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Vino della settimana

Vino della settimana: Emiliana, Malvasia frizzante Colli Piacentini DOC di Lusenti

13 Luglio 2013
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Malvasia di Candia aromatica.

Val Tidone, sull’omonimo affluente del Po ad ovest di Piacenza, un territorio dove gli archeologi hanno dimostrato che si coltivava la vite qualche migliaio di anni a.C. e dove ai tempi dei romani il vino era già famoso. Un territorio quindi vocato alla bevanda di Bacco che una volta era esportata fino in Francia.
In Val Tidone nel 1961 la famiglia Lusenti comincia a coltivare 6 ettari di vigneto. Nel tempo dal nonno al padre che era collaborato dalla figlia Ludovica e così arriviamo al 1980 quando la produzione comincia a diventare seria e si realizza la cantina, di cui si occupava Ludovica, un titolo di studio quale perito agrario che mette a frutto arricchendolo della sua passione, del suo entusiasmo e dalla voglia di rispettare l’uva e il vino in tutte le loro fasi.
 
Oggi Ludovica, rimasta titolare, cerca un continuo miglioramento ed una evoluzione che la porta, per prima nella zona, ad introdurre in vigneto le pratiche biologiche: l’inerbimento tra i filari, il rifiuto di trattamenti con fitofarmaci, la concimazione col letame, quindi un biologico ante litteram che però è stato burocratizzato solamente da tre anni e che quindi potrà essere certificato fra poco. Si pone l’obiettivo di valorizzare in maniera soft, con meno interventi possibili, gli aromi e i sapori della sua terra, di rispettare l’ambiente, principale artefice della qualità del suo lavoro.
 
Oggi la superficie vitata è arrivata a 17 ha con una produzione media di oltre 100.000 bottiglie di cui il 30% va all’estero e il 60% è di bianchi quasi tutti frizzanti. Tanto per mantenere tutte le tradizioni locali, oltre a fare il vino con le caratteristiche di una volta, verso marzo in cantina si vende il caratteristico vino sfuso in damigiane di vetro. Il fiore all’occhiello dell’azienda è proprio la Malvasia di Candia aromatica, vitigno tipico del piacentino, una delle innumerevoli Malvasie con un corredo aromatico complesso, ricca di terpeni, che secondo i terreni dà vini con uno spettro olfattivo ricco e vario, da non confondere con la Malvasia bianca di Candia diffusa nel Lazio e in Campania.
 
L’Emiliana, di cui si fanno 5.000 bottiglie, è una Malvasia che Ludovica si sforza di realizzare come si otteneva una volta: un vino frizzante secco e fresco, un po’ torbido, ricco di profumi, che si beveva nelle scodelle accompagnando dei taglieri di salumi. L’uva, da guyot in terreni ricchi di argille e di calcare, è raccolta quando ancora non è completamente matura per mantenere una buona acidità e non accrescere il grado zuccherino. Una macerazione sulle bucce di una sola notte e poi si raccoglie il mosto fiore che cola senza pressatura e che fermenta a temperatura di 16-18° svolgendo tutti i suoi zuccheri ottenendo un vino fermo. Si tolgono le fecce grossolane e si mantengono quelle fini in sospensione con batonnages. A febbraio, senza chiarifica o filtrazione si imbottiglia aggiungendo un 10% di mosto di Malvasia dolce che innesca senza aggiunta di lieviti la rifermentazione in bottiglia. A fine aprile il vino frizzante è già pronto e messo in commercio. Praticamente una metodologia quasi da spumante classico, senza remuage, senza sboccatura e con una filiera molto corta.
 
L’Emiliana, 11,5° alcolici, con la bottiglia ancora ricca di lieviti nel fondo, dovrebbe bersi dopo averla agitata per portarli in sospensione e poter bere tutto il vino fino all’ultima goccia. Noi abbiamo voluto completare la degustazione valutando il vino prima e dopo il mescolamento. Cominciamo a bottiglia ferma.

Colore giallo carico tendente quasi al dorato, discretamente limpido, una spuma vivace che svanisce presto e un perlage delicato che si esaurisce piano. Al naso tanti agrumi dovuti ai terpeni, fiori e glicine in particolare, frutta a polpa gialla, con aromi che si completano con note minerali che lo arricchiscono e lo rendono complesso, affatto sdolcinato. Intenso e pulito, un vino naturale invitante e deciso. Al palato arriva con un dolce lievissimo, per niente abboccato e con una sapidità che non ti aspetti, di buona acidità, frizzante al punto giusto, abbastanza lungo con un retrogusto impalpabilmente amarognolo. Armonia e piacevolezza ai massimi livelli.

La seconda versione, nella foto col calice a destra, dopo aver agitato delicatamente la bottiglia e stando attenti che l’aumentare della pressione non vi faccia fuoriuscire del prezioso liquido. Chiaramente di limpidezza non dobbiamo parlarne (ci vengono a mente le assurde schede dei concorsi enologici che danno un punteggio alla limpidezza!). Al naso lo troviamo meno netto nei profumi ed in bocca meno acido e più setoso. Noi, soggettivamente, preferiamo la prima versione.

Un vino che non conoscevamo e che tanto ci è piaciuto per la sua ricchezza, i suoi profumi, il suo gusto fragrante, il frizzante equilibrato. Da abbinare a gamberi marinati o scottati al vapore, a carni grasse, ai salumi decisi, ai formaggi stagionati. Non facile da trovare nelle enoteche se non localmente a 9 euro, ma lo potete ordinare alla produzione che ve lo spedirà.

Azienda Vitivinicola Lusenti
Loc. Casa Piccioni 57
29010 Vicobarone di Ziano Piacentino (PC)
tel. 0523 868479
www.lusentivini.it

Recensioni
di Gianni Paternò

Rubrica a cura di  Salvo Giusino