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L'intervento

“Vino naturale” in etichetta, Maule: “Serve una certificazione”; Dettori: “Solo un cliché”

15 Ottobre 2020

di Marco Sciarrini

L’indicazione vinonaturale in etichetta può suggerire l’idea di un vino di qualità più alta. 

E’ quanto è emerso dal parere di Dg Agri presso la Commissione Europea, in merito al sempre più diffuso utilizzo in etichetta della dicitura di vino naturale (leggi questo articolo). C’è il rischio che l’uso del termine naturale induca il consumatore in errore. Abbiamo raccolto le prime impressioni da chi in Italia è paladino dei Vini Naturali, Angiolino Maule e Alessandro Dettori.

Alla luce del parere della Dg Agri quali sono le sue prime impressioni?
Maule: “Non sono documentato, (la risposta ci prende un po’ di sorpresa per la verità), ma da quello che ho sentito hanno ragione loro. Si, perché tutto questo (la dicitura di naturale) deve essere documentato. E per documentarlo ci deve essere un disciplinare, un piano controlli che certifichi quello che si sostiene in etichetta, altrimenti hanno ragione loro, è una pubblicità ingannevole. Per essere chiamato naturale è necessario dimostrarlo, se non in grado di fornire la sua naturalezza è una pubblicità ingannevole e quindi punibile. Un disciplinare chiaro che elimini tutte le possibilità di brogli da pesticidi, da prodotti di sintesi, insetticidi, antibotridici, che tolga ogni dubbio attraverso un piano controlli che certifichi che in cantina non vengano utilizzati lieviti selezionati, additivi, etc. che non arrivi dalla cantina, solo quando può dimostrare questo, e questo lo può dimostrare quando c’è un disciplinare”.

Dettori: “Per la verità a me ha un po’ stancato la querelle sul discorso del vino naturale, la naturalità del vino è nel processo, la qualità deve essere nel processo, nel metodo, deve essere una scelta non commerciale. Io per scelta sto ben attento anche a proporre i miei prodotti come vini naturali, è necessario parlare di vino, nel momento in cui tu vai ad aggiungere degli aggettivi qualificativi, naturale, barricato, invecchiato, del metodo che tu persegui, sono tutte sovrastrutture che distolgono l’attenzione da quello che c’è nella bottiglia, il frutto del proprio lavoro, sembrerà banale ma è così, così puoi scegliere il vino da acquistare, dopo entriamo in sintonia e parliamo di come è stato fatto, l’aggettivo naturale identifica solo il metodo del processo, perché devo dire ad esempio che è biologico o biodinamico prima che lo abbia assaggiato ed apprezzato?

Ma è possibile iniziare il processo di documentazione in breve tempo?
Maule: “Ci vuole poco per farlo. Basta mezz’ora. Ci si siede e si realizza, ma è necessario parallelamente realizzare un potente piano controlli che certifichi quello che stiamo dicendo. Un ente super partes, che nel nostro caso è Valoritalia, un ente di professionisti che certifica la corrispondenza con il disciplinare. Solo quando si procerà a questo cambiamento si potrà scrivere in etichetta Vino Naturale, ed avrà un senso, altrimenti diventa come dicono questi signori qua (Dg Agri), ed hanno perfettamente ragione, pubblicità ingannevole.

Ma mettiamoci nei panni di un consumatore non troppo informato che vuole acquistare un vino. Come fa a scegliere non sapendo e non conoscendo?
Dettori: “E’ vero. Però se fai delle scelte che comportano la messa in discussione del 99% delle scelte fatte dagli altri, dove nei vini naturali ci sono altre componenti come quelle etiche, morali, lo fai per te stesso prima di tutto e quindi non ti serve come bandiera, non metti il cartellone fuori, altrimenti è una scelta commerciale. Se è una scelta personale tu la comunichi alla tue enoteca, al tuo distributore, ai tuoi agenti, scelte che devono essere consone con quelle che hai fatto in campagna, in vigna in cantina. Nel momento in cui ne fai una bandiera, uno strumento commerciale ci sono delle leggi e quelle vanno rispettate”.

Secondo il suo parere sarebbe utile avere un disciplinare e dei relativi controlli?
Dettori: “In linea di massima per come siamo messi no. Se l’aggettivo naturale lo affianchiamo al prodotto finito non sono d’accordo, potremmo parlare di vignaioli naturali, la naturalità collegata al mestiere, certificare metodo e processo. La certificazione se rimane come solo atto burocratico vanifica l’effetto nobile. Le contrapposizioni ideologiche sbandierate con slogan e bollini in etichetta non portano da nessuna parte, tutti questi bollini e certificazioni questo voler essere contro fa male. Deve vincere la qualità che è nel bicchiere non la certificazione naturale, biologica o biodinamica. Là dove serve una bandiera, un bollino, ti metti alla pari di Amazon, di Coca Cola. E allora è giusto che l’Unione Europea mi dica di andare a quel paese. O c’è un processo di certificazione serio nel quale si attesta che ci sono delle caratteristiche intrinseche diverse, allora si, ma allo stato attuale non c’è.

Quindi sintetizzando questo argomento non vi interessa? Non vi riguarda perché non siete omologati?
Dettori: “Esatto, perché oramai il vino naturale è un clichè di omologazione, nel momento in cui lo vuoi scrivere, vuoi fare l’artigiano vuoi fare l’anticonformista non ti interessa scrivere naturale. Sono molto più concentrato nel lavoro che c’è da fare in vigna ed in cantina che poi le cose vengono da se, se sei un artigiano poi la gente ti vuole conoscere, vengono in cantina a visitarti e quando vengono in cantina capiscono tutto”.