Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'azienda

Gli “Incroci Manzoni” che vivono ancora oggi: la scommessa (vinta) della Conte Collalto

13 Giugno 2016
Principessa_Isabella_Collalto Principessa_Isabella_Collalto


(La principessa Isabella Collalto de Croy)

di Michele Pizzillo

Alla fine, la caparbietà di un gruppo di insegnanti, con il sostegno corale di aziende, enti pubblici, ma anche di piccoli e grandi contributi economici di centinaia di ex allievi della Scuola Enologica “Cerletti” di Conegliano Veneto ha permesso l’allestimento del “Museo Luigi Manzoni” dedicato all’illustre scienziato che insegnò qui dal 1912 al 1958 e fu anche preside della più antica scuola enologica d'Italia. 

Dal suo lavoro di ricerca, in particolare lo studio degli apparati radicali della vite, si ebbe la possibilità di realizzare vigneti più resistenti, senza rinunciare però alla personalità di un grande vino. Fu così che nacquero i celebri “Incroci Manzoni”. E proprio per ricordare questo grande dell’enologia nazionale, è consigliabile spostarsi solo di qualche chilometro da Conegliano, per raggiungere a Susegana, la “Principessa del Prosecco”, così è conosciuta in zona Isabella Collalto de Croy, titolare delle Cantine Conte Collalto, a quanto è dato di sapere, unica azienda che ancora coltiva, e con successo, 4 degli Incroci Manzoni “superstiti”.  Anche perché in questa azienda il professor Manzoni aveva condotto i suoi  primi esperimenti in vigna.

La Conte Collalto è una delle più antiche aziende agricole italiane: risale al 958, quando Berengario II, allora Re d’Italia, affidò al genero antenato della famiglia Collalto, Conte Rambaldo I, la Contea di Lovadina con prati, pascoli, boschi e vigneti. L’azienda, che si estende su 250 ettari, di cui 150 vitati (90 ettari a Prosecco superiore Docg), dal 2007 è guidata da Isabella, primogenita del Principe Manfredo Collalto, dopo un percorso professionale come interprete permanente presso la Commissione dell’Unione Europea e presso altre istituzioni comunitarie a Bruxelles che porta a missioni in tutto il mondo.
In questo decennio di guida al femminile, la più grande azienda vitivinicola per estensione nell’area docg del “Prosecco Superiore Conegliano Valdobbiadene”, ha continuato nel rigoroso programma di reimpianto dei vigneti, finalizzato al raggiungimento di un equilibrio vegeto-produttivo ottimale del patrimonio vitato, adottando anche forme di allevamento della vite meno produttive. Anche perché questa cantina trasforma solo uve di sua proprietà, producendo mediamente 850 mila bottiglie all’anno, di cui 550 mila di Prosecco superiore. Nello stesso tempo, dice Isabella Collalto de Croy, “abbiamo accelerato sulla sostenibilità ambientale potenziando la nostra centrale elettrica per sfruttare al massimo le fonti energetiche rinnovabili e continuando nella politica di miglioramento del patrimonio ambientale attraverso una gestione colturale oculata nel rispetto della biodiversità locale”.  


(Il Castello e il Vigneto)

Tutto questo ha permesso di produrre vini eleganti e di buona bevibilità, oltre che valorizzare sia la tipicità delle uve, sia le potenzialità del territorio. Aggiunge orgogliosa la “Principessa del Prosecco” : “Facciamo vini che non rincorrono le mode, ma restano sempre di moda”. Con al centro il vitigno Prosecco, “cavallo di battaglia” dell’azienda, declinato in più versioni: tranquillo, frizzante e spumante (brut, extra-dry e dry millesimato). Altro punto di forza della cantina è la gamma dei vitigni “Incrocio Manzoni”, sperimentati proprio in questa azienda da Luigi Manzoni, che oggi permettono di produrre il Manzoni bianco (incrocio di Pinot bianco e Riesling Renano), vino importante e ricco di profumi. Curiosissimo è il Manzoni Rosso 2.15 (incrocio di Prosecco e Cabernet Sauvignon), vino raro e di ottima struttura. Seducente è il Manzoni Moscato – uva aromatica frutto dell’incrocio tra Raboso e Moscato d’Amburgo – alla base di uno spumante elegantissimo, dall’incantevole colore rosato, dal bouquet profumatissimo ma dal palato leggermente amaro. Raro e ricercato è il Manzoni Rosa, così chiamato dal colore della buccia, in realtà è un vino bianco aromatico, grazie ai fiori del Traminer, e fresco, grazie al Trebbiano. Il Verdiso, poi, è un curioso e delicato vitigno a bacca bianca storicamente presente sulle colline di Conegliano, molto valorizzato da Conte Collalto. La gamma degli autoctoni si completa  con il curioso rosso Wildbacher, che da un vino speziato e molto colorato, portato nell’800 dalla Stira da Ottaviano Collalto.


(La cantina)

A  completare la gamma dei vini Conte Collalto ci sono il fruttato Chardonnay, l’elegante Pinot grigio, il Cabernet, un raffinato Merlot, vinificati in modo da preservare la freschezza del loro frutto. Il ricco Cabernet Riserva Torrai, infine, impreziosisce la gamma dei vini fermi: prodotto da un’attenta selezione delle migliori uve di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Carmenère, prodotte sulla collina di Torrai adiacente al Castello di San Salvatore dove ha sede la cantina Conte Collalto.


(Prosecco Collalto)

Risale agli inizi degli anni ’90, invece, la scelta di produrre anche vini frutto di sapienti assemblaggi del migliore raccolto di ogni singola vendemmia. Con il “Vinciguerra, Colli di Conegliano rosso docg 2010”, a base di Cabernet, Merlot e Marzemino, leggermente amabile e ruffiano che ha debuttato al recente Vinitaly, lo strutturato Rambaldo VIII, un vino deciso che nasce dall’attenta unione di uve Merlot, Cabernet Sauvignon e Refosco: un blend secco per un vino da meditazione.