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L’etichetta perfetta per il vino: “Difficile, ma deve sempre comunicare un territorio”

19 Marzo 2019
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La nostra intervista a Valeria Agosta Costanzo che ha da poco vinto il premio Etichetta del'anno al concorso del Vinitaly: “Vi svelo perché abbiamo pensato alla polvere di lava” 


(Valeria Agosta)

La vedi, la senti al tatto, ne percepisci anche i profumi. 

La nuova etichetta del Contrada Santo Spirito Etna Rosso 2015 di Palmento Costanzo ha vinto il premio “Etichetta dell'anno 2019” al concorso del Vinitaly. Un'idea geniale quella di Valeria Agosta, supportata da Spazio Di Paolo di Mario Di Paolo, che ha ideato e pensato un'etichetta con vera polvere di Etna. Più territorio di così, è davvero difficile. Valeria racconta di questo progetto mentre si trova a Dusseldorf, al ProWein. “L'etichetta perfetta è sempre difficile da realizzare – dice – Speri sempre in cuor tuo che quel progetto alla fine si riveli vincente e perfetto, ma devi pensare e ripensare. E poi devi avere un grafico che ti supporta e che condivide anche le tue “follie”, insomma che veda la bontà di un'idea”. Valeria sin dall'inizio aveva pensato ad un'etichetta che potesse rappresentare il Vulcano: “Ma non volevo l'Etna stilizzato o colorato come già se ne vedono decine – dice – Ho pensato alla polvere del Vulcano, una condivisione empaticamente trasmessa. E fin dai primi momenti ho capito che era una scelta vincente. Era un modo per comunicare immediatamente il nostro territorio, una cosa che ti “portasse” virtualmente sull'Etna, non solo con l'immagine grafica, ma anche con le sensazioni tattili e i profumi. perché l'etichetta profuma davvero di basalto”. La polvere dell'Etna viene prelevata direttamente sul Vulcano. Poi viene lavorata per essere ridotta a grana finissima e preparata per essere incollata sull'etichetta: “Si tratta, a guardarla, di un'etichetta molto semplice – dice Valeria – Ma l'effetto della polvere, della colata lavica, è davvero straordinario”. 

Palmento Costanzo si trova a 700 metri d'altezza in contrada Santo Spirito, nella frazione di Passopisciaro. Sono circa 14 gli ettari vitati in cui si coltivano Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante e Catarratto, vitigni autoctoni che nei secoli hanno fatto la storia di questo territorio vocato alla viticoltura. La coltivazione delle vigne antichissime, alcune delle quali oltrepassano il secolo di vita, è effettuata in regime biologico. E proprio sulle vigne storiche, Valeria svela un progetto: “Stiamo pensando ad imbottigliare un vino pre-fillossera – spiega – Abbiamo una particella a piede franco e realizzeremo un vino da contrada Feudo di Mezzo. Sarà una chicca in tiratura limitata”.

G.V.