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L'azienda

“La valigia di Bacco” cresce e progetta: “Ora la formazione del personale e la ricerca”

25 Ottobre 2017
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(Rosario Greco – ph Salvo Mancuso)

Raccontare il vino siciliano attraverso piccole aziende, realtà di produzioni bio e naturali. Artigiani del vino che interpretano il territorio in modo unico.

Più che un’azienda commerciale o di distribuzione, Rosario Greco parla della sua “Valigia di Bacco”, come una azienda che fa ricerca. Studi a Milano, dove ha vissuto per 27 anni, poi il ritorno alle origini, in Sicilia, per questo imprenditore di 42 anni che nel 2013 mette su dal nulla una avventura che oggi fattura un milione di euro e vende qualcosa come 15-20 mila bottiglie al mese. La sede è a Torre Archirafi, siamo a Riposto, un tempo conosciuto come il porto dell’Etna, e la scelta, ovviamente non è casuale, visto il ruolo che i vini del vulcano stanno giocando negli ultimi anni. Greco rappresenta trenta cantine che vengono commercializzate esclusivamente nei 500 ristoranti con cui mantiene i rapporti, badando a non sovrapporre le etichette, a non creare ripetizioni, a far sì che un vino non si trovi ovunque ma che diventi sempre una sorpresa per il cliente.

Ma la vendita del vino non è l’unica mission. La valigia di Bacco offre anche servizi alla ristorazione: a partire dalla creazione delle carte dei vini, e poi c’è la formazione del personale di sala, l’organizzazione di eventi a tema. “Sempre più locali – dice Greco – si rivolgono a noi per la carta dei vini, siamo noi a far magazzino e quindi evitiamo ai ristoratori la necessità di tenere in cantina decine di bottiglie, che rappresentano un costo notevole”. Finora la crescita degli ultimi quattro anni. E il futuro? “Intanto perfezionarci nella formazione del personale – continua Rosario Greco –. Chi lavora nelle sale dei ristoranti subisce delle rotazioni troppo veloci: perché la formazione dia i suoi frutti la permanenza deve essere di almeno due anni”. Non si ferma neanche la attività di ricerca: “Vogliamo trovare nuove piccole aziende siciliane, magari, chissà, con qualche incursione nel resto d’Italia. Anche se continuo ad essere certo del fatto che i nostri vini non abbiano nulla da invidiare a quelli prodotti nel resto del mondo”.

Marco Volpe