)

Nel nome, unione delle parole OUR e PURE, cioè nostro e puro, si sottolinea la missione del gruppo, che ricerca la “purezza” del prodotto, non contaminato, e del “nostro” inteso come passato condiviso in ogni angolo della terra. Tre sono i paradigmi imprescindibili di P(our): conoscenza, sostenibilità e crescita. Alex Kratena, Ryan Chetiyawardana, Jim Meehan, Simone Caporale, Monica Berg, Joerg Meyer e Xavier Padovani sono i sette giovani bartender che si sono lanciati nella non facile impresa di rilanciare i valori fondanti di ogni società, gli stessi alla base del Premio Nonino. Il loro progetto più significativo è PourProject Progetto Amazzonia, ideato per salvare l’Ajè Negro, una salsa fermentata di manioca amara, frutto di una cultura millenaria preparata dalle tribù indigene della Foresta fluviale amazzonica. Esploratori del passato, immersi nel presente e proiettati nel futuro, ogni anno, organizzano il Symposium, un incontro internazionale per affrontare e approfondire temi fondamentali della società, come la questione del Gender, anche nel settore della bartender community.

Premio Internazionale Nonino 2018 a ISMAIL KADARE

Poeta, romanziere, autore di saggi e sceneggiatore nato in Albania. Aedo innamorato e critico del suo popolo, tra realtà storiche e leggende, che rievocano grandezze e tragedie del passato balcanico e ottomano, ha creato grandi narrazioni. Esule a Parigi dal tempo della dittatura “per non offrire i suoi servigi alla tirannide”, ha rifiutato il silenzio, che è la metà del male, immergendo spesso il suo raccontare in mondi immaginari, divenendo testimone degli orrori perpetrati dal totalitarismo e dai suoi inquisitori. Ha fatto della tolleranza religiosa uno dei cardini della sua opera.

Premio Nonino 2018 a “un Maestro del nostro tempo” a GIORGIO AGAMBEN

Le sue indagini, sempre in cerca delle fonti, spaziano dal linguaggio alla metafisica e dall’estetica all’etica. Giorgio Agamben si definisce un epigono, considerate le sue intense esperienze con il fiorire del libero pensiero; costruisce sull’esempio di Michel Foucault, delle sue idee e intuizioni, una biopolitica e crea il concetto dell’Homo Sacer, un essere umano la cui vita è sacra, il che significa che può essere ucciso ma non sacrificato; traccia un’evoluzione, da un uomo antico che “poteva” a un uomo moderno che “vuole”, e si pone al di sopra sia delle leggi umane sia di quelle divine, aprendo la strada a un’età di olocausti. Per rendersi visibili, le società devono lottare fra due opposti principi: quello dei diritti legali e quello dell’anomia. Agamben spesso traduce la sua filosofia in pura poesia immersa nella natura; ascoltate la sua mirabile descrizione tratta dal suo ultimo libro, Autoritratto nello studio: “L’erba è Dio. Nell’erba – in Dio – sono tutti coloro che ho amato. Per l’erba e nell’erba e come l’erba ho vissuto e vivrò”.

I PROFILI

P(OUR)
E'  un progetto benefico internazionale fondato nel 2016 da Alex Kratena, Ryan Chetiyawardana, Jim Meehan, Simone Caporale, Monica Berg, Joerg Meyer e Xavier Padovani, che si pone l’obiettivo di creare una comunità globale di bartender, baristi, sommelier, birrai, distillatori e produttori di vino che possa stimolare e reinventare il mondo del, attraverso nuove idee, conoscenze, ispirazioni, esperienze, valori. P(OUR) = OUR + PURE. Our community, Our industry, Our responsibility, Pure honest, Pure reliable, Pure Uncorrupted. Sostenibilità, crescita, conoscenza sono elementi intrinsechi dell’identità stessa di P(our). Ed è proprio su questi valori e su queste certezze che è stato avviato #PourProject Progetto Amazzonia, piano per la costruzione di una struttura ambientale ed ecosostenibile nella foresta pluviale in Amazzonia, in collaborazione con la Facoltà di Architettura dell’Università di Lima, per produrre Ajè Negro, una salsa fermentata fatta di manioca amara, che da più di un millennio viene preparata artigianalmente dalle tribù indigene della Foresta amazzonica. Oggi, in base agli attuali confini geografici, viene prodotta in Perù e in Venezuela solo dalle comunità appartenenti alla tribù indigena “Bora”. Una Foresta come quella Amazzonica, parlando dal punto di vista botanico, non ha confini che possano differenziare la materia prima da un’area a un’altra. Le comunità Bora sono le vittime fin dalla tratta degli schiavi del primo Novecento, a causa dell’industria del caucciù che ha letteralmente utilizzato i Bora come schiavi, portandoli via dalle loro terre d’origine nell’attuale Venezuela, e costringendoli a stabilirsi e a lavorare nella Foresta peruviana. Con il progetto della salsa Aji Negro, P(our) intende garantire alla comunità Bora che vive nel villaggio di Pucuarquillo (regione peruviana di Loreto) un sostegno economico che le permetta di vivere meglio. La vendita e il commercio di questa salsa nelle città daranno un grande sostegno alle quarantaquattro famiglie di questo villaggio. L’intero progetto è finanziato da P(our) e coordinato da “Despensa Amazonica”, un’Organizzazione Benefica locale degna di fiducia, che non solo seguirà le varie fasi del progetto, ma organizzerà anche corsi di formazione “commerciale” per gli abitanti del villaggio per porre fine all’abuso derivante dalla mancanza di conoscenza che ha portato allo sfruttamento di queste comunità negli ultimi due secoli. La salsa verrà imbottigliata ed etichettata a Lima per evitare l’utilizzo di plastiche e possibili imballaggi a perdere che potrebbero aumentare i rifiuti e il livello di inquinamento della Foresta peruviana. Al Progetto Amazzonia si aggiunge Symposium, l’evento annuale organizzato da P(our) che nell’edizione 2017 ha voluto porre l’attenzione sul tema Gender e sulle problematiche legate all’uguaglianza e alla diversità intesa come valore, anche e soprattutto nel mondo del lavoro, e in particolare in quello del beverage. Gli eventi del convegno vengono condivisi gratuitamente sulla piattaforma di P(our). 

