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L'iniziativa

La “Campania felix” che non ti aspetti nei calici: tasting con tre autoctoni

10 Luglio 2019
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In degustazione i vini prodotti con uve Pallagrello, Casavecchia, Caprettone del Vesuvio


(Vigneti di Casa Setaro)

di Michele Pizzillo, Milano

Dell’iniziativa “Autoctoni a Milano” va segnalato, secondo noi, il coraggio di chi ha avuto questa idea e, cioè, Carlo Schettino, inventore di Winedrops, per l’impegno di portare all’attenzione degli operatori milanesi del settore, vini ottenuti da vitigni autoctoni dalle grandi potenzialità non ancora completamente espresse e l’innovativa formula del conto vendita con consegna del prodotto entro 48 ore. 

Due scelte sicuramente molto difficili e, crediamo, che Schettino ne sia consapevole. Però, a quanto pare, non demorde, visto che dopo l’appuntamento di “Campania Felix” con la proposta di vini ottenuti da tre vitigni campani – Pallagrello, Casavecchia, Caprettone del Vesuvio – ha programmato incontri che avranno come protagonisti vitigni presenti nelle vigne della provincia di Venezia, in quella di Verona e nelle Marche. Al primo incontro il titolare di Winedrops ha proposto i vini della Cantina di Lisandro, fondata da Rosa Fusco e Almerigo Bosco che a Castel Campagnano, nel 2006 hanno impiantato 10 ettari di vigneto a Pallagrello e Casavecchia. Si tratta di vitigni che il bisnonno di Rosa, Alessandro Fusco, che iniziò a produrre vino nel 1907, conosceva bene e che  i suoi eredi hanno voluto riprendere dopo 100 anni.  Mentre da Trecase, comune alle pendici del Vesuvio, all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio, Schettino ha portato i vini di Casa Setaro, creata nel 2005 da Massimo e Mariarosa Setaro che oggi può contare su 12 ettari di vigna di Piedirosso, Aglianico, Falanghina e di quel vitigno di cui possono vantare il rilancio e, cioè, il Caprettone. 


(Cantina di Lisandro)

Con Cantina di Lisandro e Casa Setaro, l’immersione in quella che è ritenuta la Campania Felix e in vitigni di cui spesso si perde memoria perché poco comunicati, è stata totale perché i vini degustati hanno solo bisogno di essere conosciuti meglio. Come, nel caso della Cantina di Lisandro, la scoperta dei vitigni Pallagrello e Casavecchia. Il Pallagrello, così chiamato perché produce uva – sia a bacca bianca, sia a bacca nera – con acini dalla forma sferica quasi simili a piccole palle, e nell’Ottocento era reputato tra i vitigni più pregiati della Campania. Ci pensò la fillossera a provocarne una rapida scomparsa, nonostante i suoi pregi. Il Pallagrello è rinato a partire dalle metà degli anni '90; ritornando in auge per la sua vigoria oltre ad assicurare vini molto tipici, con buona acidità, gusto ampio e, nel caso dei rossi, anche abbastanza tannico. Come, per esempio, il bianco Lancella 2017, ottenuto da uve Pallagrello bianco in purezza, che alla degustazione evidenzia una sapidità intensa, ben sorretta da una buona spalla acida. Il Nero di Rena 2015, invece, è ottenuto da Pallagrello nero coltivato su suoli sabbiosi, con la maturazione che avviene parte in acciaio, parte in legno e parte in anfora; profuma di piccoli frutti scuri e ha cenni floreali di bella eleganza. Il Terzarulo 2017 è il blend autoctono di casa, con l’utilizzo di uve Pallagrello nero e Casavecchia: si presenta con un bouquet speziato e intensi sentori di violetta, more, carruba e pepe; in bocca è ricco e piacevole, oltre che con una piacevole tannicità e un’ottima sapidità.

Il vitigno Casavecchia è probabilmente quello citato da Plinio il Vecchio nel XIV libro della Naturalis Historia e alla base della produzione del vino bevuto dai legionari dell'antica Roma. Da queste antiche uve, attualmente si produce il doc “Casavecchia di Pontelatone” – nelle tipologie “Rosso” o “Riserva” -, che richiede un affinamento di due anni (uno in legno) per il primo e di tre anni, di cui almeno 18 mesi in legno, per il secondo. Ma, anche, Cimmarino Casavecchia igp Terre del Volturno 2017, di colore rosso rubino intenso, tendente al granato con l'invecchiamento, il Casavecchia è un vino secco, sapido, giustamente tannico, morbido e di buon corpo.

Di Casa Setaro va subito ricordato il Caprettone del Vesuvio (il nome dovrebbe derivare dalla forma del grappolo, simile alla barbetta della capra; oppure dal fatto che i primi coltivatori fossero i pastori), vitigno che i coniugi Setaro hanno rilanciato qualche anno fa e, di questo, vanno ringraziati perché è un vitigno prettamente vesuviano e permette di avere vini bianchi freschi, sapidi, profumi agrumati e di fiori di campo. Tant’è che alla degustazione milanese, con Schettino, i Setaro hanno pensato all’esaltazione del Caprettone in purezza come il Munazei Lacryma Christi del Vesuvio doc 2018 dal timbro territoriale inimitabile insieme a profumi di piccoli fiori di campo, finocchietto selvatico e agrumi. In bocca è un vino piacevole, fresco, vivace e caratterizzato da qualche sentore tendente al salato. La produzione non supera le 10.000 bottiglie. E Pietrafumante Caprettone spumante metodo classico 2016 vinificato in acciaio, affinato 30 mesi sui lieviti che permettono lo sviluppo di profumi di frutta secca, crosta di pane e note agrumate. In bocca è fresco, fine, elegante e vivacizzato da un perlage elegante e persistente. Bello anche il colore, giallo paglierino brillante con riflessi verdolini. La produzione di Casa Setaro è completata da Lacryma Christi riserva Don Vincenzo ottenuto da uve Piedirosso in purezza, dalla Falanghina Campanelle e, della linea Munazei, Lacryma Christi rosso e Lacryma Christi rosato.