Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'iniziativa

Incontrarsi alla Coop con le bollicine Ferrari e il salmone siciliano

17 Giugno 2013
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Marcello Lunelli e Calogero Sardo 

Salmone di Sicilia? Mai sentito, forse. Epperò, molti e inconsapevoli, lo hanno già degustato.

 Questa scoperta è’ stata un po’ la chicca che ha sorpreso i molti gourmet tra la calca gonfiatasi venerdì sera in un angolo dell’ IperCoop del Centro Commerciale Katanè di Gravina di Catania nell’ ambito di una rassegna chiamata “Incontr…in Coop”. Rassegna che si articola in quattro eventi partoriti da un progetto della stessa Coop e mirato a “promuovere la qualità, anzi i prodotti che si ritiene siano buoni -come spiega Lucio Rossetto amministratore delegato IperCoop Sicilia- e farli conoscere ad un pubblico sempre più largo affinché li valorizzi e poi li compra. Con un meccanismo semplice ma efficace, far incontrare i produttori di eccellenza sviluppando un’idea precisa, quella di selezionare queste preziosità tra i produttori siciliani per metterli in contatto con altri produttori italiani al fine di creare non un confronto ma una sorta di simbiosi, un legame, una sintonia che magari si manifesti anche come un perfetto abbinamento”.

Così, per le “eccellenze” del secondo incontro, si sono trovati difronte, e in perfetta sintonia, i trentini delle cantine Ferrari (spumanti) con Marcello Lunelli a raccontare le sue bollicine, e quelli agrigentini dell’azienda di Alta Marea (tonnellate di affumicati tra tonno, pesce spada e salmone …di Sicilia), rappresentata da uno dei tre soci fondatori, nonché direttore commerciale Calogero Sardo, azienda già affermatasi nel mercato italiano e decisamente lanciata ad allargare i propri confini e conquistare nuovi mercati europei e presto anche quelli sudamericani. “La cultura “del pesce affumicato” sta crescendo molto in Italia e soprattutto in Sicilia – precisa Lillo Sardo – compreso il salmone, fino a poco tempo fa esclusiva prerogativa delle cucine nordiche e alimento caratteristico delle feste invernali. Oggi questi prodotti li vendiamo tutto l’anno e si prestano molto per sfiziosi antipasti, inusuali abbinamenti con frutta e agrumi e persino mousse di formaggi e ci fanno capire come sia netta e in espansione l’ evoluzione di un gusto per sin troppo tempo molto legato alle ricette tradizionali. E che inoltre stimola abbinamenti ponderati e spesso azzeccati come quello di stasera con le bollicine Ferrari”.

Già “Ferrari”, un brand prestigiosissimo tra le folle della grande distribuzione. Un accostamento che sembra quasi un ossimoro…e invece? “invece è un matrimonio che funziona benissimo – sentenzia Marcello Lunelli direttore enologo delle cantine nonché vice presidente del gruppo – anzi “deve” funzionare perché orma la grande distribuzione controlla l’ottanta per cento del mercato del vino in Italia. Negli anni ’80, papà e gli zii, hanno creduto molto in questa forma di commercio del vino e ci hanno visto bene. E questo ci ha imposto di strutturare l’azienda come due aziende separate in cui una che lavora dedicandosi al target e alle dinamiche dei consumatori della Gdo e la seconda attenta al mercati tradizionali, quali i ristoratori, i bar con offerte di prodotti millesimati e dal gusto più evoluto ma sempre rispettando lo stile e la filosofia di Ferrari, azienda ritornata unica ma declinata in diverse forme secondo i canali di volta in volta da sviluppare. E la grande distribuzione sarà sempre più importante anche per mantenere il passo sui mercati esteri in cui questa forma di consumo è sempre più riscontrabile nel Dna del consumatore europeo”.

E anche in quello siciliano aggiungiamo noi: percezione in parte sancita da quest’evento e gli abbinamenti che ne sono nati. Ma qui ci verrebbe il sommelier dei sentimenti per descriverli. Oltre ai prelibatissimi profumi degli affumicati dell’ azienda Alta Marea e le prestigiose bollicine Ferrari ad esalarsi sono stati la gioia la spensieratezza e la giocondità di chi aveva in mano piatti e calici capaci di obnubilare ogni tomento di una crisi chi lì sembrava non albergasse.

Stefano Gurrera