Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Vino della settimana

Vino della settimana. Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Gaiospino 2018 di Fattoria Coroncino

05 Giugno 2021
Lucio_e_Fiorella_Canestrari Lucio_e_Fiorella_Canestrari

di Federico Latteri

Fattoria Coroncino nasce a Staffolo in provincia di Ancona nel 1981 per volontà degli attuali proprietari, Lucio Canestrari e la moglie Fiorella De Nardo.

I due seguono personalmente sia le vigne che la cantina e oggi sono affiancati nel lavoro dal figlio Valerio. Ci troviamo nell’area di produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi, uno dei più importanti bianchi italiani. I vigneti dell’azienda si estendono complessivamente per 11 ettari e mezzo ad altitudini comprese tra 250 e 400 metri sul livello del mare.

(Lucio Canestrari e la moglie Fiorella De Nardo)

Anche se localizzate in un raggio di poco superiore ai 3 chilometri, le diverse parcelle ricadono in tre comuni: Coroncino che è la parte centrale si trova nel territorio di Staffolo, Spescia si trova a Cupramontana e Cerrete a San Paolo di Jesi. Il Verdicchio è la varietà principale (9,5 ettari sono iscritti all’albo del Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico), poi ci sono altri vitigni come Trebbiano, Biancame, Incrocio Bruni e una piccolissima quota di uve a bacca rossa.

La filosofia aziendale è molto chiara e, a nostro parere, il modo più efficace per illustrarla è riportare quello che gli stessi titolari scrivono: “Il produttore di vino è colui il quale, edotto sulle tecniche e gli obiettivi, sa cosa e come fare per avere la massima qualità delle uve e dei vini e come replicarla senza esitazioni nelle quantità e con le caratteristiche richieste dal mercato. Purtroppo noi non lo siamo perchè non diciamo alle viti cosa e come fare, non stabiliamo la loro dieta, le potiamo in funzione delle loro individualità, caratteristiche e capacità. Cerchiamo di far giungere a maturazione le uve senza avvelenare noi e le viti. Raccogliamo quindi non ciò che abbiamo prodotto, ma ciò che troviamo. In cantina pigiamo le uve e con quello riempiamo i serbatoi che in maniera autonoma ed indipendente svolgeranno le fermentazioni con i lieviti che si saranno sviluppati. Al momento di imbottigliare metteremo insieme i vini che vanno d’accordo, non saranno necessariamente tutti. Dobbiamo sentire che suonano insieme. Significa che non imbottigliamo quello che abbiamo prodotto, ma quello che troviamo. Il finale è che non siamo produttori di vini,  ma… trovatori di vini, ovvero cantori d’emozioni”.

Ogni anno dalla cantina vengono fuori circa 50 mila bottiglie. Sono diverse le etichette di Verdicchio dei Castelli di Jesi che compongono la gamma aziendale nella quale troviamo anche un rosso. Se le condizioni sono favorevoli, vengono fatti vini passiti. Abbiamo degustato l’annata 2018 del Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore Gaiospino, un vino che amiamo particolarmente perchè riteniamo che sia una fedele rappresentazione del territorio, ottenuta in maniera artigianale con un lavoro attento e sapiente.

Le uve provengono dal vigneto di Spescia, situato a 340 metri sul livello del mare con esposizione sud-ovest sul versante della collina posteriore rispetto alla cantina. Qui, dove una volta si trovava una cava di gesso, il terreno è in forte pendenza ed è costituito da marna calcarea. Una parte della vigna, 2 ettari, è del 1979 e non subisce lavorazioni dal 1988, mentre un altro ettaro è stato piantato nel 1990. Il sistema di allevamento utilizzato è il guyot semplice e doppio. La vendemmia viene fatta in piccole cassette con selezione di ogni singolo grappolo. La vinificazione prevede pigiatura soffice, decantazione statica del mosto e fermentazione per mezzo di lieviti autoctoni con un blando controllo della temperatura. Il 20-30 per cento del vino fermenta in tonneau di rovere da 500 litri e permane sui propri lieviti, come la quota che affina nelle vasche d’acciaio, fino all’imbottigliamento che avviene dopo 22 mesi.

Il Gaiospino 2018 si presenta nel calice di colore giallo paglierino intenso, tendente al dorato. E’ fine e pulito all’olfatto con profumi di mela golden, una nota agrumata, delicati sentori di frutta secca e un tocco di pietra focaia. E’ evidente una naturalezza espressiva assolutamente priva di forzature. Al palato mostra ancor di più il suo forte carattere: è strutturato, avvolgente, dotato di buona morbidezza, ma anche di freschezza e mineralità che bilanciano la consistenza, rendendo il sorso completo e appagante. Chiude lunghissimo su note di mandorla. E’ un grande vino bianco che sarà in grado di regalarci piacevolezza e sorprenderci per diversi anni. Non delude mai. Bevetelo con piatti ricchi e saporiti della cucina di mare, zuppe di pesce e primi della cucina di terra a base di verdure e ortaggi. E’ ottimo anche con i formaggi freschi.

Rubrica a cura di Salvo Giusino

Fattoria Coroncino
Contrada Coroncino, 7 – Staffolo (An)
T. 0731 779494
info@coroncino.it
www.coroncino.it

IL VINO IN PILLOLE