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Scenari

Il poker di eccellenze nel quartiere di Palermo che non ti aspetti: 4 storie da scoprire

22 Febbraio 2015
brancaccio brancaccio

C'è un poker di eccellenze gastronomiche in una zona tristemente famosa di Palermo. Settecannoli e Brancaccio. Il versante sud-est del capoluogo siciliano. Che guarda il mare.

Sottosviluppo, degrado, abbandono, malavita. Di tutto e di più. Quell'agglomerato di case che guarda il golfo e prende tanti nomi, dalla strada che costeggia il litorale, via Messina Marine, fino al rione Bandita per addentrarci verso Ciaculli, ultimo lembo di una Conca d'Oro che ormai esiste solo sui libri e le foto.

La gastronomia e l'agricoltura di qualità riscattano questa zona devastata dall'incuria e dalla cattiva notorietà. Ed oggi, grazie a quattro storie, può rappresentare l'inizio di un possibile riscatto. Un bello, emozionante (e gustoso) rovescio della medaglia. In altre grandi città d'Europa storie e sfide come queste sono servite a far partire incredibili processi di riqualificazione e di rinascita urbana. Ma è meglio non illudersi. Non siamo a Londra o a Barcellona. Tuttavia sono storie che vanno raccontate. E i golosi in cerca di posti nuovi da stanare prendano appunti.

Il primo è una pescheria. Di quelle irrinunciabili per chi ama il pesce fresco. Siamo in via Messina Marine al civico 287. La Fontanella è la pescheria della famiglia Richichi. Aperta nel dicembre del '69 è un solido punto di riferimento. Tra i banchi – sempre bagnati – Gaspare Richichi e il figlio Toni. Il pesce del giorno, freschissimo, con frequenti chicche dettate da stagioni e bravura dei pescatori. E un retrobottega dove Maria, la figlia di Toni si diletta a preparere piatti a base di pesce per un take away sempre più richiesto dai palermitani.

(Gaspare, Toni e Maria Richichi)

Gaspare è un melomane e potreste imbattervi in qualche aria d'opera mentre incarta un filetto di palamita. Divertente. Toni è un amante della buona cucina e con lui si puó parlare con contezza di ristoranti e tendenze culinarie. Ed è probabile che abbia trasmesso la passione alla figlia Maria che tra uno sfincione di baccalà e un condimento per un primo piatto si dedica a corsi di cucina tanto da avere abbandonato la trincea della pescheria per frequentare la scuola di cucina Alma. Insomma qualità (tanta) e prospettiva (la nuova generazione coinvolta).

A poca distanza, in direzione Catania, sempre sulla trafficatissima via Messina Marine c'è un altro esempio di eccellenza che i lettori di Cronache di Gusto conoscono già. La macelleria Cottone, freschi di riconoscimento con il Best in Sicily 2015 vinto nella categoria Migliore macelleria. Il lavoro di Emanuele è costante e privo di sbavature. L'acquisto della carne vale il viaggio. Un'occhiata al bancone della carne potrebbe convincere anche i più scettici.

(Francesco ed Emanuele Cottone)

La bravura nel selezionare il suino nero dei Nebrodi sta diventando da manuale. Il tutto condito dall'esperienza e dalla passione. Il figlio Francesco segue le orme e si diletta con passione a seguire anche il mondo del vino. Conoscere le dinamiche di vignaioli e terroir potrà essere solo d'aiuto anche se nella vita venderai solo bistecche.

Appena uscite dal negozio curato e fornito dei Cottone, percorrendo pochi metri, sempre in direzione di Catania, vi imbatterete in un panificio che merita attenzione e una sosta. Scoperta recente dei nostri cronisti-golosi-erranti. Al civico 659 c'è il panificio I Frutti del Grano di Giuseppe Romano, instancabile fornaio appassionato di lievitazioni lunghe e farine di qualità. Una vita ad impastare. Ha cominciato nel '48, ventuno anni dopo ha rilevato la panetteria dagli zii e da allora non si è mai fermato.

(Giuseppe Romano)

Oggi le sue specialità sono il pane nero di Tumminia, i panini con olive e pomodoro secco, le treccine condite da zucchero in superficie e con il profumo di un tempo. Romano con una punta di orgoglio cita il sistema di impasto alla catalano con pochissimo lievito e tempi lunghissimi di lievitazione. É un'altra storia di passione che merita di essere raccontata.

A comporre il poker ci pensa un frutto. Come il mandarino Tardivo di Ciaculli. E il lavoro puntiglioso e cocciuto di Giovanni D'Agati, presidente del consorzio (nato nel 1999) che ha evitato l'estinzione di questo agrume delicato, succoso, dolce e soprattutto biodiverso. Perchè, come sanno i gourmet più informati, questo mandarino che cresce nel mancato parco agricolo di Ciaculli, sempre zona sud est di Palermo, ha caratteristiche uniche legate alla stagionalità (matura quando gli altri mandarini non ci sono più) e al territorio.

(Giovanni D'Agati, presidente del consorzio tardivo di Ciaculli)

Il lavoro del consorzio in questi anni è stato davvero unico. Metteteci anche le difficoltà di lavorare in un contesto sociale complesso. Eppure i risultati si possono snocciolare: quattromila tonnellate di mandarini raccolti mediamente ogni anno, oltre 90 produttori agrumicoli consorziati, oltre trenta dipendenti e un indotto di 400 persone. E poi il manifesto di D'Agati che meriterebbe più di una riflessione: “In questi anno abbiamo difeso il territorio dall'aggressione dell'abusivismo, convinto i giovani che puó esserci un futuro nell'agricoltura recuperando l'essenza del gusto”. Quattro storie da scoprire. Dalla Palermo che non ti aspetti. 

Francesca Landolina

Gli indirizzi
La Fontanella
ViaMessina Marine 287
Telefono 091/474630
Chiuso: domenica pomeriggio e nei giorni festivi

Macelleria Cottone
Via Messina Marine 631 (Bandita)
Telefono 091/6221332
Chiuso: domenica pomeriggio e nei giorni festivi

I Frutti del Grano
Via Messina Marine 659 (Bandita)
Chiuso: domenica pomeriggio e nei giorni festivi
Telefono 091/6221528

Consorzio Tardivo di Ciaculli
Area Industriale di Brancaccio numero 2
Telefono 091/6304260
Sito internet: www.tardivodiciaculli.net