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L'azienda

I “vini senza fretta” di Terrazze dell’Etna conquistano gli chef: “Puntiamo sui bianchi”

21 Maggio 2021
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di Alessia Zuppelli

Correva l’anno 2008 quando l’enologo Riccardo Cotarella propose alla famiglia Bevilacqua di realizzare non uno spumante dell’Etna, bensì uno spumante prodotto sull’Etna, ovvero sperimentare sul terroir etneo la magia del metodo champenoise con i vitigni atti alla spumantizzazione per eccellenza, Chardonnay e Pinot Nero.

Proprio il fascino dell’attesa è il filo conduttore che lega, dai fermi agli spumanti, tutta la produzione in biologico di Terrazze dell’Etna. L’idea, nelle parole di Alessia Bevilacqua, è quello di offrire un vino senza fretta: “Non abbiamo mai messo fretta al vino, gli lasciamo tempo”. Fra i primi a credere nella potenzialità dei “vini senza fretta” fu il ristorante La Pergola di Roma, guidato dallo chef patron Heinz Beck. Ne è rimasto totalmente folgorato lo chef Alessandro Borghese. Al gourmand più attento che ha avuto modo di cenare al ristorante milanese di quest’ultimo “Il lusso della semplicità” non sarà sfuggita certamente la bottiglia personalizzata di Terrazze dell’Etna dal logo inconfondibile a forma di grappolo.

Dall’acquisto delle prime vigne in contrada Bocca d’Orzo, al restauro rurale di piante di più settant’anni sono passati già quattordici anni. Un amore paesaggistico per quell’architettura etnea disegnata da terrazze e terrazzamenti che porta alla passione di identificare ogni etichetta non con il nome della Contrada, ma con un nome rappresentativo del territorio. “Non facciamo vini di contrada perché l’idea è quella di fare dei vini che mantengano il loro stile a prescindere dall’annata. Devono rappresentare l’idea che abbiamo per quel vino. Tant’è che i nomi lo dimostrano così come “Carusu”, il vino più sincero, il mio preferito, indica un vino giovane e fresco, da primo approccio, e “Cirneco” un rosso elegante che richiama la personalità austera e mansueta allo stesso tempo del cane da caccia del territorio etneo”, dichiara Alessia.

Mentre tutti i vini rossi, Carusu, Cirneco, e il Pinot Nero in purezza affinano in grandi botti di tonneaux e almeno due anni in bottiglia, per i bianchi si assecondano le caratteristiche dei vitigni impiegati utilizzando esclusivamente acciaio. Il primo fra i bianchi è stato “Ciuri” nel 2012, vino prodotto dalla vinificazione in bianco del Nerello Mascalese. Un vino piacevolmente profumato, da qui il nome, che si classifica in cima alle vendite insieme agli spumanti, grazie anche alla sua unicità che permette di inserirsi nei mercati esteri senza particolare concorrenza. Il secondo è “Ciniri” nato nel 2017 dalla volontà di produrre un vino bianco più tradizionale e di scommettere sulla filosofia a trazione bianchista dell’Etna.

“Il Nerello Mascalese ci affascina ma il vino bianco rappresenta il futuro dell’Etna per le sue caratteristiche di longevità e grande espressività, sia da Carricante che da Mascalese vinificato in bianco – prosegue Alessia – Crediamo nel potenziale del Carricante, e rispetto ai rossi che hanno già trovato una loro strada, il bianco ancora è in cerca di una sua identità chiara. Per questo motivo, ci vogliamo concentrare nella sperimentazione sui bianchi, dal punto di vista delle tecniche di vinificazione, dell’affinamento, etc”. Partiti da una piccola produzione, di neanche duemila bottiglie, adesso Terrazze dell’Etna è un’azienda che scommette, dunque, sulla sperimentazione dei bianchi e nel proseguire la produzione d’eccellenza qualitativa degli spumanti millesimati. Una produzione di alta qualità sì, ma riservata a un mercato ampio e pronto a degustare la piacevolezza dei vini prodotti sul Vulcano: “La mia sommelier? Mia mamma. Faccio assaggiare a lei e alle sue amiche il vino per avere un parere più sincero e che possa incontrare il gusto di un più ampio pubblico possibile. Inutile che piaccia solo a me o a un ristretto giro di tecnici”.

Terrazze dell’Etna
Località Bocca d’orzo – Randazzo (Ct)
T. 328 6175952
www.terrazzedelletna.it