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Il progetto

Chi beve Cannonau campa 100 anni: Argiolas presenta Senes, il vino dedicato ai centenari

30 Marzo 2016
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(Lo chef Sergio Mei fra Antonio, Valentina, Franco e Francesca Argiolas – ph Canio Romaniello / Olycom)

di Michele Pizzillo

Il vino sardo per eccellenza? Il Cannonau, è ovvio. Che, oltretutto “è quello che meglio identifica la storia,le tradizioni e il carattere dei sardi – dice Mariano Murru, enologo dell’azienda Argiolas. 

Colore rubino brillante, sa essere intenso e speziato come la macchia mediterranea. Caldo ed accogliente come l’ospitalità dei suoi abitanti, forte e fiero, ma anche riservato ed austero come il carattere dei sardi stessi. Lungo e persistente come il ricordo che si prova quando si lascia quest’isola incantata, che non assomiglia a nessun altro posto al mondo”. C’è di più: il Cannonau è anche un elisir di lunga vita. Intanto perché lo stesso fondatore di queste storiche cantine, Antonio Argiolas, ha vissuto sino a 102 anni. E, poi, è stato accertato che nei 377 comuni della Sardegna vivono mediamente 373 centenari: 22 ogni 100.000 abitanti, ha censito l’‘archivio di longevità’ del progetto AKeA (acronimo di A Kent Annos, a Cent’anni) dell’Università di Sassari. Un progetto di ricerca che negli ultimi anni ha studiato più di 3.000 centenari dell’Isola, tra cui anche il fondatore della cantine di Serdiana, Antonio Argiolas, per cercare di individuare i fattori di longevità. Scoprendo che fattore comune tra gli intervistati era proprio l’abitudine di bere, con moderazione, il vino che è la bandiera della produzione autoctona sarda: il Cannonau. E, dicono gli Argiolas, seconda a terza generazione, “bere Cannonau quotidianamente contribuisce, insieme ad altri fattori, a vivere più a lungo. Questo perché il Cannonau è il vitigno che contiene la maggiore concentrazione di polifenoli, antiossidanti naturali, che contribuiscono alla vitalità cellulare e al benessere delle arterie”.


(ph Canio Romaniello / Olycom)

E, così, per omaggiare intanto il fondatore dell’azienda e poi quei sardi che superano il secolo di vita, la cantina portabandiera dell’enologia sarda di qualità, ha deciso di dedicargli un vino, Senes, un Cannonau di Sardegna doc riserva 2012 ottenuto da uve raccolte nelle vigne arrampicate sulle colline di Siurgus Donigala, in piena Trexenta, a trenta chilometri a Nord di Cagliari, e piantate in terreni calcareo-argilloso con ciottoli di piccola e media dimensione, a 220 metri sul livello del mare, con una piccola aggiunta di Carignano e Bovale. Poi per celebrare il primato di longevità della Sardegna e il contributo essenziale del vino simbolo, il Cannonau, la seconda e terza generazione degli Argiolas ha dato vita al progetto “Senes” con un libro fotografico che raccoglie le storie di 11 centenari, ritratti dall’obiettivo di Daniela Zedda, raccontati da Marcello Fois e Manuela Arca. Ad accompagnare il libro in un cofanetto esclusivo in edizione limitata, del nuovo Cannonau riserva di Argiolas, che ha nel suo stesso nome un tributo alla longevità.
L’iniziativa è stata presentata a Milano, nell’atelier dello stilista Antonio Marras (via Cola di Rienzo 8), dove è stata allestita anche la mostra dei ritratti di Daniela Zedda che si può visitare sino al 28 aprile. Poi bisognerà andare nelle cantine Argiolas di Sedriana per vedere la mostra che sarà inaugurata in occasione di cantine aperte, il 29 maggio e sarà visitabile per tutta l’estate.


(Antonio, Francesca, Franco e Valentina Argiolas con una bottiglia di Senes – ph Canio Romaniello / Olycom)

A Milano, intanto, il Senes, ma anche altri vini di Argiolas, sono stati degustati con un cocktail in stile sardo preparato da Sergio Mei con piatti descritti in dialetto e in lingua italiana. E, cioè, pàne, alluermànu e obla (pane, olio e olive) e pàne e tamàta (pane e pomodoro), apiu, casu friscu e buttariga (sedano, formaggio fresco e bottarga) e finugu, tunnu e cibuda (finocchio, tonno e cipolla), ripassadu de arveghe cun sapore de sas tancas e fae frisca cun casu (rifatto di pecora alle spezie della macchia mediterranea e favette fresche al pecorino) e porcheddu isossadu, assadu a sa murta (maialino disossato croccante al mirto) e sa fregula cun caltzòfa e casu de craba (fregola con carciofi e formaggio di capra), pardulas de casu tìmu e limoni (formaggelle di formaggio, timo e limone), amarètus de mendula (amaretti di mandorle) e mustaciòlus de Aristanis (mostaccioli di Oristano). A questo punto, per gli invitati, c’è stato solo l’imbarazzo della scelta dei vini da abbinare alle proposte di Mei. Ognuno ha potuto sbizzarrirsi come ha voluto, ma guardando i ritratti dei centenari, un po’ tutti si sono buttati sulla medicina, ovviamente preferibile a quelle che si vendono in farmacia, messo a disposizione dalla famiglia Argiolas, il Cannonau riserva 2012 che oltretutto è un elegante vino che richiama i profumi dei frutti rossi, delle spezie e delle erbe mediterranee; in bocca, è caldo, rotondo di buona struttura e ottimo equilibrio. Insomma, una medicina gradevolissima e che si consuma senza prescrizione medica. E, poi, nella serata milanese ci ha pensato il bravissimo Mei a rendere ancora più facile l’assunzione della medicina-Cannonau. Sotto gli occhi puntanti degli 11 centenari fotografati da Zedda e che sembrava che “volessero lasciare” la foto per buttarsi sul buffet e degustare l’ennesimo bicchiere dell’elisir prodotto dalla famiglia Argiolas.

“La volontà della mia famiglia è stata quella di rendere omaggio al fondatore della cantina attraverso un progetto in cui rappresenta l’ideale capitano di una squadra di centenari. Ognuno è portavoce di quei valori che caratterizzano da secoli la nostra isola e la gente di Sardegna.
Tra questi l'inventiva di mio nonno, ma anche il movimento, emblema di uno stile di vita sano, la natura, dunque il rispetto per l'ambiente che ci circonda, l'unione, che racconta del valore della famiglia e degli affetti, l'ottimismo, la serenità e, infine, il vino, le cui caratteristiche e il cui consumo consapevole aiutano a vivere più a lungo. Pensando ad un vino che potesse incarnare gli stessi valori è nato il Cannonau riserva Senes.”, afferma Valentina Argiolas. Che, aggiunge: Con questo progetto tutto sardo, attraverso l’obiettivo di Daniela Zedda e la prosa di Marcello Fois e Manuela Arca, è stata data la possibilità a 11 centenari sardi, tra i 100 e i 111 anni, di  raccontare  la loro storia e quello che ancora oggi sentono come l’essenza della loro longevità. Ma, anche, un esempio e un auspicio di vivere la vecchiaia come tempo di pienezza”.