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Il progetto

Via dei Sapori, ecco una case history che ha puntato sulla rete e sull’innovazione

28 Febbraio 2013
friuliviadeisapori friuliviadeisapori

Il Consorzio che unisce ristoratori, artigiani e vignaioli promotore di  un progetto innovativo studiato dalla Bocconi 

Quando l’unione fa la forza e supera egoismi e individualismi.

Questo il motto che ha accomunato il Consorzio Friuli Venezia Giulia Via Dei Sapori, che proprio per la sua unicità è diventato un caso, studiato dal Master SDA Bocconi. Il report dello studio dal titolo “I Solisti del Gusto. Il caso del Consorzio Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori”, è stato presentato ieri a Milano da Ludovica Leone e dal docente Giuseppe Soda, nello showroom di Moroso.

La prestigiosa università milanese ha infatti inserito l’analisi del consorzio, portabandiera dell’eccellenza agroalimentare del Friuli Venezia Giulia, nel Master internazionale in Management Food and Beverage che la Bocconi tiene per i futuri manager internazionali dell’industria alimentare e della ristorazione. Secondo lo studio della Bocconi, quanto raggiunto dal Consorzio, che spazia su eccellenze e sulla diversità che vanno dalle Alpi all’Adriatico, è la promozione di una cultura del fare squadra nel territorio, uscendo dalle rivalità competitive e dalle ambizioni personali con un lavoro di insieme, punto di forza per raggiungere obiettivi certi e produttivi in un periodo di profonda crisi, come questo.


Il gruppo di Via dei Sapori

Lo sa bene Walter Filiputti, animatore e presidente del Consorzio,opinion leader che tra memoria e identità, dà spazio a una cultura agroalimentare condivisa che fonda tutto sull’eccellenza. Quello che ha fatto il consorzio, nato 12 anni fa dall’idea di tre amici, è stato un cambiamento di mentalità con spirito di compartecipazione e unione oltre ogni previsione. Aldo Morassutti, Franco Marini, Elio Del Fabbro fanno, così, gruppo, unendosi e facendosi forza a vicenda. “Inutile nasconderlo: che il lavoro di 12 anni da parte di un gruppo di ristoratori, vignaioli ed artigiani del gusto sia diventato materia di studio in una Università di grande prestigio internazionale come la Bocconi è per noi fonte di orgoglio, ma pure di impegno a proseguire sulla strada dell’innovazione che ha animato questo sodalizio fin dalla nascita”, dice il presidente del Consorzio Walter Filiputti. “Ed è la dimostrazione più concreta di quanto sia necessario osare e, in un’epoca di profondi cambiamenti, avere una visione del futuro, con tutti i rischi che ciò comporta. Avevano fatto così i nostri padri, che ci ricordano che “il lavoro è il sale della vita.” Un raro esempio di preziosa aggregazione, quindi.


Walter Filiputti

Il risultato? Un'intera filiera collaborativa del gusto, un network di imprenditori che si sviluppa in orizzontale e in verticale, dove i ristoranti sono solo la componente creativa e distributiva di artigiani e imprese che hanno un know how di altissimo livello. Caso unico in Italia. “Il ruolo dei ristoranti nei confronti degli artigiani è essenziale, perché la collaborazione tra loro porta a migliorare la qualità della materia prima – continua FIliputti – Non basta: l’impegno del consorzio a far conoscere gli artigiani li aiuta  a consolidare le aziende, facendoli restare sul territorio.  E qui, di esempi ce ne sarebbero molti. Ne citiamo tre, ovvero il radicchio di Gorizia, il prosciutto di Cormòns e, recentemente, il tartufo di Muzzana: proprio grazie ai ristoranti del gruppo hanno raggiunto elevati livelli di notorietà sui mercati. Insomma, un cenacolo dove lo scopo non è solo quello di fare e dare” da” mangiare, ma di pensare “al” mangiare, ovvero proporre,  raccontare,  illustrare e far comprendere la storia che sta dietro ai piatti che vengono serviti al tavolo”.

Il segreto, quindi, sta nel fare sistema in un paese dove si fa fatica a farlo. In questa rete con l’obiettivo comune di perseguire e far conoscere l’alta qualità dei propri prodotti, aderiscono ben 64 aziende, in cui oltre ai 20 ristoranti soci del Consorzio, hanno un agreement 23 vignaioli e distillatori e 21 artigiani del gusto di tutta la regione e dove gli eventi sono l’unico momento di incontro formale. Solo ristoranti e non osterie: non perché queste ultime per loro non rappresentino la qualità ma perché si tende a considerare i ristoranti allineati in termini di mercato e prezzo.

L’obiettivo? Innalzare il livello di eccellenza. Insomma, a quanto pare, e non ci meraviglia, il senso di leadership forte è un vero e proprio antidoto alla crisi, in un cenacolo incentrato sul rispetto delle tradizioni locali e sul loro rinnovamento.

www.friuliviadeisapori.it

Rita Vecchio