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L'azienda

La svolta di Castello La Leccia nel cuore del Chianti: “Così cambierà la nostra storia”

09 Giugno 2020
Guido_Orzalesi Guido_Orzalesi

Se nessuno ne parla, anche un angolo di paradiso come Castello La Leccia, che si trova a Castellina in Chianti e quindi nel cuore del Chianti Classico, può passare inosservato.

Eppure è una splendida dimora incorniciata da un paesaggio che lascia senza parole e, oltretutto, con una storia che inizia nel 1077 e un susseguirsi di eventi che ha visto come protagonisti anche i Ricasoli. Senza dimenticare che Giuliano Daddi – ne acquistò la proprietà nel 1920 -, ne ha fatto un’azienda vocata a valorizzare il territorio in tutta la sua biodiversità. Francesco, l’ultimo erede di Giuliano Daddi, che ne acquistò la proprietà nel 1920, creando anche l’azienda Castello La Leccia, dall’estate scorsa ha venduto all’imprenditore svizzero Rolf Sonderegger che ha affidato a Guido Orzalesi, manager di lunga esperienza nel settore vinicolo, l’incarico della gestione e del rilancio della struttura di accoglienza e dell’azienda agricola. E, Orzalesi, si è subito messo al lavoro partendo dalla comunicazione perché di cose di cui parlarne ce n’è veramente tanta, partendo dalla bellezza del luogo per arrivare ai vini che sono già interessanti, ma hanno bisogno di qualche tocco migliorativo. Tant’è vero che il primo intervento ha interessato la vigna – 14 ettari in produzione, più 6 di nuovo impianto, quasi tutti collocati a 500 metri di altitudine – abbandonando il cordone speronato per il sistema a Guyot, con l’obiettivo di avere a disposizione uva matura da trasformare in vino elegante.

Ha sottolineato Orzalesi nel corso della degustazione virtuale: “Voglio vini eleganti, vini che affascinano per la loro freschezza e che invoglino a consumarla la bottiglia, una volta aperta. Non mi interessa il grado alcolico, ma la perfetta maturazione delle uve”, in primis di Sangiovese che sono i privilegiati di La Leccia. E, la degustazione è iniziata proprio con un vino che avresti voluto finirla da solo la bottiglia, il Vivaio del Cavaliere, Igt Toscana rosso del 2018. E, questo, ha fatto molto felice il direttore di Castello La Leccia perché con Sonderegger, che con la sua Kisler produce micromisurazioni e sensori, si è impegnato di trasformare Castello La Leccia in azienda leader del Chianti Classico. I presupposti ci sono tutti, la superficie – 170 ettari, ma due dozzine vitati coltivati con i sistemi dell’agricoltura biologica -, la tutela del terroir, il rispetto per il Sangiovese che non sarà mai utilizzato a fare cose che non è in grado di fare, cura del vigneto e della cantina, attenzione per la pulizia e, dalla bottiglia deve essere versata solo eleganza, freschezza e i profumi delle colline chiantigiane.

E, visto che dal racconto di Guido abbiamo capito che mister Sonderegger ha molto a cuore il welfare dei suoi collaboratori, la nuova guida di Castello La Leccia potrebbe essere sempre sotto pressione per fare sempre meglio e, comunque, non è un problema dato l’esperienza di Orzalesi. La struttura di accoglienza, infatti, ospiterà molti dipendenti della Kisler, che così avranno modo di socializzare – non possono farlo quando lavorano perché sono sparsi per il mondo -, per godere di cibo e vino toscano, per rinfrancarsi in una sorta di paradiso in terra. Perciò deve aver cura di ogni dettaglio anche per fargli ricordare, quando saranno lontani, la bella vita che si può trascorrere in Toscana. Tra una chiacchiera e l’altra, dai calici sono passati tre vini di punta di Castello La Leccia: il Vivaio del Cavaliere, il Chianti Classico docg e Bruciagna che è un Chianti Classico gran selezione perché le uve provengono solo dalla vigna Bruciagna, che lo chef Andrea Provenzani del ristorante Il Liberty di Milano, ha abbinato rispettivamente ad una tartelletta calda allo stracchino mortadella e pistacchi, ai maccheroni con pomodori picchio pacchio basilico n’duja e ricotta dura e, la gran selezione, al pastrami di angus cipolle bbq e patata soffiata alla senape.

Vivaio del Cavaliere Igt Toscana rosso 2018

Uvaggio prevalentemente di Sangiovese (75%) e poi Malvasia nera (22%) e Syrah (3%) per questo rosso di pronta beva e di facile abbinamento con molti piatti non solo toscani anche se come aperitivo accompagnato da formaggio e prosciutto è veramente imbattibile. Può essere il classico vino da tutti i giorni, anche per il costo contenuto. Al naso è fruttato con prevalenza di sentori di marasca e leggere note floreali. Al palato è fresco, molto pulito, leggero, piacevolmente fruttato e con tannini morbidi. Ne sono state prodotte 10.000 bottiglie.

Chianti classico Docg 2017

La vendemmia 2017 è stata un po’ complicata nella zona del Chianti però a La Leccia hanno azzeccato il tempo di raccolta delle uve Sangiovese e il risultato è un prodotto con un bel profumo prevalentemente fruttato, sostenuto da una piacevole nota di rosmarino. Vino di ottima bevibilità, dal sorso lineare, fresco, con la presenza alcolica ben integrata nella struttura del vino e un tannino dolce nonché un finale che indugia sul fruttato. La produzione è stato di 20.000 bottiglie ma la capacità può arrivare a 50.000 bottiglie.

Bruciagna Chianti Classico Docg gran selezione 2015

E’ ancora giovane questa gran selezione che ha appena iniziato il percorso per dimostrare cosa potrà offrire a chi sa apprezzare i grandi vini. L’eleganza, comunque, si avverte già al naso, con i profumi floreali, seguiti da note di caffè, vaniglia, pepe verde e rosmarino. L’entrata in bocca è potente, accompagnata da una bella spinta fresco-tannica e una persistenza da un bel tenore alcolico. Matura in barrique e tonneau di legno francese per 30 mesi ed è un vino che può invecchiare per un bel po’ di anni. E’ stato prodotto per la prima volta nel 2011 e, il vigneto, ha una potenzialità per 10.000 bottiglia; di questa vendemmia ne sono state prodotte solo 3.000 bottiglie.

Michele Pizzillo