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L'intervento

“Aiutiamo i produttori: beviamo un Moscato d’Asti del 2019. Vi spiego perché”

14 Dicembre 2020

di Daniele Cernilli, DoctorWine

Un famoso produttore di Moscato d’Asti che ha la sua cantina a Canelli mi ha telefonato molto preoccupato qualche giorno fa.

“Con il mercato americano fermo ho ancora diverse migliaia di bottiglie di Moscato d’Asti del 2019. Farò molta fatica a venderle, anche perché ora quasi tutti mi chiedono il 2020 e il vino dell’anno scorso rischio di doverlo dare a quattro soldi”. Se me lo ha detto lui è probabile che il problema ci sia anche per altri produttori, e questo nonostante una corposa azione promozionale che il Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti ha messo in piedi prendendo come testimonial Alessandro Borghese, lo chef mediatico, che personalmente peraltro trovo molto simpatico ed efficace. Si vede che non basta, o comunque non è sufficiente per promuovere il consumo del Moscato d’Asti, che è prodotto in prevalenza da cantine medio piccole.

È un peccato e i motivi sono diversi. Il principale è che si tratta, come sapete, di un vino leggero, aromatico, dolce, appena mosso e delizioso, ma che ha spesso delle sorprendenti capacità di tenuta nel tempo. Alcuni produttori, come Ca’ d’ Gal, propongono addirittura delle versioni con diversi anni di invecchiamento, che rappresentano dei veri vertici qualitativi per la denominazione. Ma anche cantine più grandi, come Batasiolo, Fontanafredda, Coppo, e tanti altri fanno Moscato deliziosi. E che dire di quelli de La Spinetta, di Dogliotti, di Saracco, che si fanno bere a secchiate anche da chi non è un particolare appassionato di vini.

Il Moscato d’Asti, insomma, è un vino dai profumi fragranti e dalla bevibilità irresistibile, leggero e dalle sorprendenti capacità di evoluzione nel tempo e, soprattutto, adattissimo ad abbinare i dolci delle prossime festività, Panettone in primis. Allora faccio un appello, del tutto disinteressato peraltro perché come potete facilmente osservare sul nostro sito non c’è alcuna attività promozionale dietro a quello che sto affermando. Quest’anno proviamo a bere un Moscato d’Asti del 2019, che in questo momento è perfetto e dà il meglio di sé. Facciamolo da appassionati, innanzi tutto, rendendo giustizia a un vino semplicemente piacevole, senza tante pretese, ma che rappresenta una tradizione unica nel suo genere. Ed è molto più buono di quanto ci si possa immaginare.

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