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L'evento

“Il segreto per vendere vini negli Stati Uniti? Non chiamateli con nomi di fantasia”

31 Luglio 2015
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Leonardo Lo Cascio, il fondatore di Winebow racconta i segreti del mercato statunitense: “Ci vogliono nomi che comunichino immediatamente l'appartenenza ad un determinato territorio”
 

(Leonardo Lo Cascio)

La formula per esportare il vino italiano in Usa? La “recita” a memoria Leonardo Lo Cascio, fondatore di Winebow.

 L’incontro, organizzato da Cronache di Gusto, si è svolto al Golf Resort Il Picciolo di Castiglione di Sicilia ed ha visto, tra il numeroso pubblico intervenuto, tantissimi produttori dell’Etna ascoltare con attenzione le parole di Lo Cascio che ha intitolato, simpaticamente, la conferenza “Ve la do io l’America”.
Lo Cascio, ambasciatore d’eccezione del vino italiano negli Stati Uniti è il fondatore di Winebow, una delle più importanti società d’importazione e distribuzione di vino negli Usa.

L’America per Lo Cascio rimane una ghiotta opportunità. E questo lo spiega mostrando alcuni dati interessantissimi: Nel 2014 il fatturato del vino era di quasi 54 miliardi, 36 al dettaglio, 18 nei ristoranti. Il consumo di vino degli americani è notevolmente salito nel giro di pochi anni. Lo Cascio, infatti, mostra come in appena otto anni, si è passati da quasi 14 bottiglie di vino a testa per gli americani a quasi 15. Che sembra un cambiamento minimo, ma che in realtà dimostra una crescita incredibile, soprattutto avvenuta in poco tempo.

Ma Lo Cascio avverte: “Oggi il mercato americano per quanto concerne il settore vino, si presenta come un mercato maturo e in espansione. Ma rimane comunque un mercato molto complicato e che mantiene le sue logiche, spesso antiquate”.
E Lo Cascio ha ricostruito la storia di questo mercato che, fino al 1990 vedeva la presenza di 400 mila tra ristoranti e negozi di vino e 7 mila distributori. Oggi sono 550 mila i ristoranti ed i negozi di vino, ma i distributori sono appena 700.

Nonostante si tratti del mercato più esteso e dinamico al mondo, le possibilità di export business negli Stati Uniti sono limitate da un sistema legalmente antiquato, ancorato a misure restrittive che sono state ideate per fronteggiare un rapporto con l’alcol che risente nei paesi di matrice anglosassone di un certo squilibrio. “Il vino, e l’alcol in genere, è l’unica materia per cui è stata scomodata la Costituzione americana per ben due volte, nel 1920 con il proibizionismo e tredici anni dopo con la fine di quest’ultimo”.

La situazione odierna risente di un sistema monopolistico e fortemente regolamentato che limita l’accesso ma le possibilità di esportare e vendere vino in America sono comunque importanti”. In ogni caso, il 13 per cento del vino del mondo viene consumato negli Stati Uniti. Si tratta di un dato non indifferente.
“In questo panorama, le possibilità per i vini italiani e in modo particolare per i vini siciliani sono concrete”, ha detto Lo Cascio.

La stampa e i professionisti del settore statunitense, sono sempre più affascinati e conquistati dai vini siciliani ma è il momento di incrementare i consumi del fruitore americano medio. Per farlo, secondo Lo Cascio, i produttori di vino devono evitare di ricorrere a nomi di fantasia nelle etichette ma esprimere con chiarezza e semplicità il nome della varietà con cui è prodotto il vino. Far conoscere e comunicare la zona e l’eventuale microzona di provenienza. Raccontare il mondo da cui proviene. Un mondo, che nel caso dei vini siciliani, è ricchissimo, di miti, di storie e di storia.

C.d.G. 

ALCUNE IMMAGINI DELLA CONFERENZA