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L'azienda

Casa Comerci e il rinascimento enologico della Calabria

19 Novembre 2013
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In vigna e in cantina la consulenza di Francesco De Franco di A' Vita 

“Questa casa un giorno sarà tua, guai a te se la vendi!”.

Domenico Silipo aveva 7 anni quando la nonna richiamò la sua attenzione mettendogli addosso la responsabilità del futuro della tenuta. Quella casa, datata 1800, aveva un cuore pulsante, la cantina al piano terreno e proprio davanti al suo ingresso Domenico riceveva il monito/testamento. Dall’andirivieni di ceste colme di grappoli pronti per essere pigiati, rimasta per Domenico immagine indelebile a cui ha affidato i ricordi più cari,  sono passati quasi 50 anni e il passaggio del testimone, suggellato a quel tempo, si concretizza oggi in un nuovo progetto di vinificazione, segnando una tappa importante nella recentissima timeline del rinascimento enologico calabrese.


Cantina

Ne sentiremo parlare di questa piccola cantina che ha alle spalle una lunga tradizione viticola: quindici ettari nel territorio di Limbadi, piccolo agglomerato urbano di Nicotera che fu feudo dei Ruffo di Calabria, nell’estrema parte meridionale della Punta d’Italia (tra il Monte Poro e il Golfo di Gioia Tauro), e la consulenza enologica, siglata pochi mesi fa, di Francesco De Franco di A’ Vita, il produttore vigneron considerato tra i fautori della top quality “naturale” del vino calabrese.


Francesco De Franco


Panorama dal vigneto che si apre sul Golfo di Gioia Tauro

Con Casa Comerci si affaccia sulla scena un nuovo territorio, un altro volto della Calabria, e del Sud, da tempo immemore scenario agricolo, terra di approvvigionamento per le cooperative sociali durante il capitolo della riforma agraria e mai considerata invece negli anni recenti, o portata ad essere tale, areale trendy del vino o quanto meno di grandi espressioni enologiche. E pensare che di questi micro mondi la Calabria è disseminata in lungo e in largo, segno di quanto ancora abbia da dire in fatto di vino il Meridione sotto l’attenzione di tutti adesso con il made in Puglia, Campania e Sicilia. Domenico Silipo, che poi nella vita è anche diventato avvocato di grido in Emilia senza mai recidere i legami con la sua terra, ha colto questo potenziale e negli ultimi anni si è concentrato sui vitigni che da sempre hanno dimorato nella tenuta di famiglia, Magliocco Canino e Greco Bianco, uscendo nel mercato con il Libìci, Magliocco in purezza, il Rèfulu da Greco Banco e il Granatu, rosato da Magliocco canino.


Domenico Silipo

La 2013, appena nata e in evoluzione sotto la regia di De Franco, è stata festeggiata lo scorso week end insieme ad amici del produttore, ai protagonisti dell'alta cucina calabrese e a wine lover con una giornata campestre trascorsa tra i vigneti e la nuova cantina costruita di fronte alla casa della nonna, rimasta quartier generale di Casa Comerci e monumento alla storia di famiglia, come indicato da una scultura in bronzo che accoglie l'ospite, opera di Romano Pelloni, composta da più quadri con protagonisti la nonna, i legami familiari e il futuro.


Scultura di Romano Pelloni

E proprio nel rispetto di ciò che ha ereditato, per onorare quella tacita promessa, Domenico ha deciso di seguire la strada del regime biologico (da sempre praticato ma da quest’anno ufficialmente certificato), dei lieviti delle uve e della sola vinificazione in acciaio, con l’uso dei solfiti al di sotto dei 50 milligrammi per litro.  “Il Magliocco qui esprime le caratteristiche dei rossi del nord”, dice Francesco De Franco, cresce in un terreno di medio impasto, ricco di fossili marini, sul fianco di una collina che guarda il porto di Gioia Tauro, la Sicilia e le Eolie, delimitata da uliveti e da querce secolari.

In effetti il Libìci non esprime affatto l’opulenza del vino del sud ma ne mostra tutto lo spirito. Il 2008 è l’annata migliore da degustare se si vuole scoprire questo angolo di Calabria, anche se chiede un altro po’ di tempo. Esplode al naso con sentori di frutti rossi e di spezie piccanti. Ingresso setoso, tannini decisi, armonico. Avvolge il palato e lascia freschezza in bocca. Un rosso beverino, il suo profilo sembra essere tagliato proprio per celebrare la convivialità e per rispondere a quel ruolo che, a queste latitudini, millenni di cultura hanno affidato al vino: l’essere nutrimento. E non è un caso che il professor Ancel Keys, il “padre” della Dieta Mediterranea, nel 1957 decise di condurre in queste terre uno degli studi pilota per dimostrare i benefici e il valore dell’alimentazione icona dell’Italia recentemente riconosciuta dall’Unesco, e che proprio oggi festeggia i tre anni dall’inserimento nella prestigiosa lista dei Patrimoni dell’Umanità.


Tra i filari della tenuta

Se la strada intrapresa sia il modo giusto di onorare il patto con la nonna è il quesito che Domenico continua a porsi giorno dopo giorno e, come racconta, ogni volta la risposta che riesce a darsi è sempre la stessa, la pesca dalla memoria, un’immagine riferita alla vecchia cantina: “Qui risuonava il ritmo del torchio, il profumo del succo d’uva stordiva, c’era il via vai, non ci si fermava mai, e poi seduto sulla scala a pioli adagiata alla finestra, da cui si gettava l’uva per riempire le vasche, c’ero io, rapito dalla scena con un tozzo di pane in una mano e il grappolo nell’altra”.

Manuela Laiacona

Casa Comerci
Contrada Comerci, 6
89844 Nicotera, Vibo Valentia
Tel 0963 197 6077