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L'allarme

Coldiretti: sotto Natale boom di prodotti tipici contraffatti

06 Dicembre 2012
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Si comincia a pensare ai menu di queste feste. A Natale, come vuole la tradizione, sulla tavola degli italiani i protagonisti saranno le specialità e i prodotti tipici del territorio.

Ma attenzione ai falsi. In questo periodo si assiste ad un vero e proprio boom di prodotti tipici contraffatti circolanti nel mercato. E così la Coldiretti lancia l'allarme.

Ogni famiglia spenderà 197 euro per il pranzo e la cena del Natale. Il business dell'agroalimentare italiano, in questo periodo dell'anno nei i giorni prima e a cavallo delle feste, vede impennare i guadagni, momento del calendario che dà un po' di respiro alle aziende italiane e che fa anche gola a chi produce “i falsi”. E insieme all'aumento delle vendite cresce allora anche il rischio di acquistare prodotti di dubbia provenienza e sulla cui qualità non vi è alcuna certificazione. Pensiamo per esempio al pangasio del Mekong spacciato come cernia con finto extravergine italiano, per citarne uno.

“Il giro di affari della contraffazione alimentare è stimato – sottolinea la Coldiretti – in 1,1 miliardi di euro solo in Italia dove i rischi aumentano proprio nei periodi di festa. Peraltro nel caso degli alimentari, a differenza degli altri prodotti, più spesso la vendita di prodotti taroccati avviene – precisala Coldiretti – all’insaputa dell’acquirente ed è per questo ancora più grave”.

Le preoccupazioni, secondo la Coldiretti, riguardano il fatto che l'Italia è un forte importatore di prodotti alimentari. ” Nei primi sette mesi dell’anno – precisa la Coldiretti – sono state importati dalla Cina oltre 50 milioni di chili di pomodori conservati destinati con la rilavorazione industriale a trasformarsi magicamente in prodotti Made in Italy perché non è ancora obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della materia prima”.

In questo periodo si mantiene alta la guardia delle forze dell'ordine messe in campo per contrastare il fenomeno della contraffazione. “Bisogna stringere però le maglie troppo larghe della legislazione – lancia l'appello Sergio Marini, presidente Coldiretti – a partire dall'obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima impiegata, voluto con una legge nazionale all'inizio dell'anno approvata all'unanimità dal Parlamento italiano, ma non ancora applicato. Una priorità – conclude – anche per chiedere più trasparenza a livello internazionale dove i prodotti alimentari “italian sounding”, dai pomodori San Marzano statunitensi al parmesan australiano, sviluppano un fatturato di 60 miliardi di euro pari al doppio del valore delle esportazioni del prodotto originale. 

 C.d.G.