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L'azienda

“Io, ex ingegnere, adesso produco vini e oli”: Mario Di Lorenzo racconta Feudo Disisa

16 Maggio 2021
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Immersa in un paesaggio di grande bellezza, come testimonia il significato della parola araba che le dà il nome, “Aziz”, in italiano “La splendida”, l’Azienda Agricola Disisa si estende per circa quattrocento ettari nel territorio di Monreale, in provincia di Palermo.

Ci troviamo più precisamente a Grisì, in un antico feudo, a presidio della Conca d’Oro, situato ad un’altitudine di 400-500 metri sul livello del mare. A gestire l’azienda è la famiglia Di Lorenzo che, dopo svariate vicissitudini intrecciate alla storia della Sicilia e delle sue dominazioni, la acquistò nel 1867. Da allora le generazioni che si sono avvicendate l’hanno trasformata in una delle realtà della viticoltura e dell’olivicoltura più apprezzate dell’isola. Ne abbiamo parlato con Mario Di Lorenzo, che ci ha ospitati in azienda, aprendoci le porte e accompagnandoci tra gli ulivi e le vigne: “Siamo un’azienda multi-colturale – racconta – qui uliveti e vigneti si mescolano. Ci troviamo nell’area della Doc Alcamo e Doc Monreale per quanto riguarda la produzione vitivinicola, mentre per la produzione olivicola ricadiamo nel comprensorio della Dop “Val di Mazara””.

(Il panorama)

Un’azienda storica che ha attraversato diverse fasi e subìto tante trasformazioni: “Negli anni ’30 – dice – producevamo un Cataratto che venina venduto al nord Italia e nel sud della Francia come vino da taglio. Si trattava di un mercato molto florido. Basti pensare che la vecchia cantina, oggi dismessa, poteva contare su vasche dalla capacità di mille ettolitri ciascuna. Era anche un vino di grande qualità, persino Luigi Veronelli, dopo aver visitato l’azienda, ne scrisse auspicandosi che prima o poi potesse essere imbottigliato e venduto. Negli anni ’70 iniziò poi una nuova fase. In collaborazione con l’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia venne avviata una sperimentazione ad ampio raggio. L’azienda venne scelta per verificare l’adattamento dei più importanti vitigni nazionali ed internazionali ai terreni siciliani. Vennero piantate varietà come lo Chardonnay, il Müller Thurgau, il Pinot Nero e Grigio che, grazie al clima e alle caratteristiche del terreno, trovarono in questo luogo il loro habitat ideale. Fu così che iniziammo a produrre uve e a venderle alle grandi cantine sociali”.

(Il baglio)

Tutto cambia, ancora una volta, nei primi anni del duemila quando si decide di realizzare una nuova cantina e di avviare una produzione propria, firmata Feudo Disisa: “Mi piace dire – ricorda – che io “ero” un ingegnere. Dico “ero” perché il mio ingresso in azienda avviene proprio contestualmente all’inizio dei lavori per la nuova cantina e da quel momento non me ne sono più andato. Era un sogno che avevamo sempre avuto e che finalmente si realizzava”. Mentre ci spostiamo da un punto all’altro dell’azienda Mario Di Lorenzo non lesina aneddoti e ricordi. Ci mostra il baglio, una volta abitato dalla famiglia, che ospita ancora oggi una piccola Chiesetta e un forno che, un tempo, sfamava gli operai che lavoravano in campagna.

(Le vigne)

