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L'intervento

La carta? “Scegliamola con il marchio Fsc”. Anche per le etichette del vino

29 Settembre 2021
giuseppe_butera_auroflex giuseppe_butera_auroflex

di Giorgio Vaiana

La parola d’ordine ormai è sosteibilità.

Ovunque. Lo sviluppo “green” è ormai una tematica che non deve essere mai trascurata. Non solo nelle produzioni in sè, ma anche per quello che ruota, poi, attorno alla trasformazione di un prodotto, fino al suo packaging. Così anche le etichette del mondo del vino strizzano l’occhio alla tematica della sostenibilità. Ne abbiamo parlato con Giuseppe Butera, general manager di Auroflex, l’azienda di Alcamo in provincia di Trapani specializzata nella produzione di etichette. “La tendenza è ormai quella – dice Butera – Ossia produrre in maniera quanto più ecologica possibile. Quindi, facendo anche riferimento a una sorta di economia cirolare, di gestire al meglio le emissioni di Co2 in atmosfera e di arrecare meno impatto possibile all’ambiente”. Ormai è un tema sempre più di attualità, scoperchiato, usando un termine magari un po’ improprio, con il protocollo di Kyoto (poi ratifcato con gli accordi di Parigi) in cui viene chiesto ai paesi che lo hanno firmato di “stressare” il meno possibile la Natura. “Insomma da qui è partito un ragionamento su tutto quello che riguarda la produzione, soprattutto di plastiche e carta – dice Butera – e quindi fare in modo che queste produzioni siano ecosostenibili ed ecocompatibili”. Come si sa, la carta è il prodotto della lavorazione della cellulosa: “E in precedenza – spiega Butera – non ci si curava poi così tanto di quanti alberi venivano abbattuti per produrre cellulosa. Anche il mondo della politica, diciamo, ha chiuso spesso un occhio”.

(Giuseppe Butera)

Ma oggi non è più così. “Oltre a tutta una serie di direttive comunitarie – spiega Butera – che comprendono anche delle premialità per quelle aziende che dimostrano una certa attenzione nei confronti del proprio territorio e del rispetto ecologico, la carta non viene più realizzata con il disboscamento selvaggio delle foreste presenti in natura, ma vengono creati dei siti appositi”. Una sorta di “vivaio” dove vengono allevati gli alberi che poi serviranno a produrre la cellulosa e quindi la carta: “Adesso si è sviluppata la produzione di carte che possono fregiarsi del marchio Fsc”. Ma cos’è? Fsc è l’acronimo di Forest Stewardship Council. Si tratta di una certificazione internazionale, indipendente e di parte terza, specifica per il settore forestale e i prodotti – legnosi e non legnosi – derivati dalle foreste. Il Forest Stewardship Council è una Ong internazionale senza scopo di lucro che ha dato vita ad un sistema di certificazione forestale riconosciuto a livello internazionale. La certificazione ha come scopo la corretta gestione forestale e la tracciabilità dei prodotti derivati. “Si tratta di una garanzia per il consumatore finale che quella etichetta, per fare un esempio, o quel packaging, sono realizzati con carta prodotta da foreste controllate”. Perché per ogni albero che viene tagliato per produrre cellulosa, ne vengono piantati decine. “Questa certificazione, oggi – spiega Butera – è quanto mai richiesta soprattutto all’estero”. Ma attenzione. Per poter inserire il logo Fsc all’interno dell’etichetta, è necessario che tutta la filiera sia certificata. “Noi, come Auroflex, abbiamo iniziato la procedura per chiedere la certificazione”. Dal punto di vista economico, queste carte ottenute da foreste controllate hanno un costo leggermente superiore, “ma i benefici per l’ambiente sono incredibili”, sostiene Butera. Che poi aggiunge: “Sul mercato si trovano carte che non provengono solo dalla lavorazione della cellulosa – dice – ma per esempio vengono realizzate con le polveri prodotte nelle industrie che lavorano il marmo, oppure dall’erba dei prati. Così come c’è la possibilità di ottenere una carta dalle fibre naturali al cento per cento prodotte in natura, come la canna zucchero o il cotone. Insomma le alternative esistono”. Ma in Italia, ancora, non c’è questa sensibilità e attenzione sulla tematica di rispetto dell’ambiente: “Nel nostro paese, però, se ne sente sempre più parlare e questo è un bene – conclude Butera – All’estero è un tema iniziato un po’ prima. Ormai si va in questa direzione. Tutte le industrie devono produrre i loro prodotti avendo sempre meno impatto negativo sull’ambiente”.