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L'intervento

Vinitaly, no grazie. Dopo Pellegrino il parere di alcuni produttori

06 Dicembre 2011
produttori produttori


Da sinistra Salvatore Ajello, Giuseppe Benanti, Marc De Grazia,
Diego Cusumano, Salvatore Di Gaetano e Fabio Sireci

Il parere di alcuni produttori siciliani sulla presenza a Verona Fiere e sulla scelta di Pellegrino di non parteciparvi. C’è chi manca già da alcune edizioni e chi invece vede il Vinitaly come vetrina di richiamo.

Salvatore Ajello delle Cantine Ajello, dice: “Personalmente non facciamo il Vinitaly da due anni, la mia azienda non partecipa. L’agenzia che si occupa della distribuzione classica organizza incontri con i buyers con una festa particolare che si svolge ogni anno a Verona. “Non partecipare al Vinitaly è un modo per compensare i costi con una comunicazione mirata sul territorio nazionale. L’interesse si va spostando sempre più verso il mercato estero a discapito di quello interno”.

Anche Giuseppe Benanti condivide la scelta dell’azienda Pellegrino, manifestando la sua indecisione alla partecipazione. “È una scelta saggia – dice – è difficile non condividere una scelta come questa, i costi che le aziende della nostra regione devono sostenere, sono molto elevati, e rispetto al capitale investito, il rendimento è basso e il ritorno non c’è. Si possono organizzare incontri diretti coi buyer, investendo molto meno, ecco perché capisco la decisione della Pellegrino e di altre aziende che hanno deciso di non partecipare.”

Mite il parere di Diego Cusumano che afferma: “Per delle aziende storiche come la Cusumano e la Pellegrino, il Vinitaly non è più un’occasione per fare business, bensì un momento per incontrare gli importatori, per presentare le nuove annate. Malgrado i costi, ritengo che sia ancora una vetrina importante, in quanto la più importante in Italia, ma è solo un fatto strategico, che certamente non ha un ritorno in termini economici, ma in termini di comunicazione e pubbliche relazioni.

Di parere contrario invece Salvatore Di Gaetano di Firriato che afferma: “La decisione dell’azienda Pellegrino, mi coglie di sorpresa – e continua -. Per noi il Vinitaly è sempre una manifestazione che mantiene la sua efficacia in territorio nazionale, se si deve rinunciare a qualcosa, bisognerebbe iniziare dalle manifestazioni che si svolgono all’estero”.

Fabio Sireci di Feudo Montoni, afferma: “Per me il Vinitaly si deve fare, poiché è come se fosse un bar virtuale del mondo, è quel punto che in quel momento ci vuole. Sarebbe ancora meglio un “Sicilitaly” per promuovere incrementare le vendite in territorio siciliano – e continua -. Il Vinitaly è soddisfacente, è un punto fermo per incontrare le persone in un determinato momento dell’anno. Anche se è vero che quest’anno c’è stato un aumento dei costi, il ritorno c’è. Non bisogna intenderla come una fiera old style ma come un momento d’incontro del terzo millennio. Incontrare cinquecento, seicento persone in un’unica occasione è sicuramente un gran vantaggio.

Marc De Grazia vede il Vinitaly un appuntamento a cui non mancare in quanto termometro del mercato. “Per me finché non ci sarà un evento a livello nazionale più importante il Vintaly rimane sempre una manifestazione con un suo peso e una sua importanza, a livello di comunicazione e di pubbliche relazioni. Quindi non condivido la scelta di Pellegrino. Anzi ha un suo ritorno in termini di comunicazione e contatti”.