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L'iniziativa

“Terra Madre” è il trionfo dell’arte e delle eccellenze enogastronomiche siciliane

08 Settembre 2017
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L'evento si è tenuto al Charleston di Mondello, la borgata marinara di Palermo

di Manuela Zanni

“Abitiamo il paradiso, ma non ci curiamo di saperlo”. Con questa citazione di Fedor Dostoevskij si conclude il cortometraggio Terra Madre, prodotto dalla Fondazione Tommaso Dragotto, con la voce narrante di Giancarlo Giannini, la regia di Pucci Scafidi, testi e sceneggiatura di Lorenzo Matassa e musiche di Giuseppe Milici la cui proiezione è avvenuta nella terrazza del ristorante Charleston di Mondello, la borgata marinara di Palermo.

E a giudicare dalla vista possiamo affermare che lo scrittore russo aveva proprio ragione. L’occasione è stata offerta dalla serata dedicata all’arte e al cibo, evento che si inserisce nel calendario dei festeggiamenti per il 50esimo compleanno del Charleston che ha come obiettivo quello di celebrare l’Isola tramite le sue eccellenze. Il docufilm racconta una storia vera tratta dal libro fotografico di Dragotto “Sicily My Life” ed è un emozionante omaggio alle eccellenze agroalimentari e artistiche dell’isola. La voce di Giancarlo Giannini accompagna lo spettatore in questa toccante fuga, tra poesia e letteratura, svelando incantevoli scorci del territorio siciliano. Dalla Valle dei Templi alle saline di Mozia fino al parco archeologico di Segesta passando attraverso la scoperta di alcuni prodotti tipici del territorio tra cui il cappero di Salina, il pane nero di Castelvetrano e l’uva Zibibbo di Pantelleria. L’insieme di questi elementi rendono “Terra madre” un inno alla bellezza di un’isola indimenticabile.

Non a caso, dopo la proiezione del cortometraggio, seguito da un breve intermezzo musicale di Giuseppe Milici, l’armonicista jazz che ha collaborato alla colonna sonora del corto, è stata la volta dei presìdi Slow food grazie alla partnership con la Condotta Slow Food Palermo il cui fiduciario Mario Indovina si è detto “molto felice di prendere parte ad una serata il cui filo conduttore è la valorizzazione delle eccellenze di un territorio in cui  troppo spesso vengono dimenticate”. 

Alcuni presidi Slow Food sono stati sapientemente declinati all’interno dei piatti del menù proposto dal nuovo chef del ristorante, Santino Corso e dalla sua brigata di cucina come pane nero di tumminia “cunzato”, pane nero di Castelvetrano con cipolla di Giarratana, cubi di Vastedda del Belìce con conserva di tardivo di Ciaculli, crostini con alici marinate e pomodoro siccagno, sfincione  bagherese con caciocavallo, panini al pistacchio di Bronte con Mortadella Cinisara, solo per citarne alcuni. Durante la cena lo chef  ha anche preparato dal vivo alcuni piatti come una calamarata con crema di Fagiolo Badda e soutè di Cozze selvagge con Aglio di Nubia, Cipolle di Giarratana e Pistacchio di Bronte e una tartara di carne Cinisara con Capperi di Salina.

A chiudere in dolcezza pastine di gelo di melone. In abbinamento ai piatti sono stati proposti i vini della Cantina Cusumano. Citando Federico II di Svevia  è proprio il caso di dire “Non invidio a Dio il paradiso perché sono ben soddisfatto di vivere in Sicilia”.