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L'anticipazione

Ecco i tre vini copertina di aprile di Wine Enthusiast

13 Marzo 2012
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San Lorenzo 2008, Faro Palari 2008, Vrucara Nero d’Avola 2008.

Questa la Sicilia in copertina che apre il servizio di Monica Larner sui Red Hot Sicily Wine in uscita sul numero di aprile di Wine Enthusiast.

Tre vini che rappresentano territori diversissimi tra loro ma che sintetizzano al lettore cosa è davvero la Sicilia del vino. Non quella dei grandi brand, ma delle piccole realtà, degli uomini e delle loro storie.  Nell’articolo la giornalista parla di sex appeal dei vini siciliani come qualcosa di difficile da definire perché determinato da tantissime variabili che poi, nel frutto di ciascun territorio, si compongono in una identità ben precisa, specifica, diversa dalle altre, anche da quelle distanti pochi metri.

La Sicilia sinonimo sempre di più di vino “naturale” nel senso di fedele espressione del luogo in cui il prodotto nasce, oltre ogni concezione di biologico o di biodinamico. Il messaggio che veicola l’articolo è proprio questa naturale complessità del sistema Sicilia. Passando in rassegna tutte le sue sfaccettature, che nei rossi risaltano nel modo più evidente, nel pezzo l’autrice cerca di darne un quadro esaustivo raccogliendo la testimonianza dei produttori per lei attualmente il miglior esempio di questo lato di Sicilia.


La copertina

Giuseppe Russo, della piccola cantina etnea Girolamo Russo, Salvatore Geraci, dell’Azienda Agricola Palari, esponente del territorio della Doc Faro e Fabio Sireci, di Feudo Montoni, che lotta in una Doc poco blasonata, nella Contea di Sclafani, sono i tre produttori di testa scelti dal magazine. Uomini che operano in realtà lontane tra loro, ciascuno con la propria filosofia ma tutti e tre esponenti di un modo di fare vino che sta cominciando a convincere, e non solo la stampa estera, dando prova di uno stile siciliano riconoscibile, forte, in grado di  competere, grazie alla sua unicità, con le grandi regioni del vino nazionale e internazionale.
 
L’Etna ne è diventato oramai il portabandiera. “Sicuramente  è una scoperta degli ultimi anni, si sta affermando  come la realtà vinicola più interessante della Sicilia e non solo. Probabilmente perché rappresenta la dimensione naturale del vino per eccellenza. Ma questo vale anche per gli altri territori dell’Isola. E’ il lavoro dei piccoli produttori, delle piccole aziende, che creano come fa l’artista, che sta cominciando ad essere capito e apprezzato. Il territorio nei vini dell’Etna e siciliani in genere si manifesta in modo prepotente, chi li beve non può che rimanere colpito”, commenta così Giuseppe Russo il focus sulla Sicilia della Larner.  

La Sicilia starebbe rispondendo con la qualità perché dietro c’è proprio la specificità dei territori, secondo il pensiero di Salvatore Geraci. “L’attenzione della stampa estera e del mercato in genere si è accesa proprio sulla capillarità delle presenze che caratterizzano i territori. Ogni produttore è un’espressione specifica del suo terreno, così dobbiamo definirlo. Il territorio lo fanno proprio le piccole aziende. Non si può prescindere da esse se si parla di Sicilia. Perché l’Isola è fatta di microcosmi. Se si parla di specificità nazionale diventa invece qui tipicità, data da vitigni diversi. Ma bisogna stare attenti a non imbastardirli. Il concetto di autoctono non è legato alla pianta ma all’uomo che la cura in quel determinato territorio dove la storia si lega proprio a quel vitigno”.

La Sicilia comunicata oggi si sta dimostrando come una bella donna al risveglio senza make up. Fabio Sireci esalta così il valore aggiunto della regione. “L’attenzione nei riguardi della Sicilia credo sia fisiologica. La nostra Isola ha una grande potenza. Come scrive la Larner è il sex appeal della terra. Si può manifestare a diverse velocità. C’è il sex appeal dei micro territori, della personalità del produttore. Il piccolo produttore non ha paura di proporre se stesso, questo è il suo asso nella manica. Non ha paura di proporsi senza il make up. E costringe chi vuole capire un po’ più di Sicilia a venirci per scoprirla. Ma serviamo tutti per promuoverla. Servono le grandi aziende marketing oriented e servono i vigneron, solo tutti insieme possiamo vincere la competizione nel mondo, dobbiamo dialogare e proporci da siciliani intelligenti”.

Non solo di rossi, la Larner tra i vini siciliani assaggiati quota tra i gradini più alti della sua recensione il bianco firmato da Alberto Graci, il blend di Carricante e Catarratto Quota 600, annata 2010. Nella classifica delle preferenze seguono anche altri due etichette: il Frappato 2010 di Valle dell’Acate e i Versi 2010 di Fondo Antico, blend di Nero d’Avola, Merlot e Syrah.

M.L.