Il passaggio tra i filari diventa poi l’occasione per parlare dell’attuale produzione vitivinicola: “Dopo anni di sperimentazione abbiamo impiantato dei vitigni, alcuni dei quali altamente rappresentativi del nostro territorio, che in questi anni ci hanno regalato tante soddisfazioni. Oggi produciamo circa dieci tipologie di vino: i monovitigni Nero d’Avola e Grillo. I cosiddetti Cru, “Terra delle fate”, dalla varietà Fiano, “Vuarìa”, dal Nero d’Avola, “Roano”, dal Syrah, “Daliah”, dallo Chardonnay e “Tornamira”, un blend di Syrah, Merlot e Cabernet Sauvignon. E ancora la linea Stars che include il monovitigno “Adhara”, da Syrah, e il blend “Chara”, da Cataratto lucido e Insolia. Ed infine una vendemmia tardiva da Grillo, il “Krysos”, e un metodo classico che verrà commercializzato a breve”. Circa quattromila ettolitri per ogni nuova vendemmia, conservati in vasche d’acciaio e a temperatura controllata. Un lavoro fatto di tanti piccoli accorgimenti necessari per preservare e trasferire in bottiglia la qualità ottenuta in campagna. I vini Disisa vengono commercializzati sia in Italia che all’estero, con una buona fetta di mercato che ricade in Sicilia prevalentemente nel settore horeca.

(L’uliveto)

Oltre al vigneto, che conta circa 150 ettari, l’azienda può vantarne altri 160 destinati a pascolo e seminativo e 90, invece, di uliveto. Circa diecimila piante tra le quali spiccano, nella parte più antica dell’azienda, degli ulivi centenari di varietà Cerasuola. A questi si aggiungono anche altri impianti più moderni di Biancolilla e Nocellara del Belìce. “In casa Disisa – prosegue Mario – la storia dell’olio è parallela a quella del vino. Anche se, paradossalmente, il primo tra i due ad esser stato commercializzato è stato proprio l’olio, nel 1997. Nel 2005 abbiamo costruito un frantoio aziendale incrementando ancor di più la bontà del nostro prodotto. Questa soluzione ci consente di avviare la molitura anche a due ore dalla raccolta. Realizziamo un’estrazione a ciclo continuo a freddo e, da qualche anno, filtriamo per preservare la qualità del nostro extravergine”. Il risultato di questo lavoro, che cura ogni fase della filiera, è racchiuso in tre etichette diverse: un monocultivar di Cerasuola, un Cerasuola in purezza biologico, e un blend ottenuto dalle tre varietà presenti in azienda. Tre oli delicati, ma dal gusto deciso che provengono da una raccolta sempre più anticipata: “Solitamente iniziamo i primi di ottobre – spiega – in quanto in una zona collinare, come questa, le olive maturano dopo. Il nostro intento è quello di continuare in questa direzione a vantaggio della qualità”.

(La chiesa)

Ai monocultivar e al blend si aggiungono, inoltre, anche gli oli aromatizzati a base di agrumi, basilico, rosmarino, peperoncino e aglio di Nubia. Un totale di 32.000 litri prodotti nel 2020 commercializzati prevalentemente all’estero e in una piccola percentuale, circa il 10%, in Sicilia, venduto presso enoteche e botteghe o direttamente in azienda.
Ultimato il tour aziendale ci soffermiamo a discutere delle differenze tra vino e olio a proposito di comunicazione e consapevolezza dei consumatori: “La comunicazione dell’olio – dice Mario Di Lorenzo – è indietro di almeno trent’anni. Oggi anche chi non ha una grande conoscenza del vino sa cos’è un vitigno e un territorio. Un’alfabetizzazione è avvenuta. L’olio, invece, è ancora concepito come un costo. La prima dinamica che scatta è quella del prezzo. È assolutamente necessario intraprendere un percorso di crescita culturale. Sento parlare di carrello dell’olio già dal 1997 ma, ad eccezione di qualche stellato, sono in pochi i ristoratori che lo propongono. Servirebbe una campagna importante di comunicazione e di coinvolgimento dei consumatori. L’olio è innanzitutto un prodotto che fa bene, è l’ingrediente base della dieta mediterranea. Basta un assaggio per comprendere la differenza tra un extravergine industriale uno di qualità. Il primo passo sarebbe quello di fare in modo che tutti possano vivere l’esperienza di un confronto tra le due tipologie di prodotto”.

Christian Guzzardi

Feudo Disisa
Contrada Disisa, sp 30, km 6
Grisì, Monreale (Pa)
T. 091 6127109
www.feudodisisa.com
info@vinidisisa.it