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L'azienda

Il Taurasi anarchico di Luigi Tecce

21 Ottobre 2011
luigi-tecce luigi-tecce

di Fabio Cimmino

Nato e cresciuto in una famiglia di viticoltori da generazioni, Luigi Tecce (nella foto) sembrava indirizzato a tutt’altro destino.

Il 20 Marzo 1997, la morte del padre lo richiama improvvisamente alla terra ed alle sue origini contadine. Siamo sulla destra del fiume Calore, esposizione lato sud, in un ettaro dove dimorano ceppi molto vecchi, si parla del 1930, di viti allevate nella classica forma della raggiera avellinese. Seguirà un nuovo impianto nel 1998: un fazzoletto di vigna in un’area particolarmente vocata per l’aglianico taurasino, tra Paternopoli e Castelfranci, di fronte Montemarano.

Oggi sono quattro gli ettari di proprietà. I terreni hanno natura prevalentemente argillosa con esposizione a sud tra i 500 ed i 550 metri sul livello del mare. La fermentazione avviene in tini di legno ed il vino affina, successivamente, in barriques di allier e troncais. Prima di applicare la fascetta della Docg Luigi imbottigliava il suo aglianico in due differenti versioni, entrambe come Irpinia IGT. Poliphemo incarna opulenza, grassezza e muscolarità, Satyricon è, invece, il suo volto più elegante e femminile. Un solo interprete per assecondare le caratteristiche delle diverse annate. Solo nel 2003 sono state prodotte entrambe, nel 2004 solo il Satyricon, nel 2005 il solo Poliphemo, il primo ad inaugurare il nuovo e definitivo corso in veste di Taurasi. Le prime tre annate (2000/2001/2002) non sono state commercializzate e, pertanto, non etichettate.
Luigi che ne conserva una piccola riserva personale le ha, semplicemente, identificate ciascuna con una dedica speciale, destinandole alle rare degustazioni verticali organizzate per far conoscere ed apprezzare il suo meraviglioso aglianico. In questo momento trovate in commercio il millesimo 2007.

Un Taurasi irruento che chiede di essere aspettato. Il campione degustato ha rivelato una struttura ed una corpo davvero notevoli. Un frutto carnoso e succoso innervato di mineralità e di un’evidente speziatura mutuata dal legno ancora in assorbimento. Fiori e liquirizia arricchiscono il suo complesso e tumultuoso profilo olfattivo. Al palato è letteralmente devastante con i suoi tannini affilati e la tensione acida a sostenere la dinamica della beva contrastando un alcol generoso e robusto.

Liquido scalpitante di energia in divenire. Un Taurasi anarchico come nello stile del personaggio schivo e riservato ma allo stesso tempo assolutamente indipendente, fuori da ogni schema o forma di convenzione e conformismo “enologico”.