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L'azienda

“Eremo della Giubiliana”. Una Disneyland della storia

24 Marzo 2012
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I tour operator sono stati informati. Nel pacchetto di offerte le istruzioni dovranno essere chiare.

Chi sceglie questa meta non può lasciar sfornito il suo marsupio di un breve ma completo manuale di “Storia della Sicilia”. Perché l’’Eremo della Giubiliana”, il resort “5 stelle lusso” ubicato a sud-ovest di Ragusa, nella contrada omonima, un altipiano ricoperto di carrubi e che degrada dolcemente verso il mare fino a trovarsi di fronte alle isole di Malta e la costa africana, lì, si carica di fascino e soprattutto di memoria. La stessa che fa di questo “ermitage” un compendio di storia che attraversa secoli per non dire millenni e lo rende al tempo stesso la culla e lo scrigno di una vastissima e raffinata cultura gastronomica. D’altronde anche Bufalino non si stancava mai di scriverlo: ”…bisogna essere intelligenti e colti per venire e visitare questi luoghi…e ci vuole anche una certa qualità d’anima…”. E quando la spoglia campagna lascia la scena ecco che spuntano i caseggiati di Ibla a stregarti con tutto il fascino “di chi indossa il suo barocco col ritegno di una dama antica…”.

Le parole di Bufalino di certo hanno lasciato il segno perché proprio “l’intelligenza e qualità dell’anima” sono state la stella polare di una famiglia dell’aristocrazia terriera dell’altipiano, la Nifosì-Mancini, proprietaria di questo antico feudo ecclesiastico ricavato da un ex casale arabo di cui costituiva una sorta di romitorio e di baglio fortificato in posizione dominante sul mare. Stella che ha guidato l’ultima erede, Vincenza Jolanda Nifosì nella decisione di avviarne il restauro e di continuare così l’antica vocazione, aprendo la Tenuta all’ospitalità e realizzando l’unico Hotel cinque stelle lusso della Val di Noto. Con progetti e ristrutturazioni firmati dal figlio architetto Salvatore Mancini che di quel territorio ne ha colto, e l’afflato, e il suo genius loci, due fondamenti per generare l’unica vera magia: «Quella di esser riusciti – ammette – a coniugare recupero del passato e realtà contemporanea». Che non è un slogan ma una consapevolezza di ciò che offre la natura circostante e ciò che richiede sempre più un mercato esigente e selettivo.

Così si è lavorato mirando ad un target che mira ad un turista da “altissimoceto” capace di raggiungere il posto col proprio aereo personale e poi scoprire, stupendosi, che la struttura si è dotata di un aeroporto privato (caso unico in Italia) con pista di quasi un chilometro e mezzo e possibilità di atterraggio per bimotori e mono jet. Il resto va lasciato agli occhi. Per goderne di quelle 13 camere ricavate dalle cellette dei frati, dotate di ogni confort ma arredate con mobili d’epoca siciliani e suppellettili originali di famiglia; oppure delle sei suite o ancora dei cinque cottage. E non solo suggestioni visive, c’è molto più anche per il palato.

Nel ristorante “Don Eusebio”. Alla cui regia siede il giovane chef ragusano Beppe Cannistra (foto sopra). Ventinove anni, con esperienze accanto a chef stellati, quale Cracco tanto per fare un nome, dove ha appreso tutti i segreti della pasta e poi un veloce ritorno alle radici nella fucina di Ciccio Sultano, a ripensare la “sua” cucina siciliana. Che qui si esalta restando in quel quell’inamovibile ambito di storia e cultura contadina dove gli ingredienti evadono dalla banalità dei luoghi comuni, “il pesce freschissimo, gli ortaggi a km zero…” qui tutto ha un nome e un cognome, persino un pedigree, specie quando si parla di cereali, quelli della tradizione contadina, recuperate, salvate e coltivate in uno dei tanti lotti della proprietà e persino salvati e messi in mostra.


Salvatore Mancini presenta la sua Granoteca

Nella “Granoteca” inaugurata nella struttura e divenuta essa stessa luogo di visite, curiosità, cultura e apprendimento della storia rurale (qualche nome: il russello, la tumilia, ma anche i ceci ridotti a granaglie, l’orzo, il farro, la lenticchia locale, il farro, la Veccia o la fava cottaia).
“Una ricerca la mia cucina – spiega con orgoglio e determinazione lo chef Cannistra – che parte dai sapori della tradizione familiare, i piatti dell’ infanzia come la trippa della nonna, il pesce di Scoglitti ed i savoiardi fatti in casa serviti con il caffè. Una tradizione, alla base della quale sta il ritorno al grano con le sue nobili varietà locali”.

I doni di Demetra, all’Eremo della Giubiliana, non sono solo questi. Vi si può aggiungere tra le offerte un altro piccolo paradiso botanico, l’“Eco trekking” al “Parco dei Mulini”, un sito protetto e oggetto di un tentativo e totale recupero, ristrutturazione e rivalutazione di undici piccoli mulini medievali. Un’escursione a totale contatto con la natura degli altopiani Iblei, tra spettacolari essenze arbustive tipiche della macchia mediterranea, platani, sambuchi, tamerici, ecc., lungo le rive delle fiumare incassate nella roccia calcarea.

Insomma l’idea è, ed è stata, chiara. Quella di voler realizzare un grande “Disneyland della storia” nel cuore della Sicilia. Sempreché questa definizione non la spogli dagli abiti talari della sua dignità storica e culturale.

Stefano Gurrera