Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Il progetto

La case history Fior Fiore Coop e quei tre prodotti vincenti

16 Aprile 2013
fiorfioreprodotti fiorfioreprodotti

La prospettiva del chilometro zero ha portato anche la grande distribuzione a rivedere la propria politica commerciale.

E dietro a questi nuovi percorsi ci sono catene di vera e propria “resistenza”, che partono dal territorio e finiscono sulla tavola, storie di tradizioni ed economie locali che hanno avuto un’altra chance di potere competere nel mercato, sopravvivere ed evolversi. Sta vincendo su tutti il modello Eataly di Oscar Farinetti, ma guardando al canale tradizionale della grande distribuzione vi sono altrettanti esempi di successo. Come Fior Fiore, progetto di Coop Italia il consorzio che si occupa della contrattazione con l’industria e i produttori, della progettazione e della produzione dei prodotti a proprio marchio, delle politiche di qualità e sicurezza, e degli indirizzi di marketing.


Sergio Soavi

Dedicato alle eccellenze dell’agroalimentare cento per cento italiano, Fior Fiore è la case history che dimostra un cambio di rotta della logica di questa parte del trade, ripagata dal consumatore. E’ nata sei anni fa ed oggi conta 400 prodotti. Nell’ultimo anno ha fatto registrare una crescita a due cifre, l’aumento delle vendite di questa selezione è stato del +14%. Il debutto è avvenuto con il prodotto di punta del Made in Italy, il Parmigiano Reggiano. Oggi la fascia premium Fior Fiore raggruppa, oltre la categoria formaggi, tra cui Dop, storici e presidi Slow Food, anche salumi, conserve, prodotti ittici, della panificazione tradizionale, pasta. Fa il punto su Fior Fiore Sergio Soavi, responsabile prodotti tipici Coop Italia. “Rappresenta per noi un traguardo straordinario che ci ha consentito di creare un legame con chi produce. La Coop si è offerta per fare da cassa di risonanza accompagnando il produttore in questo viaggio – spiega -. Abbiamo ripensato al territorio in cui operiamo. Abbiamo visto che è aumenta sempre di più l'offerta locale qualitativa. Chi ha pagato dazio alle grandi marche è stato superato da un prodotto locale di alta qualità. In questo scenario nasce l'idea del marchio commerciale Fior Fiore”.

Tra le 400 referenze Soavi cita tre prodotti significativi, inseriti nella linea, che sintetizzano, o meglio descrivono, la filosofia di questo marchio. Il Pecorino di Farindola è  un formaggio abruzzese frutto di una tradizione antichissima, strappato all'estinzione e oggi presidio Slow Food. Si tratta dell'unico formaggio ottenuto da caglio di suino. Nasce dai pascoli del massiccio del Gran Sasso e da pecore di razza Pagliarola Appenninica. E’ stato selezionato da Coop cinque anni fa e oggi ne vengono vendute in questo canale 23mila forme. Conosciuto anche come il formaggio delle donne, perché da sempre la lavorazione è stata loro appannaggio. “Fior Fiore non annulla il produttore – prosegue Soavi, citando la storia di questo tesoro della tradizione casearia -. Il nostro obiettivo è quello di raccontare e fare conoscere al consumatore su più larga scala prodotti come questi”. Altro progetto voluto per valorizzare il concetto di filiera, che Soavi precisa non “essere un mero slogan”, è quello del prosciutto di San Daniele. “La volontà era quella di recuperare e comunicare l’importanza della materia prima di origine – spiega – abbiamo attivato i nostri tecnici e l’azienda per ricostruire un sistema di allevamento e di alimentazione il più salubre possibile adatto a realizzare prosciutti di alta qualità, che ci consentisse di fare stagionature più lunghe senza pregiudicare al delicatezza del prosciutto. E oggi questo sistema è incarnato dall’azienda Testa&Molinaro”. Per Soavi la filiera è un concetto spesso abusato, quando invece siginifca un ulteriore carico di responsabilità: “Un mettersi – chiarisce ancora – a disposizione reciprocamente nelle proprie conoscenze, non c’è la volontà di sostituirsi a nessuno. La nostra filosofia è quella di mettere a disposizione dell'allevatore una società che si occupa di vendere i suoi prodotti”. E usa la metafora del cinema. “Per capire meglio, è come in un film, tutti conoscono la parte degli altri, richiede competenza e cultura, e anche sforzo da parte di tutti”. Elenca, infine, un ultimo prodotto che è quello con cui ha mosso i primi passi il marchio Fior Fiore: il Parmigiano Reggiano. “C’è stata dietro una grandissima collaborazione con il Consorzio di tutela. Decidemmo  anni fa di fare un Parmigiano Reggiano con stagionatura di 30 mesi, dico la verità sembrava un’idea folle ma ci mettemmo a cercare partner di riferimento. Volevamo il casello giusto, ideale per fare un cru. Lo abbiamo trovato nel casello di Cagnola, nell’alto Appennino reggiano”. La Coop ne sta cercando un altro, ci anticipa Soavi, da affiancare a quello di riferimento per rispondere ad una domanda cresciuta in pochi anni del prodotto. Qualità e territorio diventano quindi colonna portante di uno standard etico che la Coop ha voluto garantire, ed è stata la prima società in Italia e in Europa a farlo, con una certificazione di Responsabilità sociale, la SA8000. Una politica che vuole coinvolgere in prima linea tutti i protagonisti della filiera. I fornitori dei prodotti a marchio Coop e anche i fornitori di materie prime hanno, infatti, aderito a questo progetto etico.

 M.L.