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L'azienda

Il terremoto del Belice, i modi di dire siciliani: Tenute Rosselli è una storia di resilienza

21 Dicembre 2018
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(Gregorio Rosselli)

Una scommessa. O come dice lui: una storia di resilienza. Lui è Gregorio Rosselli, proprietario di Tenuto Rosselli, una cantina nata pochissimi anni fa nella zona della valle del Belìce, tra Trapani e Agrigento. 

In questa tenuta, in realtà, si produceva olio extravergine di oliva. Poi Gregorio ha scelto di dedicarsi alla produzione del vino, sfruttando i vigneti di famiglia. “Tenute Rosselli trae fonte di ispirazione dal territorio siciliano che travolge e sconvolge l’anima – dice Gregorio – Punto di convergenza di grandi contraddizioni, ma anche di grandi passioni, crocevia di popoli selvaggi o illuminati. L'idea di fondo è stata partire da una zona indiscutibilmente segnata dal sisma del 1968 e, grazie alla capacità di resilienza di chi quel dramma lo ha vissuto, riuscire a far nascere qualcosa di positivo proprio laddove tutto era macerie”. Nasce così la linea 6punto4 che trae il proprio nome dalla magnitudo del sisma che, nella notte fra il 14 e il 15 gennaio del 1968 si abbattè come un flagello su quella splendida zona della Sicilia, la Valle del Bèlice, deturpandone gravemente l’aspetto, ma soprattutto segnando l’animo degli abitanti e di tutti coloro che vissero questo momento. I vini della linea 6punto4, costituita da un bianco da Catarratto e un rosso da Merlot, rappresentano, quindi, un inno alla vita e alla forza che ci rimette in piedi, nonostante le avversità, impedendoci di rimanerne schiacciati.  

C'è anche la linea ispirata al concetto di movimento, riletto secondo il dialetto siciliano, uno dei più antichi e peculiari d’Italia, che è concettualmente legata alla prima e ne rappresenta l’evoluzione e la “rigenerazione”. Questo continuo divenire costituisce il concept che ispira le altre cinque etichette, quattro bianchi, da Inzolia, Grillo, Chardonnay e Viogner e un rosso da Nero d’Avola, ciascuno dei quali dalla grande personalità e struttura, fortemente identitari come la terra e il sole che hanno fatto maturare le uve da cui provengono. La particolarità di questa linea consiste nel fatto che i nomi di ciascun vino sono degli intercalari del dialetto siciliano che indicano il modo tutto siculo di interpretare il tempo e le azioni legate alla dinamicità dei corpi. Tampasìa, Araciu, Camìna, Amunì e Curri sono tutti modi di dire che indicano secondo il “siculopensiero” diversi approcci nell’affrontare il tempo. 

Una degustazione di questa nuova realtà è stata organizzata al Kantuccio, l'osteria gourmet che si trova sul porticciolo di Santa Flavia, in provincia di Palermo. Le etichette sono state abbinate ad alcune tipicità del ristorantino.

C.d.G.