Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'iniziativa

Lino Maga, il vignaiolo del Barbacarlo: un docufilm omaggia il mito dell’enologia italiana

06 Aprile 2022
Maga-Lino_2_Giuseppe-Maga-botte-Barbacarlo Maga-Lino_2_Giuseppe-Maga-botte-Barbacarlo

Sarà presentato in anteprima a Vinitaly 2022, presso il padiglione Mipaaf, alle 10,30 di Mercoledì 13 Aprile, il docufilm “Maga Lino. Un contadino. Una terra. Il coraggio”.

Si tratta di un omaggio dedicato a Lino Maga, il vignaiolo del vino Barbacarlo, scomparso ad inizio 2022, nella sua città di Broni (Pavia), all’età di 90 anni. Il prodotto editoriale è un tributo ad un produttore che ha fatto epoca, che ha segnato la storia della viticoltura italiana ed oltrepdana in particolare. Grazie alla sua ostinata e positiva convinzione di fare qualità è diventato negli anni (quella del 2021 è stata la sua 84esima vendemmia) un simbolo per il mondo del vino, uno dei protagonisti assoluti della viticoltura del Bel Paese. Il suo Barbacarlo è oggi assurto a mito dell’enologia italiana: mai uguale a sé stesso, coerente con l’annata e in continua evoluzione in bottiglia. Un rosso controcorrente e libero. Proprio come Maga Lino, come amava presentarsi. La produzione del docufilm è firmata da Il Quattro – Studio di Idee, società di comunicazione con sede a Garlasco (Pavia), specializzata in food & wine, con la regia di Ermanno Bidone, visual storyteller con all’attivo diversi progetti a livello internazionale e la collaborazione tecnica della società Storytells di Massimiliano Serra. La presentazione si terrà presso il padiglione Mipaaf in occasione del prossimo Vinitaly alla presenza del sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Gian Marco Centinaio.

ALL’INIZIO UNA SOLA VOCE, QUELLA DI LINO. POI IL CAMBIO DI ROTTA…
Stefano Calvi, giornalista che da anni di occupa di enogastronomia e socio titolare de Il Quattro, ed Ermanno Bidone accarezzavano l’idea di raccontare la storia di Lino da qualche anno. Da quando, grazie al loro lavoro da giornalisti, sono entrati in contatto con lui. E se scrivi, filmi e racconti di questa terra, l’Oltrepò Pavese, è impossibile che non ti capiti di parlare di vino. Una faccenda millenaria da queste parti, un’economia fiorente per molto tempo. E se racconti di vino, qui, è impossibile non imbattersi in lui. Al di là della retorica, delle belle parole, del romanticismo fine a se stesso, “Qui c’è un patrimonio da salvare, le terre dei nostri avi, fa male vederle abbandonate”, diceva Lino. La sua testimonianza è preziosa, perché dimostra che un Oltrepò diverso è possibile, anche se sempre più difficile, incartato, azzoppato e buttato via dalla burocrazia.
“Dopo alcune interviste, lo scorso anno, con l’amico e collega Ermanno Bidone abbiamo deciso che non si poteva più procrastinare: Lino stava per compiere 90 anni, il tempo a nostra disposizione iniziava ad affievolirsi. Questo documentario, in prima battuta, avrebbe dovuto avere una sola voce. La sua. Immaginavamo una sorta di testamento che, quando non ci sarebbe stato più, avrebbe raccontato e ispirato i giovani, a cui lui teneva tantissimo e che non mancavano mai nei suoi racconti. E invece le cose sono andate diversamente. La sua salute ha iniziato a vacillare e non c’è più stato modo di realizzare quell’ultima intervista. La notizia della sua scomparsa mi ha raggiunto nel periodo di feste natalizie. Abbiamo perso una grande occasione, pensai. Insieme ad Ermanno, iniziammo a riascoltare le registrazioni fatte negli ultimi anni. Di materiale ce n’era. Venne fuori questa idea di usarlo, questo materiale. Mettendolo in dialogo con alcune persone che lo avevano conosciuto e che avrebbero potuto svelarci particolari inediti della sua vita e del suo pensiero, o anche solo testimoniare l’importanza del suo messaggio”.

