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L'azienda

Giuseppe Russo: fare vini sull’Etna, questione di prospettiva

25 Settembre 2012
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Dice di essere diventato vignaiolo per compassione e non per passione.

Giuseppe Russo è uno dei protagonisti del rinascimento dei vini siciliani sulle pendici dell’Etna. Ma è anche un uomo molto umile e determinato che ama il silenzio. Fino al 2003 non aveva mai pensato di dedicarsi alla viticultura. Laureato in lettere e diplomato in pianoforte, di mestiere avrebbe voluto fare l’insegnante o il ricercatore all’università. La prematura scomparsa del padre Girolamo, venuto a mancare mentre lavorava in vigna, ha cambiato le sue priorità. Vendere l’azienda paterna o diventare vignaiolo? Decise così di raccogliere il testimone paterno trasformando le sue vigne nella sua personale sinfonia. Perché il mestiere del vignaiolo ha molto a che fare con il proprio modo di vedere il mondo e le persone. Qualcuno potrebbe osservare che fare il vino rappresenti addirittura la propria  maniera di essere. E’ una questione di prospettiva, di profondità dello sguardo. Giuseppe ha saputo guardare avanti in cerca di nuovi orizzonti sul filo della memoria paterna. Oggi imbottiglia Etna Rosso in tre versioni a partire dall’annata 2005. In pochi anni con l’aiuto dell’enologo Emiliano Falsini ha dato vita a piccoli capolavori enologici.“Ma se non fosse stato per Marc De Grazia, Andrea Franchetti e Frank Cornelissen – dice al telefono – che mi hanno incoraggiato e consigliato oggi sarei altrove”.

E’ stato tra i primi a sposare appieno l’idea dei cru, vinificando separatamente diverse zone dello stesso vigneto. Quali sono le difficoltà di produrre vini nelle pendici dell’Etna?
“Sull’Etna la differenza è data sia dal suolo e sia dall’altitudine. Le problematicità sono legate soprattutto alla difficoltà di meccanizzare le vigne: la maggior parte dei lavori vengono fatti a mano. Il Nerello Mascalese, poi, ha una maturazione piuttosto tardiva rispetto ad altri vitigni siciliani: ad ottobre diventa più difficile portare in cantina un’uva che sia perfettamente sana e matura. Ci sono poi difficoltà legate alla pioggia che, a volte, è impietosa e rende più complicato il nostro lavoro. Ma in questo mestiere bisogna assumersi sempre dei rischi”.

Si parla molto del risorgimento dei vini sulle pendici dell’Etna. Cosa mancava in quella zona che adesso c’è? 
“Mancava una consapevolezza della qualità e delle potenzialità dei nostri vini che adesso è presente. Una consapevolezza che si basa anche sulla convinzione che i vini dell’Etna, dove la vite ha sempre trovato un ambiente ideale in cui svilupparsi, sono il frutto di una tradizione vitivinicola tra le più antiche al mondo. E’ importante, poi, che nel bicchiere traspaiano le caratteristiche del terroir in cui questo vino nasce. Io sono un giovane produttore ancora in fase di sviluppo e assestamento: spero però di distinguermi sempre più per la produzione di etichette valide”.  

E’ un convinto sostenitore dell’agricoltura ecosostenibile. Lavora in regime biologico certificato, ma non lo scrive sull’etichetta. Come mai?
“ In generale penso che la bravura di un’artista, di un creatore di un qualcosa derivi dal prodotto che riesce a realizzare. E’ il prodotto che deve parlare. La mia, forse, è una convinzione un po’ ingenua ma ritengo che la qualità di un prodotto deve venir fuori non da una etichetta accattivante ma dalla sua bontà, dalla sua essenza. Mi piacciono le etichette pulite con poche informazioni. Comprendo bene che certi mercati  hanno bisogno di informazioni maggiori sul vino: magari anche io, tra un po’ di tempo, cambierò opinione al riguardo. Ma sarebbe un po’ come tradirmi. Penso che viviamo in un mondo in cui vige una eccessiva informazione, dove tutto deve essere esternato e dove la sostanza spesso si perde per strada. A volte il silenzio può dire molto di più delle parole”.

Sembra che il vino apprezzi la sinfonia n.41 di Mozart. Due enogastronomici viennesi sostengono che la musica classica tra i filari e in cantina cambi il sapore del vino che diventa più buono. Cosa pensa di quest’esperimento?
 “L’idea di creare una filodiffusione tra le vigne, la possibilità di poter passeggiare sentendo musica classica mi affascina soprattutto per gli effetti distensivi che produrrebbe sulle persone che lavorano nelle vigne e per il clima distensivo che la magia della musica sarebbe in grado di creare. Sugli effetti che le onde sonore possono avere sul lievito che migliora il processo di fermentazione sono però un po’ scettico. E’ comunque un fenomeno da studiare e perché no anche da sperimentare”.

Rosa Russo

 
Azienda Girolamo Russo
Località Passopisciaro (Ct)
Via Regina Margherita, 78
Tel.0942 983142
 www.girolamorusso.it