Ismail Kadare

Nato nel 1936, ad Argirocastro, Ismail Kadare è il più celebre poeta e romanziere albanese. Dopo un esordio nel campo poetico che gli è valso ampi riconoscimenti, ha acquistato notorietà internazionale con una produzione narrativa in cui, cogliendo le aspirazioni profonde del suo popolo, ha elaborato motivi storici e leggendari del suo paese in figurazioni di ampio respiro. Tra i principali romanzi: Gjenerali i ushtrisë së vdekur (1963 Il generale dell’armata morta, 1982), sulla pietosa ricerca delle salme dei caduti italiani; Kronikë në gur (1973 La città di pietra, 1991), su un episodio della guerra partigiana; I Pallati i ëndrrave (1981 Il palazzo dei sogni, 1991), che ripropone l’impero ottomano come simbolo del dominio straniero e del potere che arriva a controllare i sogni dei suoi sudditi. Candidato più volte al premio Nobel per la letteratura, nel 2005 gli è stato conferito il Man Booker International Prize per “un corpus di opere scritte da un autore che ha avuto un impatto realmente globale”. Ha ricevuto nel 2009 il Premio Principe delle Asturie e nel 2015 il Jerusalem Prize For the Freedom of the Individual in Society. Vive a Parigi. La casa editrice La Nave di Teseo in un accordo con l’agente Andrew Wylie ha acquisito i diritti di traduzione sia dell’opera più recente di Ismail Kadare, ma anche del suo catalogo con l’impegno di ritradurla a partire dalla lingua originaria dello scrittore, l’albanese. In uscita a fine gennaio il racconto La provocazione. Laureatosi a Tirana e perfezionatosi a Mosca, soggiornò in Cina, negli Stati Uniti e in Francia, dove nel 1990 ottenne l’asilo politico. Con la caduta del regime, tornò in patria (1992), dividendosi poi tra Albania e Francia. Esordì come poeta con una raccolta, Frymëzimet djaloshare (Le ispirazioni giovanili, 1954) ma è come narratore che Kadare ha acquistato larga notorietà internazionale. Tra i suoi romanzi ricordiamo Kështjella 1970 (I tamburi della pioggia, 1981) su un’epica difesa dall’aggressore turco; Nëntori i një kryeqyteti (Il novembre di una capitale, 1975), che celebra la liberazione; Muzgu i perëndivetëstepës 1978 (Il crepuscolo degli dei della steppa 1982), Ura me tri harqe 1978 (Il ponte a tre archi, 2002) ambientato nel 1377 nell’Albania minacciata dall’invasione dei Turchi; Kush e solli Doruntinën? 1980 (Chi ha riportato Doruntina?, 1989) sulla leggenda di un morto che esce dalla tomba per mantenere la parola data alla madre. Negli anni Novanta la produzione di Kadare è proseguita copiosa sulla falsariga dell’allegoria storica. In Nga një dhjetor në tjetrin (Da un dicembre all’altro, 1991) Kadare ha raccontato la sofferta decisione (1990) di lasciare l’Albania. In Piramida 1992 (La piramide, 1995) è invece rievocata la storia della costruzione della piramide di Cheope, icona di un totalitarismo utopistico in nome del quale furono commesse enormi atrocità. Nel 1999 ha scritto Tri këngë zie për Kosovën. (Tre canti funebri per il Kosovo, 2003), insieme di racconti che tracciano una linea di continuità tra l’offensiva di Slobodan Miloševic´ e l’epica battaglia che, nel 1389, vide contrapposto l’esercito ottomano a una coalizione balcanico-cristiana. Tra le più recenti opere Aksidenti 2008 (L’incidente, 2010); E penguara: requiem për Linda B. (L’impedita: requiem per Linda B., 2009) Darka e gabuar 2009 (Un invito a cena di troppo, 2012); Kukulla 2015 (La bambola, edizioni La nave di Teseo 2017).

