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Vino della settimana

Vino della settimana: Calderara 2014 di Cottanera

11 Giugno 2016
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Carricante Etna bianco Doc

di Gianni Paternò

Francesco Cambria, imprenditore di Floresta sui monti Nebrodi, negli anni '60 quando il legame e l’investimento con la terra erano ancora vivi, comprò una proprietà di 100 ettari a sud del fiume Alcantara, nelle più estreme propaggini nordiche dell’Etna. Erano 90 ettari di noccioleto, poche vigne e qualche fabbricato. Francesco estirpò i noccioli e piantò viti a tendone per produrre il massimo. Erano ancora i tempi in cui le cantine sociali pagavano secondo la quantità non tenendo conto della qualità. Furono i figli Guglielmo ed Enzo a capire che con le quantità non c’era futuro per cui alla fine degli anni '90 convertirono le viti mettendo specialmente internazionali a spalliere e cercando dei buoni autoctoni che trovarono in un vigneto successivamente acquistato da dove ricavarono gli innesti.


(I Monti Nebrodi sullo sfondo) 

Oggi gli ettari totali sono 115 di cui 63 vitati, suddivisi in contrade che danno il proprio nome ai cru, quasi tutte accorpate alla Cottanera da cui si chiama l’azienda e con la scomparsa di Guglielmo sono i figli Francesco, Emanuele e Mariangela ad affiancare Enzo suddividendosi i vari compiti. Consulente enologo e agronomo è Lorenzo Landi e in campagna la conduzione è sostenibile ed integrata senza l’uso di diserbanti e pesticidi di sintesi.


(Francesco, Emanuele, Mariangela ed Enzo Cambria) 

Non c’è irrigazione e le operazioni colturali, come consuetudine del territorio sono effettuate principalmente da sole donne. I terreni sono vari, dai completamente vulcanici a quelli con presenze di argille, quote che vanno dai 620 ai 780 metri. Le bottiglie sono 350 mila per il 45% destinate all’estero, suddivise in 9 rossi, 3 bianchi, un rosato ed uno spumante classico. I vini Doc comprendono ormai i 2/3 dei vigneti e di questi degustiamo il Calderara, dall’omonima contrada.

 

Siamo in una vigna a 750 metri, solo Carricante di oltre 40 anni a cordone speronato, vendemmia in cassette con selezione dei grappoli e una resa di soli 50 quintali per ettaro, macerazione a freddo per circa 24 ore e successiva decantazione statica. Fermentazione con lieviti spontanei in tonneau di rovere francese per circa il 40% della massa, la rimanente in vasca di cemento. La malolattica avviene spontaneamente solamente in qualche botte, affinamento per oltre un anno negli stessi contenitori sulle fecce fini fino al successivo gennaio quando dopo chiarifica e filtrazione si imbottiglia, riposando per almeno 4 mesi. Attento il controllo della temperatura.

 

Nel calice il colore è giallo paglierino. Al naso si presenta con rara finezza, denso di profumi di melone bianco, pesca, geranio e qualcosa di minerale, con l’ossigeno si arricchisce di lievi sentori di legno che lo completano. Anche al palato mantiene le promesse olfattive: è rotondo, fresco, morbido ma al contempo puntuto con un perfetto equilibrio acido-minerale, una sostanziosa e lunga struttura, una lieve, piacevole scia appena amarognola che gli dà un ulteriore spinta. Molto interessante.

 

Un bianco facile da abbinare  proprio per le sue caratteristiche di vino strutturato, equilibrato, correttamente profumato; potete osare anche con le carni bianche, i salumi, le zuppe di legumi, i formaggi stagionati e sapidi. Sono 5.500 bottiglie che allo scaffale si vendono a 25 euro.

Rubrica a cura di Salvo Giusino

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