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Vino della settimana

Vino della settimana: L’Altro Manzoni 2012 di La Vis

10 Maggio 2014
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Manzoni Bianco 6.0.13.

L’Italia è sempre stata tendenzialmente una nazione caratterizzata dall’individualità, basti pensare che quando la Francia, la Spagna ed altri erano Imperi, la nostra penisola era divisa in Comuni e Gran Ducati. Una delle eccezioni alla regola generale la troviamo in Trentino dove i produttori di vino da tempo si sono costituiti in grandi Cooperative, secondo il principio che l’unione fa la forza.
 
Una delle più numerose è La Vis, nell’omonimo comune sulle colline Avisiane, che prende il nome dal torrente Visio, che oggi costeggia la cantina. La Vis nasce nel 1948 ed allora comprendeva solamente 14 soci. Da allora uno sviluppo galoppante per cui oggi è una delle maggiori realtà italiane con 1.150 soci e 1.200 ha di vigneti. Per ottenere questo successo il merito è della costante ricerca della qualità che si è incrementata negli anni 80 quando, prima cooperativa italiana, studiò, con la collaborazione dell’Istituto di San Michele all’Adige, dettagliatamente il suo territorio adottando una zonizzazione puntuale che, analizzando le caratteristiche del terreno, la sua giacitura, la quota e gli altri parametri che influenzano la vite, è arrivata a determinare oltre la varietà addirittura il clone migliore e più adatto per ogni particella. Quindi “il vitigno giusto al punto giusto” è stato il leitmotiv della politica aziendale che ha influenzato positivamente i vignaioli convincendoli  nella maggior parte dei casi ad espiantare i vecchi vigneti non adatti per impiantare in un territorio impervio e difficile quelli più vocati, quasi sempre quelli autoctoni.

Questa rivoluzione culturale e colturale non si è arrestata ed ecco una serie di progetti: TrentoDoc per lo spumante, Bio, Qualità ed Anchise. Con quest’ultimo si favorisce l’affiancamento ai vecchi coltivatori, ormai non più in grado di condurre il vigneto, dei giovani onde perpetuare nel tempo la salvaguardia dei valori economici e dell’ambiente. Ambiente che è sempre considerato al primo posto adottando metodologie di produzione che siano ecocompatibili ed ecosostenibili. Sono circa una trentina i criteri adottati che vanno dalla drastica riduzione della chimica nel terreno, al non uso di diserbanti.
 
Oltre alla grande cantina La Vis, altre 5: a Salorno, a Cembra la terza cantina più alta d’Europa, a Trento la Cesarini Sforza e Casa Girelli che si occupa anche dell’esportazione di vini non di produzione aziendale, a Panzano in Chianti la Cafaggio. Il grosso della produzione è a Chardonnay e Muller Thurgau di cui sono i maggiori produttori e un totale di circa 200 etichette. Il presidente è Matteo Paolazzi, l’amministratore delegato Marco Zanoni mentre Giuseppe Caviola coordina gli enologi.
Di questa produzione di 35.000.000 di bottiglie, per la degustazione abbiamo scelto una delle etichette che ne fa meno, un cru della vigna Maso Franch (in foto) alle porte della Valle Cembra dove la coltivazione secondo i criteri della biodinamica e le caratteristiche del terreno franco-sabbioso originatosi da depositi morenici laterali, condizionano fortemente le caratteristiche organolettiche del prodotto, esattamente L’Altro Manzoni 2012.

A Luigi Manzoni, grande agronomo, cattedratico e sperimentatore, sono legati alcuni incroci tra una varietà alloctona e una autoctona, come questo Manzoni 6.0.13 incrocio di Riesling Renano e Pinot Bianco, il più diffuso degli incroci dello studioso tanto da essere ormai considerato un autoctono della provincia di Treviso. E’ un vitigno di facile adattabilità, dal grappolo piccolo, capace di dare vini di grande finezza ed eleganza.

A Maso Franch, addossato al vigneto c’è un Relais di proprietà con 12 camere e un ristorante che ha ottenuto la stella Michelin. Il vigneto è a circa 320 metri di quota, esposto a sud-est, potato a Guyot con una densità di 6.200 piante /ha. La vendemmia manuale nella prima decade di ottobre, pressatura soffice in atmosfera controllata, decantazione statica del mosto, fermentazione con lieviti selezionati a temperatura controllata  e affinamento sulle lisi per l’80% in acciaio e per il 20% in barriques di rovere francese per 13 mesi. Dopo la filtrazione in bottiglia per altri 6 mesi. Ormai per tutti i bianchi di alta gamma La Vis adotta il tappo a vite tipo Stelvin, non per economia ma per qualità e perchè all’estero, intelligentemente, è preferito al sughero.

Versato nel calice il colore è giallo paglierino classico. Al naso un elegante e finissimo sentore di frutta: pesca, ananas, albicocca e di fiori: rosa e viola. Intenso senza essere sdolcinato, equilibrato da un lieve sentore vegetale. In bocca arriva morbido e poi fresco col giusto grado di acidità,una sapidità non eccessiva, una affascinante armonia e una persistenza di goduriosa piacevolezza.
 
Un vino che apprezzeremo negli aperitivi e che abbineremo ad una zuppa di lenticchie, un risotto allo zafferano, a pesci in vario modo. Purtroppo le bottiglie, tutte numerate, sono soltanto 5.189 che potrete trovare a 10 euro. Un vero affare.

La Vis S.c.a.
via Carmine 7
38015 Lavis (Tn)
tel. 0461 440111
email cantina@la-vis.com
www.la-vis.com

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di Gianni Paternò

Rubrica a cura di  Salvo Giusino