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Pubblicato in Il progetto il 02 Marzo2012

“Siamo stufi”.

Così Antonio Lucisano, direttore del  Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop, accompagna il No alla vendita di mozzarella non confezionata, il tema della nuova campagna di comunicazione rivolta ai consumatori dal titolo “L’originale non è mai nuda”.

Appena lanciata per sensibilizzare chi fa la spesa sull’importanza del marchio di tutela, della tracciabilità, per esortare a non assecondare, con un comportamento d’acquisto poco attento e poco responsabile, un fenomeno di vendita abbastanza diffuso nella Penisola dietro a cui c’è la truffa e il rischio per la salute stessa del consumatore, oltre che per le tasche, e vietata dalla legge, dall’articolo 23 del decreto legislativo 109/92 e dall’articolo 517 quater del Codice penale.
 
Dietro alla vendita del prodotto sfuso per il direttore ci sarebbero infatti due fattori.
 
“Uno di tipo economico, dovuto al comportamento del  commerciante che espone al bancone un prodotto di valore completamente diverso  dall’originale quasi sempre attribuendogli la denominazione che è la più ricca e appetibile, dato il prezzo elevato. Si tratta di prodotti che il latte di bufala lo vedono col cannocchiale”, spiega Lucisano.

La denominazione più famosa del sud Italia, e quella più contraffatta, sarebbe penalizzata anche da una sbagliata considerazione del packaging.  “La nostra mozzarella è l’unico formaggio che non può esser marchiato o che non può utilizzare la carta stagnola come quella dei gorgonzola. Non vi è alcuna possibilità di apporlo e l’unica soluzione è la confezione”.
 
E qui subentra la seconda causa che incoraggia la vendita dello sfuso. Una motivazione psicologica, come spiega il direttore, e soprattutto diffusa nelle regioni del Meridione: “Da Roma in giù il fenomeno è lampante, la quantità di esercizi che vendono mozzarella senza la confezione è alta perché il consumatore è stato indottrinato con una convinzione sbagliata, e parte della causa sono i media, che il prodotto sfuso sia artigianale, quindi buono mentre il confezionato industriale no. Niente di più falso perché sappiamo che i nostri produttori consegnano al punto vendita, vendono mozzarella confezionata e alcuni negozianti la tolgono, addirittura, per farla sembrare artigianale. Anche questo accade”.


Campagna di sensibilizzazione

Sarebbe poi l’usanza diffusa nel Paese di non seguire le regole, secondo Lucisano, l’impedimento alla tutela reale del prodotto e di chi lo compra. “Noi ci preoccupiamo della salute del consumatore e della tasca del consumatore. Per questo, contro il mal costume di non seguire le leggi in Italia abbiamo deciso di coinvolgere direttamente i consumatori, di rivolgerci a loro con questa nostra campagna, per fare passare il messaggio che è mozzarella solo se c’è il marchio, la confezione, altrimenti non lo è”.

Malgrado i tentativi di truffa e falsificazione la Mozzarella continua a crescere tanto che nel 2011 ha battutto ogni record incassano 37 milioni di euro. “Riteniamo che i marigini di crescita siano giganteschi. Adesso ci sono mercati emergenti che non conoscono il prodotto e che potrebbero apprezzarlo. E sta crescendo la presenza del prodotto nel versante della ristorazione di qualità”.  

A sostegno dello sviluppo del prodotto il Consorzio poi anticipa che sta lavorando per migliorare la logistica e la distribuzione, a detta del direttore male organizzata e che penalizza i produttori. “La logistica e la distribuzione non sono ideali nel nostro Paese, esistono logiche dentro la grande distribuzione organizzata che spesso rischiano di penalizzare le qualità organolettiche del prodotto non garantendo il just in time e la rapidità dei collegamenti, cose su cui stiamo lavorando”.

C.d.G.

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