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Vino della settimana

Vino della settimana: 1890 di Tramontana

20 Febbraio 2016
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Nerello Calabrese 2012 Igt Calabria rosso

di Gianni Paternò

Sono 3 gli anni fondamentali per la famiglia Tramontana: 1890 era l’anno in cui Antonino Tramontana cominciò questa avventura nel mondo del vino, che acquistava e vendeva; il 1928 in quanto il figlio Vincenzo cominciò ad impiantare vigneti intraprendendo un’attività che lo avrebbe portato al successo; ed infine il 1958 in cui l’azienda passò al nipote Antonino.


(Antonino e Vincenzo Tramontana)

Da questo anno inizia l’attività moderna di Tramontana in territorio di Reggio Calabria con la trasformazione dei vigneti, oggi di 18 ettari, impiantati a controspalliera allevata a Guyot di vitigni essenzialmente autoctoni: Nerello Calabrese, detto anche Calabrese Nero o semplicemente Calabrese, un parente molto stretto del Nero d’Avola, che ne copre 12 di ettari, Alicante, Castiglione, Greco e pochi internazionali, cantina nuova e la ferma volontà di affermarsi nel vasto mondo del vino di qualità, tanto che le 350 mila bottiglie sono vendute solo nell’horeca. Non bastano le proprie uve per cui se ne acquistano da fornitori storici, seguiti costantemente dai propri tecnici.

I vigneti, di età compresa tra i 25 e i 6 anni, sono a quote che vanno dai 200 ai 300 metri in un palcoscenico che domina lo stretto di Messina, condotti in maniera tradizionale e con minimi trattamenti. Le etichette sono 12 e per il 30% partono per l’estero. Tramontana continua a seguire una tradizione tipicamente calabrese per cui i vini sono quasi tutti l’unione di più varietà, spesso 3 o addirittura 4. Una seconda cantina è stata realizzata in contrada Mirto in un casale adibito ad eventi e cerimonie.


(Nerello Calabrese)

Degustiamo 1890, il vino top, praticamente l’unico monovitigno di grande pregio. Fatto da uve di Nerello Calabrese della vigna Sambatello in contrada Mirto, di circa 10 anni, terreni argillosi con abbondante scheletro calcareo. Vendemmia nella seconda decade di settembre con produzione di non più di 70 quintali per ettaro.


(Rimontaggio in fermentazione)

La fermentazione, inoculata con lieviti selezionati, con le bucce per 1 settimana a 28°. Dopo una sosta in acciaio per 5 mesi il vino va in botti da 500 e 2.500 litri per altri 6, stabilizzazione tartarica a -6° filtrazione ed in bottiglia per 18 mesi. I gradi alcolici sono 14.

Versato nel calice il colore è rubino intenso. All’olfatto inizia un effluvio di frutti rossi: fragola, ciliegia, amarena anche in confetture, poi note terziarie di liquirizia, spezie, cioccolato, mandorla tostata; è franco, intenso, armonico, austero e profondo. In bocca arriva con un’inaspettata freschezza iniziale indice di un’acidità al punto giusto, assieme alla fragranza del frutto; in mezzo ai tannini vibranti e già dolci si fa strada la robustezza del corpo. Un grandioso vino equilibratissimo che è vero piacere assaporare.
 
Sposo ideale di piatti a base di carne, di primi strutturati non molto acidi. L’abbiamo gustato con conchiglioni al sugo di maialino nero, una tagliata di manzo, un pecorino di media stagionatura. Apprezzatelo al meglio in salotto, sorseggiandolo con soddisfazione. Sono 30 mila bottiglie numerate che allo scaffale prezzano 18 euro e li valgono tutti.

Rubrica a cura di Salvo Giusino

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