(Carlin Petrini)

Chi sono questi personaggi legati indissolubilmente all’intramontabile figura di Lino Maga? Il figlio Giuseppe, che porta avanti non solo un’azienda ma, più importante, un pensiero di genuinità e attaccamento alla terra. Claudio Rinaldi, giornalista, Direttore Responsabile della Gazzetta di Parma e biografo di Gianni Brera, grande amico e supporter di Lino, a cui diceva sempre, come ricorda Rinaldi, “mola no al mas”, non mollare, parlando della battaglia legale per veder riconosciuta l’esclusività del suo Barbacarlo. Ottavia Vistarino, la contessa “vignaiola” di Rocca de’Giorgi, il giovane presidente della Fivi Alessio Brandolini, Walter Massa, il vignaiolo dei colli Tortonesi, altro grande estimatore e amico di Lino. E Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, che ha saputo tratteggiare la figura dell’amico Lino con rara maestria, inserendola nel contesto, epocale, della transizione verso un mondo nuovo

(Walter Massa)

UNA SUCCESSIONE DI QUADRI E DIALOGHI, TRA BIANCO E NERO
“Questo non è un racconto, didascalico, della vita di Lino, l’ho pensata più come a una sorta di successione di quadri. E di dialoghi. Tra lui e le persone che lo hanno conosciuto, l’hanno amato e apprezzato. – spiega il regista, Ermanno Bidone – E sono tanti, troppi, davvero. Ci è dispiaciuto non poter raccogliere altre testimonianze, ma il tempo è tiranno. Perché prima che un vignaiolo, un contadino, come amava definirsi con orgoglio, Lino era un filosofo, un poeta. E come tale era riconosciuto, almeno, in tutta Italia, dai suoi grandi estimatori ed amici Gianni Brera e Luigi Veronelli, tanto per citare i più famosi. I suoi ritratti, spesso avvolti dalle spire di fumo delle sue amate bionde, li ho realizzati negli ultimi anni. Scorrono sopra le sue parole, volutamente senza una corrispondenza precisa. Sono in bianco e nero, per marcare uno stacco di tempo tra la sua voce e quella delle altre figure. Le altre riprese sono state realizzate negli ultimi mesi tra Pollenzo, San Zenone al Po e, ovviamente, Broni. Nelle vigne storiche, con Giuseppe Maga, che ringrazio per la sua umanità e disponibilità, nell’enoteca di via Mazzini e in cantina, dove con il collega Massimiliano Serra abbiamo ripreso l’ultimo travaso del Barbarbacarlo 2021. E abbiamo avuto anche il privilegio, assoluto, di assaggiarlo dalla botte”. Appositamente le immagini di questa storica lavorazione in cantina sono state registrate utilizzando le tecniche del passato, quelle tanto osannate ed amate da Lino Maga.

IL SOTTOSEGRETARIO GIAN MARCO CENTINAIO: “MAGA E’ STATO UN VISIONARIO E UN RIFERIMENTO PER L’OLTREPO’”
“Lino Maga è stato un visionario, un personaggio unico e un punto di riferimento non solo per l’Oltrepò Pavese, ma anche per tutto il mondo del vino italiano”, ricorda il senatore Gian Marco Centinaio, sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali. “È stato molto di più di un vignaiolo, è stato un artista, un poeta, e d’altronde come usava dire lui stesso ‘il vino, quello vero, è poesia’. In occasione della presentazione del docufilm che ripercorre la sua vita mi piace citare un’altra frase ‘Chi fa vino genuino è benefattore dell’umanità’. ‘Il signor Barbacarlo’ è diventato un emblema del legame con la terra, con il proprio territorio e la tradizione. Per la sua storia è stato un esempio di coraggio, di chi non si arrende. Ha riempito i calici della sua passione. È stato e sarà un modello da seguire per le nuove generazioni e per tutti coloro che sono convinti che un altro Oltrepò sia possibile. Valorizzare la nostra terra e renderla grande: questa è la missione con cui ci ha lasciato”. Questo, insomma, è un omaggio a una persona, umile come tutti i grandi, che ha lasciato un’impronta profonda in questa terra ma soprattutto nel mondo del vino italiano. Per fissare parole, pensieri e idee da cui, vogliamo sperare, possa germogliare qualcosa di nuovo, perché il vino, per dirla con Lino, “è una cosa seria”.

C.d.G.