Giorgio Agamben

Giorgio Agamben (1942) si laurea in giurisprudenza nel 1965 presso l’Università di Roma con una tesi sul pensiero politico di Simone Weil. Nel 1966 e nel 1968, partecipa ai seminari su Eraclito e Hegel tenuti da Martin Heidegger a Le Thor. Nel 1974 si trasferisce a Parigi, insegna come lettore di Italiano presso l’Università di Haute-Bretagne, studia linguistica e cultura medievale. Frequenta tra gli altri Pierre Klossowski, Guy Debord, Elsa Morante, Pier Paolo Pasolini (ha recitato il ruolo di San Filippo Apostolo nel “Vangelo” di Pasolini 1964), Italo Calvino e Giorgio Caproni. Nel 1974-75 grazie a Francis Yates inizia una ricerca presso il Warburg Institute a Londra e prepara il suo libro Stanze. La parola e il fantasma nella cultura medievale (Einaudi 1977). Tornato in Italia, dal 1978 dirige per Einaudi l’edizione italiana delle Opere complete di Walter Benjamin. Dal 1986 al 1993 è Directeur de programme presso il Collège International de Philosophie a Parigi. Dal 1988 al 1992 è professore associato di Estetica presso l’Università di Macerata. Dal 1993 al 2003 è professore associato di Estetica presso l’Università di Verona. Dal 1994 è regolarmente visiting Professor nelle università americane. Nominato, nel 2003 Distinguished professor presso la New York University, abbandona l’incarico per protesta contro i dispositivi di controllo imposti dal governo americano ai cittadini stranieri (impronte digitali; schedatura). Si è dimesso dall’insegnamento di filosofia teoretica nell’ Istituto universitario di Architettura di Venezia. A partire dagli anni Novanta i suoi interessi si rivolgono alla filosofia politica e al concetto di biopolitica. Attraverso una rilettura della Politica aristotelica e del pensiero di Michel Foucault, di Hannah Arendt e di Carl Schmitt, elabora una teoria del rapporto fra diritto e vita e una critica del concetto di sovranità che sviluppa in Il potere sovrano e la nuda vita (Einaudi 1995) primo volume della serie Homo sacer che comprende anche Stato di eccezione (Bollati Boringhieri 2003); Stasis (Bollati Boringhieri); Il sacramento del linguaggio; Il regno e la gloria (Bollati Boringhieri); Opus Dei (Bollati Boringhieri); Quel che resta di Auschwitz (Bollati Boringhieri). Tra le altre opere pubblicate con Bollati Boringhieri ricordiamo Il tempo che resta, un commento alla lettera ai Romani 2000; Segnatura rerum 2008 e Karman 2017. Tra le opere pubblicate da Neri Pozza, per cui dirige la collana “La Quarta prosa”, ricordiamo Il Regno e la Gloria (2005); La potenza del pensiero (2005); Altissima povertà. Regole monastiche e forme di vita (2011), L’uso dei corpi (2014); Che cos’è reale? (2016). Ha curato la pubblicazione del libro di Walter Benjamin Baudelaire. Un poeta lirico nell’età del capitalismo avanzato (2012). Tra le opere pubblicate per Nottetempo Profanazioni (2005); La Chiesa e il regno (2010), Pulcinella ovvero Divertimento per li ragazzi 2015 nuova edizione 2016; Autroritratto nello studio (2017). Presso Quodlibet ha pubblicato Bartleby. La formula della creazione (1993); L’uomo senza contenuto (1994); Idea della prosa (nuova edizione aumentata, 2002-2013); Gusto (2015). I suoi libri sono stati tradotti in inglese, spagnolo, tedesco, francese, turco, arabo, portoghese, russo, norvegese, svedese, olandese, sloveno, croato, rumeno, cinese, giapponese e coreano. Nel 2012 è stato insignito della Laurea honoris causa in Teologia presso l’Università di Friburgo dove ha tenuto la conferenza Mysterium iniquitatis poi pubblicata in volume col titolo Il mistero del male greco (Laterza 2013).

C.d.G.